La genesi di questo articolo risale a diversi mesi fa, poche settimane dopo che la vicenda Stamina diventasse argomento di conversazione in ogni genere di trasmissione televisiva attuale. Sin dall’inizio l’intera storia aveva contorni poco definiti e, malgrado lo stupore iniziale, si è capito in seguito come i timori iniziali fossero fondati. Nel frattempo sono passati diversi mesi e la situazione si è evoluta. Prima di procedere vorrei spiegare in poche parole come si svolge nel quotidiano la vita di un ricercatore come me. Supponiamo che io abbia un’ipotesi scientifica e voglia testarla; produrrò a tale scopo tutta una serie di esperimenti e di dati a sostegno della mia idea. Dopo aver accumulato un numero sufficiente di dati, lo step successivo sarà quello di sottoporre questi dati al vaglio di altri scienziati. Scriverò a questo punto un articolo da inviare ad una rivista scientifica che tratta argomenti affini a quelli della mia ricerca, e quindi competente nel giudicarla. Il mio articolo passerà quindi sotto l’esame di diversi scienziati internazionali che vaglieranno la veridicità di quello che ho scritto. E’ questo il meccanismo del “peer review”, o revisione tra pari; citando testualmente:

“Nell’ambito della ricerca scientifica la valutazione tra pari, (meglio nota con il termine inglese di “peer review”) indica la procedura di selezione degli articoli o dei progetti di ricerca proposti da membri della comunità scientifica, effettuata attraverso una valutazione esperta eseguita da specialisti del settore per verificarne l’idoneità alla pubblicazione scientifica su riviste specializzate o, nel caso di progetti, al finanziamento degli stessi”. 

Se il mio articolo passerà la revisione verrà pubblicato altrimenti no. Dal momento della pubblicazione la mia ricerca sarà a disposizione dell’intera comunità mondiale.

Tenete bene a mente questa piccola digressione che ci tornerà utile più avanti e torniamo alla nostra storia. Si dice che il tempo sia galantuomo. Riguardo il cosiddetto caso Stamina, il tempo è servito solo a rendere evidente quello che la comunità scientifica italiana e mondiale ha sempre sostenuto sin dall’inizio di questa storia, ossia che il metodo Stamina sia basato su molta aria e davvero poco arrosto. Ma andiamo ai fatti, che sono poi quelli che contano, e proviamo a raccontare una storia che inizia alcuni anni fa.

Il protocollo Stamina

A fine aprile 2009, il neurologo Leonardo Scarzella propone ad un paziente affetto da problemi neurologici una cura innovativa a base di cellule staminali, anticipando però che la cura è lunga, e che ci sono diverse tappe prima di arrivare alla somministrazione vera e propria delle cellule staminali al paziente stesso.

Il costo del trattamento non è di certo economico, poiché si aggira sulle 20-30mila euro, senza considerare settemila euro per ogni singola puntura lombare con cui verranno infuse le cellule staminali. Tuttavia il metodo è davvero innovativo e per informazioni più dettagliate sulla cura e sulla clinica dove verrà somministrato il trattamento, il paziente può rivolgersi al professor Davide Vannoni. Ma il professor Vannoni chi è? Vannoni è il presidente della Cell Stem Foundation, costituita nel 2008 nella repubblica di San Marino ed è anche uno dei soci di Cognition, un istituto di ricerche di mercato di Torino. Nel 2009 fonda la Stamina Foundation Onlus, che pubblicizza tramite Facebook e che si propone di “sostenere la ricerca sul trapianto di staminali mesenchimali e diffondere in Italia la cultura della medicina rigenerativa”. L’interesse di Vannoni per le cellule staminali nasce da una sua esperienza personale. Colpito da una paralisi facciale nel 2004, sostiene di essere guarito dopo un’infusione di cellule staminali somministratagli in Ucraina. Torna quindi in Italia con l’intenzione di importare il trattamento e inizia quindi a somministrare a diversi pazienti il cosiddetto “protocollo Stamina”, inizialmente in una clinica privata di Torino, successivamente a San Marino dopo che nel 2007 la normativa europea limita la ricerca sulle cellule staminali stesse.

Vannoni sostiene con fermezza e riferisce a molti dei suoi pazienti che il metodo funziona al 100% e mostra video di guarigioni impressionanti avvenute a suo dire grazie al “protocollo Stamina”. L’arrivo all’ospedale Burlo Garofalo di Trieste avviene grazie alla collaborazione col professor Marino Andolina, coordinatore del Dipartimento trapianti adulto e pediatrico nell’ospedale stesso. Andolina si fa coinvolgere nel progetto delle staminali, inizialmente solo a livello di ricerca, in seguito iniziando a somministrare il protocollo Stamina a diversi pazienti. Nel 2010 i casi trattati sono numerosi, soprattutto di bambini affetti da gravi patologie neurodegenerative. Ed è qui che cominciano a venir fuori i primi problemi. Dopo le denunce di diversi pazienti trattati col protocollo Stamina, il sostituto procuratore del tribunale di Torino Raffaele Guariniello apre un‘inchiesta per chiarire i diversi, troppi punti oscuri della vicenda. Molti pazienti di Vannoni scopriranno ad esempio solo dopo l’inizio dell’inchiesta che il “professor Vannoni” non è nemmeno un medico, ma piuttosto un professore di psicologia, laureato in Lettere e Filosofia e non certo in Medicina. Molti di questi pazienti dichiareranno di aver subito la presunta iniezione di cellule staminali in un centro estetico e che Vannoni abbia suggerito di mantenere segreto la cura adducendo il pretesto che si trattasse di un metodo innovativo. La legge italiana, infatti, non autorizza il ricorso alle cellule staminali se non all’interno di protocolli sperimentali riconosciuti a livello scientifico e questo non è assolutamente il caso del metodo Stamina. Guariniello ordina un’ispezione dei NAS nel laboratorio in cui si producono le cellule usate da Stamina; il laboratorio risulterà «assolutamente inadeguato». L’indagine preliminare si concluderà nell’agosto del 2012 con la richiesta di rinvio a giudizio di 12 indagati tra cui diversi medici e lo stesso Vannoni. Tra i reati ipotizzati, “somministrazione di farmaci imperfetti e pericolosi per la salute pubblica, truffa e associazione a delinquere”. Il pm ha ragione di sostenere inoltre che molte famiglie dei pazienti abbiano versato a Stamina Foundation somme tra i 30000 e i 50000 euro.

Gli Spedali Civili di Brescia

Facciamo adesso un piccolo passo indietro e torniamo al 2011; dopo il sequestro delle cellule a Trieste ordinato da Guarinello, l’AIFA decide di bloccare i trattamenti in corso e di conseguenza si blocca anche l’attività di Stamina. Si scatenano le prime polemiche tra i medici che considerano il protocollo Stamina assolutamente inconsistente a livello scientifico e chi invece è a favore, in quanto sostiene che il metodo funzioni, benché non si capisca su cosa si basi questo assunto. In questo clima difficile e confuso, spicca drammaticamente la voce dei familiari dei pazienti trattati, soprattutto bambini, che convinti del funzionamento del metodo, invocano l’intervento della magistratura per ottenere l’autorizzazione a procedere con le cure. In conseguenza di questo, alcuni pazienti riprenderanno la terapia solo in seguito alle decisioni di giudici del lavoro. Nel frattempo Vannoni, essendo tutto fermo a Trieste, ottiene di avviare le cure agli Spedali civili di Brescia, utilizzando il “metodo Stamina” su bambini affetti da gravissime patologie neurodegenerative esclusivamente ad uso compassionevole (con questa terminologia si autorizza l’utilizzo di terapie in fase di studi clinici e non ancora approvate dal ministero della salute solo per quei casi che si presentano senza speranza)

Le Iene

È in questo intervallo di tempo che tutto esplode in modo fragoroso a livello nazionale. La mamma di uno dei bambini trattati, la piccola Sofia, scatena una gigantesca campagna mediatica a favore del metodo Stamina grazie alla trasmissione “Le Iene”. La diffusione concomitante sui social network della storia di Sofia, affetta da Leucodistrofia Metacromatica, contribuisce ad infiammare l’opinione pubblica. Sull’onda emotiva scatenata dalle immagini della piccola Sofia (che sembra migliorare dopo il trattamento col metodo Stamina), la comunità scientifica si solleva e protesta fortemente, sostenendo che il metodo Stamina non dimostra né di esser sicuro né tantomeno efficace. Non esistono dati, non esistono test, non si conosce il numero dei pazienti trattati, e soprattutto non esiste nemmeno un vero e proprio protocollo sperimentale da applicare. Alle numerose richieste di ricercatori ed esperti del settore affinché sveli i dettagli del suo protocollo, in modo da poterlo riprodurre e dimostrarne la validità, Vannoni invoca una segretezza inconcepibile per uno scienziato che voglia davvero definirsi tale. Comincia qui un valzer di accuse e di prese di posizioni in cui finisce suo malgrado anche la fondazione Telethon, accusata dalla famiglia di Sofia di essersi rifiutata di inserire la bambina nel protocollo sperimentale che prevede l’utilizzo della terapia genica per la cura di diverse neuropatologie molto gravi. Telethon si difende e spiega in modo dettagliato come siano andate le cose, organizzando una diretta web in cui oltre al direttore scientifico di Telethon, sono presenti Paolo Bianchi (direttore del Laboratorio staminali alla Sapienza di Roma), Alessandro Nanni Costa (direttore del Centro nazionale trapianti ) nonché Andolina e lo stesso Vannoni ma la notizia passa in sordina. A buttare benzina sul fuoco, ci pensa Adriano Celentano che in una lettera al vetriolo si dichiara a favore del metodo Stamina, pur non avendo alcun genere di competenza medica o scientifica per affermare una cosa del genere. Ma come purtroppo ben sappiamo, in Italia le parole di un personaggio famoso o le millantate competenze in televisione valgono molto di più di quelle di tanti scienziati seri e preparati e dal nulla il metodo Stamina diventa all’improvviso una cura. Numerosi scienziati tentano di correggere il tiro ma la valanga è iniziata e nulla può fermarla. La polemica si infiamma e anche a seguito delle richieste di famiglie disperate affinché si permetta ai loro bambini di continuare ad usufruire del protocollo Stamina, l’allora ministro della salute Balduzzi decide di intervenire. La questione viene nuovamente portata all’attenzione del governo ed il consiglio dei ministri autorizza la prosecuzione del trattamento per chi lo ha già cominciato, come la piccola Sofia. Viene commesso in questo modo un gigantesco errore: con questa iniziativa infatti, si induce l’opinione pubblica a ritenere che quella del protocollo Stamina sia una questione puramente legale, dando per scontato che il metodo Stamina sia un protocollo medico scientificamente dimostrato, quando questo non è assolutamente stato dimostrato da nessuna parte.

La comunità scientifica italiana

E’ a questo punto che la comunità scientifica ritiene che la misura sia davvero colma e 13 scienziati internazionali inviano una lettera aperta al ministro Balduzzi stesso.

Nella lettera* i ricercatori spiegano che “Il Parlamento italiano sta discutendo una nuova legge che renderebbe legale il praticare un trattamento con cellule staminali non provato negli ospedali pubblici. Il trattamento, offerto da un’organizzazione non-medica privata, non può essere sicura, manca di una documentazione certa, e viola le leggi nazionali vigenti ed i regolamenti europei. Questo caso solleva diversi problemi, il più importante è l’urgente necessità di proteggere i pazienti che sono gravemente malati, esposti a rischi significativi e vulnerabili allo sfruttamento. Solo regole rigorose possono assicurare il trasferimento della scienza in terapie efficaci piuttosto che in prodotti commerciali inefficaci, e allo stesso tempo marcare la sottile linea di confine tra la lotta per nuove terapie e il raggiro dei pazienti“. Inoltre, aggiungono gli scienziati “scegliere per sé una terapia impropria, o anche solo immaginaria, rientra tra i diritti dell’individuo. Non rientra tra i diritti dell’individuo decidere quali terapie debbano essere autorizzate dal Governo, e messe in essere nelle strutture pubbliche o private. Non rientra tra i compiti del Governo assicurare che ogni scelta individuale sia tradotta in scelte terapeutiche e misure organizzative delle strutture sanitarie. Non sono le campagne mediatiche lo strumento in base al quale adottare decisioni di carattere medico e sanitario. Il diritto del singolo a curarsi con l’olio di serpente, se così reputa opportuno, non implica la preparazione dell’olio di serpente nella farmacia di un ospedale, né la sua autorizzazione da parte del Governo”. I ricercatori continuano affermando che “La comunità dei ricercatori e medici che lavora per sviluppare attraverso la ricerca e l’innovazione tecnologica trattamenti sicuri ed efficaci contro gravi malattie comuni o rare è perplessa di fronte alla sua decisione, sull’onda di un sollevamento emotivo, di autorizzare la somministrazione di cellule dette mesenchimali, anche se prodotte in sicurezza da laboratori specializzati. Non esiste nessuna prova che queste cellule abbiano alcuna efficacia nelle malattie per cui sarebbero impiegate”

“Ci sembra questo uno stravolgimento dei fondamenti scientifici e morali della medicina, che disconosce la dignità del dramma dei malati e dei loro familiari. Una condizione che abbiamo presente e che ci motiva moralmente ed empaticamente a produrre e garantire risultati attendibili, visibili e pubblici, senza i quali nessuna ipotesi diventerà mai cura”, invitando quindi il ministro a riflettere seriamente sulle scelte prese, in quanto autorizzare un protocollo di cura scientificamente inesistente come quello di Stamina mette gravemente a rischio la salute dei pazienti coinvolti.

A dare man forte agli scienziati interviene anche la rivista Nature, che si scaglia duramente contro il governo italiano per aver autorizzato in ospedali pubblici il “metodo Stamina” come trattamento di gravi patologie degenerative a livello neuronale e muscolare. L’editoriale evidenzia il fatto che gli emendamenti apportati nel decreto Balduzzi, riclassificando le terapie a base di staminali da farmaco a trapianto di tessuti,  svincolerebbero le terapie stesse da un adeguato controllo. Dal quel momento in poi, mentre la protesta coinvolge l’opinone pubblica in modo sempre più massivo, da tutto il mondo giungono una serie di lettere e appelli affinchè il governo italiano abbandoni la strada intrapresa. Persino il premio Nobel per la medicina Shinya Yamanaka, presidente della Società internazionale per la ricerca sulle cellule staminali (Isscr), critica il decreto Balduzzi.

Malgrado questo, il decreto continua il suo iter e dopo l’inserimento di una serie di modifiche, viene infine approvato. L’approvazione, non solo consente il proseguimento delle terapie già in corso, ma prevede anche l’avvio di una sperimentazione di 18 mesi per cui vengono stanziati 3 milioni di euro, previa valutazione del protocollo Stamina da parte di un comitato scientifico nominato dal governo. Benché le cose per Stamina sembrino mettersi bene, Vannoni, dopo una serie di polemiche molto accese, presenta con molto ritardo il protocollo. Nature fa di nuovo sentire la sua voce e attacca in modo durissimo il metodo Stamina e il suo fondatore. Vannoni viene definito come “uno psicologo trasformatosi in imprenditore medico”, promotore di una metodologia che sembra essere basata su dati erronei nonché frutto addirittura di un plagio. La rivista porta infatti le prove che i dati presentati da Vannoni risultino copiati da una ricerca pubblicata nel 2003 dal gruppo russo-ucraino coordinato da Elena Schegelskaya, dell’universita’ Kharkov.

Le indagini condotte dalla rivista si spingono fino al 2010, rivelando che anche i dati presentati nella domanda di brevetto tanto millantata dallo stesso Vannoni come prova della bontà della sua ricerca, risultino duplicati da articoli pubblicati in precedenza e non attinenti all’argomento. Alcuni dati sono addirittura identici a quelli dell’articolo ucraino del 2003. Nature ottiene conferma dalla stessa Schegelskaya che i dati originali siano stati prodotti da lei e dai suoi collaboratori.

La rivista si concentra poi sul fatto che nell’ambito della ricerca scientifica, sia noto da tempo il fatto che cellule immature del midollo osseo (cellule mesenchimali) siano abili nel trasformarsi solo in cellule di ossa, pelle e cartilagine ma non in neuroni, possibilità che invece sembra essere il cuore del metodo Vannoni.

Con una semplice ricerca in rete, si può verificare che l’ufficio brevetti degli Stati Uniti abbia respinto la richiesta di Vannoni in quanto i dettagli metodologici del suo protocollo sono stati ritenuti del tutto gli insufficienti e anche perché sembrava fossero presenti dei “cambiamenti citotossici’’ delle cellule in coltura. Secondo Nature la sperimentazione andrebbe bloccata senza indugio, sostenendo che “le autorità italiane non dovrebbero andare avanti nel sostenere test clinici costosi di una terapia cellulare non provata e che non ha solide basi scientifiche” e considera assurda l’eventualità di proseguire la sperimentazione in considerazione dell’incertezza delle basi scientifiche del metodo stesso. Inoltre, i continui rifiuti di Vannoni alle richieste di pubblicazione del suo metodo e le continue pretese dello stesso affinché le cellule siano preparate solo da personale di sua fiducia e non dai laboratori di tutto il mondo, non sono che la prova, secondo la prestigiosa rivista, della poca affidabilità del metodo. Inoltre Vannoni “ignora l’unico test reale della sua terapia fatto finora”, test condotto nell’ospedale pediatrico Burlo Garofolo di Trieste che è stato sospeso dopo che due dei cinque bambini trattati sono morti. Nature fa notare che in quell’occasione Vannoni si sia giustificato dicendo che la negatività dei risultati fosse da imputare all’utilizzo delle norme di buona fabbricazione per le staminali..

Nel ginepraio di voci, interviste, manifestazioni dei malati e polemiche a non finire, la vicenda si chiude in modo ufficiale ad ottobre di questo anno, quando il nuovo ministro della salute Beatrice Lorenzin, blocca l’avvio della sperimentazione a seguito della relazione del comitato scientifico nominato dal governo, che dichiara  la pericolosità del metodo per i pazienti. Benché ufficialmente il governo abbia preso la sua decisione definitiva, Vannoni continua a professarsi come un perseguitato e alimenta la teoria che il suo metodo sia osteggiato a causa di fantomatici complotti della comunità scientifica e delle aziende farmaceutiche. Sempre disponibile alle molte (troppe) interviste televisive, si rifiuta invece di confrontarsi in modo serio con quelli che dovrebbero essere i suoi unici interlocutori, ossia gli scienziati. Molti laboratori infatti si  mettono a disposizione per testare il protocollo Stamina, ma Vannoni vuole fare le cose a modo suo, esclusivamente con i suoi collaboratori, e pretendendo di non rivelare i dettagli del suo metodo; ovviamente questo è assurdo, e non sono a livello scientifico: se mangiassimo un dolce buonissimo e volessimo riprepararlo a casa, avremmo bisogno della ricetta dettagliata, con le quantità di ogni singolo alimento specificate in modo preciso. Il concetto è semplice da capire, anche per chi con la ricerca vera e propria non ha molta dimestichezza. A dimostrazione che in Italia il furor di popolo si trasforma magicamente in qualcosa di autorevole, stamattina giunge l’ennesima mazzata. Il Tar del Lazio ha accolto il ricorso presentato da Vannoni che si era dimostrato perplesso sulla composizione del gruppo, in quanto “alcuni membri si erano espressi contro il metodo prima ancora di essere nominati”. Il tar quindi considerando che “il requisito dell’indipendenza dei componenti il Comitato scientifico è stato ritenuto essenziale anche dal ministero della Salute”, e che “tale indipendenza va intesa primariamente in senso ideologico e deve quindi concretizzarsi innanzitutto nel non approcciarsi alla sperimentazione in modo prevenuto, per averla già valutata prima ancora di esaminare la documentazione prodotta dalla Stamina Foundation” sospende il decreto di nomina del Comitato scientifico del Ministero della Salute che aveva bocciato il metodo stesso.

Questo di conseguenza determina anche la sospensione del parere contrario alla sperimentazione del metodo stesso emesso dalla commissione ad ottobre. Si ricomincia tutto daccapo: nuova commissione, nuova eventuale sperimentazione, e tante tante polemiche.

Amare Conclusioni

Ci sarebbero da fare molte considerazioni ma non voglio dilungarmi ancora. Personalmente, ritengo che in questa storia, almeno fino ad oggi,  non ci sia assolutamente nulla di consistente a livello scientifico. Purtroppo invece, sono tante le implicazioni a livello umano ed emotivo. Come si possono biasimare le famiglie dei malati che lottano per i loro cari? Come si può non capire la tenacia e la rabbia di un genitore disposto a tutto pur di salvare la vita del proprio figlio, anche affidarsi ad un metodo “miracoloso” che non promette assolutamente nulla e che invece addirittura potrebbe accelerarne la morte? Agli occhi di queste persone la comunità scientifica sta sbagliando, pecca di presunzione, nega la speranza e il ricorso ad una cura per loro efficace in nome di chissà quali interessi. Eppure ci sono tante famiglie di bambini che hanno le stesse malattie di Sofia e Celeste che hanno scelto di affidarsi alla scienza, quella vera e non certo a Stamina. La loro voce non è stata ascoltata, è andata perduta nei cori chiassosi televisivi, è stata addirittura ignorata. Eppure anche queste famiglie assistono impotenti al destino dei loro figli. Avvilisce profondamente vedere quanto sia facile in questo paese credere alle parole di un qualunque chicchessia e ignorare invece totalmente i fatti, che sono tanti e non sono a favore di Stamina. Sgomenta leggere sui social network che “la cura funziona, lo dicono le Iene”, quando per ottenere l’autorizzazione ad un trial clinico su paziente, un qualsiasi gruppo di ricerca ottiene l’autorizzazione dopo una trafila infinita di controlli. Quando di questa storia verrà scritta la parola FINE, Vannoni dovrà fare i conti con la sua coscienza e distruggere la speranza di tanti malati, quella speranza da lui stesso creata ed alimentata.

Maria Cristina Onorati ©

Link e fonti:

*http://www.nature.com/emboj/journal/v32/n11/full/emboj2013114a.html).

#http://www.nature.com/news/smoke-and-mirrors-1.12805

Corriere della sera

Wikipedia