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La parola medicina deriva dal vocabolo “medico”, dal latino medicus, da mederi (=curare) che deriva da una radice indoeuropea med– con originario significato magico-sacrale mantenutosi solo in iranico e latino mentre nelle altre lingue ha assunto il senso di intendere, conoscere, sapere. In sanscrito medha (=sapienza), in greco mèdomai (= io mi prendo cura di), in tedesco messen (=misurare). 1
Partito dall’illusione di impossessarmi dell’Arte del curare, conseguendo una laurea in Medicina e Chirurgia, mi resi progressivamente conto che il medico è solo una delle tante variabili in gioco in quella astrusa equazione che si definisce stato morboso, e finii per dedicarmi ad una branca della medicina come la Psicoanalisi (per lo meno come filiazione di tentativo: Freud era medico e medico restò fino alla fine dei suoi giorni e solo l’arrogante ignoranza della classe medica del tempo espulse dal suo grembo un frutto tanto fecondo) per approdare all’esiguo drappello di coloro che si accontenterebbero di conoscere la realtà con modalità scientifiche: epistemologia (dal greco epistéme = conoscenza scientifica) e –logia.
Chi è interessato alla conoscenza non può accogliere nei suoi processi mentali nessun tipo di preconcetto ideologico ed è per me evidente come la Medicina attuale si avvii purtroppo a diventare il servitore sciocco della chimica assoggettata agli interessi economici delle grandi multinazionali del settore farmaceutico.
Basti pensare al processo di falsificazione della realtà operato, con una efficiente quanto cinica campagna mediatica, nel campo delle psicopatologie: a leggere la maggior parte degli organi di stampa sembrerebbe che la malattia mentale sia un mero fattore di mediatori chimici e che basti azzeccare il miscuglio giusto di psicofarmaci per restituire alla salute ed alla serenità i malati. Basterebbe far visita in un Centro di Salute mentale, ove operano con assoluta dedizione professionisti con un background culturale di altissimo livello e che pure dedicano la stragrande maggioranza delle loro energie alla terapia delle forme croniche, ed osservare con mente libera da pregiudizi gli utenti pluriennali dei Servizi, per farsi una bella idea dell’efficacia degli psicofarmaci nella prospettiva di guarigione del disagio psichico.
Prima che qualcuno sollevi gli scudi voglio essere assolutamente chiaro al riguardo: non sono “contro” gli psicofarmaci; uno psicoanalista non può essere contro o a favore di nulla. Li reputo utili come contenitori d’angoscia in alcune patologie borderline ed insostituibili nelle psicosi cronicizzate. Ma dato che da venti anni tento di aiutare le persone ad eliminare dalla loro esistenza modalità di organizzazione dei loro tentativi vitali denominate patologie psichiche, ho verificato de visu l’assoluta efficacia, ed il potere risolutivo (guarigione) della psicoanalisi. Il fatto è che la Psicoanalisi è metodica quasi sconosciuta poiché praticata da pochissimi professionisti. Provate a chiedere ai vostri amici e conoscenti che si sottopongono ad un trattamento psicoanalitico la frequenza con cui si svolgono le sedute: la stragrande maggioranza vi risponderà che incontrano il loro analista una, due, massimo tre volte alla settimana.
Sul Dizionario di psicoanalisi dell’American Psychoanalytic Association 2 , alla voce “tecnica psicoanalitica” leggiamo: ”…tipici aspetti della tecnica psicoanalitica sono: 1. sedute pressoché quotidiane (di norma quattro o cinque alla settimana)…”
Frequenza pressoché quotidiana c’è scritto. Non dovete pensare sia il frutto del bizzarro capriccio di qualche pioniere stakanovista: la frequenza quotidiana e l’intensità del trattamento sono fattori irrinunciabili per l’efficacia della terapia. Lo dimostra, in modo inequivocabile, uno studio della Stockholm Outcome of Psychoanalysis and Psychotherapy Project (STOPPP): “Varieties of long-term outcome among Patients in psychoanalysis and long-term psychotherapy”, di cui vorrei citare qualche riga : “Our analyses revealed progressive improvement the longer patients were in treatment impressively strong among patients in psychoanalysis on self-rating measures of symptom distress and morale. Improvement, however, was equally weak in both groups on a self-rating measure of social relations. Dosage factors (treatment duration and session frequency in combination) partly accounted for the outcome differences between those referred to psychoanalysis and those referred to long-term psychotherapy.” 3
Cedendo alla pressione sociale di un mondo che vuole tutto e subito, la maggioranza delle scuole psicoanalitiche ha finito per svilire i contenuti della Scienza di Freud pagando il prezzo di una perdita di efficacia e credibilità.
Al contrario le scuole che non hanno ceduto sul rigore dei contenuti e dell’applicazione pratica del metodo non solo sono vive e vegete, ma godono di un rinnovato entusiasmo nella ricerca scientifica. E, purtroppo, diventano la pietra dello scandalo ed oggetto di aggressività, poiché ricordano quello che si dovrebbe fare. La psicoanalisi e la micropsicoanalisi, quando condotte rispettandone i canoni, dimostrano una efficacia terapeutica incomparabile che conduce, nella stragrande maggioranza delle patologie trattate, ad una completa restitutio ad integrum. Certo il paziente dovrà accettare l’idea che dovrà investire una parte del suo tempo e del suo denaro per un paio di anni (micropsicoanalisi) o più (psicoanalisi). D’altra parte a nessuno verrebbe in mente di contestare forme e tempi terapeutici di altre patologie somatiche. Esiste una profonda ambivalenza nei confronti della psicoanalisi ed il problema nasce per il fatto che la maggior parte delle persone non possiede gli strumenti per “dominare” questo mondo.
E’ lo stesso motivo per cui molti si oppongono all’idea che la psicoanalisi sia una scienza. Nicola Peluffo, nell’illuminante lavoro “Appunti sulle resistenze” 4 scrive:
…Le resistenze non vengono verificate solamente all’interno di un’analisi individuale bensì si manifestano anche come opposizione collettiva alle scienze psicoanalitiche. Come è noto queste affrontano argomenti che i tentativi di adattamento all’ambiente culturale presente in un determinato momento storico considerano, anzi percepiscono, come leciti solo tramite l’adesione a uno o più sistemi di spiegazione ideologica che hanno forza di leggi morali.
Ancora oggi, dopo anni di verifiche vi è chi nega l’esistenza del processo primario ed in particolare dell’inconscio come sistema.
Le verifiche che vengono eseguite in seduta non sono considerate valide perché non comunicabili se non si possiede il codice di accesso che introduce all’esperienza necessaria a comprendere. Mi spiego con un’analogia. La natura duale della luce (onda/corpuscolo) pose per anni grossi problemi a chi si occupava di fisica. Dirac risolvette il problema scoprendo la teoria quantistica dei campi. Questo non bastò a molti “uomini colti”, commentatori di derivazione più o meno filosofica ed essi continuarono ad affermare che il mistero della dualità onda/corpuscolo non era svelato perché non si poteva spiegare nel linguaggio ordinario ma solo usando uno strumento matematico, cioè un codice che non tutti capivano.
J.C. Polkinghorne, a questo proposito, scrive: “in questo tipo di discorsi è infatti implicata una considerazione della matematica (che può essere usata per dare una perfetta articolazione all’idea onda/corpuscolo) come intrinsecamente inferiore in quanto modalità razionale, al linguaggio ordinario (che invece non è all’altezza del compito). E’ un po’ come pensare che la conoscenza del compagno oscuro di Sirio sia meno certa perché esso non può essere visto realmente e la sua presenza è solo inferita dal suo effetto gravitazionale su Sirio. Come se la gravità fosse meno reale della luce. No! La matematica è il linguaggio perfetto per questo tipo di attività e mostra la sua potenza penetrando oltre la dialettica ordinaria tra onde e particelle fino alla sintesi di un campo quantistico” (J.K. Polkinghorne, il mondo dei quanti, ed. Garzanti 1986, pag 23-ss).
Il compagno oscuro di Sirio si può rilevare solo se si conosce il codice matematico che lo rende evidente; la stessa cosa avviene per i derivati dell’inconscio che escono dalla latenza, cioè dall’oscurità (“sub umbra latere”) usando il linguaggio associativo della seduta micropsicoanalitica.
Chi continua ad opporsi a questo punto di vista così evidente potremmo dire che è affetto dalla sindrome del compagno oscuro, oppure che è soggetto al complesso di Sirio. Il diniego dell’esistenza dell’inconscio potremmo definirlo il complesso di Sirio. Chi si libera, almeno in parte, della sindrome del compagno oscuro o meglio del complesso di Sirio da scandalo. In società per se e per gli altri, durante la seduta per se stesso in relazione all’immagine ideale dell’altro quindi dell’ideale dell’io-super-io.

Un’altra difficoltà ad accettare l’efficacia terapeutica della psicoanalisi, peraltro confermata dalla stragrande maggioranza di coloro che l’hanno intrapresa e condotta a termine (è singolare che solo per la psicoanalisi non valga il motto “Experto credite”) risiede nel fatto che nulla di quanto avviene nello studio dell’analista è concretamente tangibile o misurabile.
La volgarizzazione scientifica ci ha talmente abituato all’idea che scienza è uguale a misura che molti ignorano un concetto fondamentale della fisica applicata ai fenomeni che si svolgono nel dominio atomico e nucleare, il principio di indeterminazione di Werner Heisemberg, secondo il quale la misura precisa di una grandezza ingenera incertezza nella misura di altre osservabili.
Molti si oppongono alla psicoanalisi poiché è una scienza sine materia, allo stesso modo con cui si oppongono all’omeopatia. Però allo stesso tempo continuano ad utilizzare computer mossi da software senza peso, per ora inscritti in supporti hardware magnetici ma domani codificati da quanti fotonici con massa = 0 a riposo. Mentre nei computer attuali si sfrutta la fisica classica, codificando i bit per mezzo d’interruttori chiusi o aperti, nei calcolatori quantistici l’informazione viene immagazzinata usando le due diverse polarizzazioni della luce o due diversi stati elettronici di un atomo. Alcuni ricercatori della University of Michigan hanno condotto un esperimento facendo assegnare da un computer, in modo casuale, dei dati allo stato quantistico di un atomo di cesio. Tali dati vengono “inscritti” colpendo l’atomo con un impulso laser breve ma molto intenso, capace d’indurre una variazione nella fase della funzione d’onda dell’atomo stesso. Un secondo impulso laser, che segue il primo a un nanosecondo, amplifica lo stato quantistico variato, permettendo di individuare i dati immagazzinati nell’atomo.
In definitiva si “scrivono” informazioni servendosi di variazioni di stato della materia, senza il bisogno di un supporto aggiuntivo. La principale critica che si fa all’omeopatia è che ad alte diluizioni, superando il numero di Avogadro, non vi sarebbe più traccia materiale della sostanza medica (Tintura Madre) impiegata. Gli omeopati sanno bene, peraltro, che i granuli venuti in contatto con i rimedi si impregnano di informazioni che attivano nell’organismo risposte ben codificate. L’omeopatia, nel suo percorso di edificazione, e nella sua concezione dell’essere umano presenta analogie sorprendenti con la psicoanalisi.
Entrambi i suoi padri fondatori, Hahnemann e Freud, partirono dall’osservazione reiterata, libera da pregiudizi, dei fenomeni per poi giungere alle ipotesi teoriche. Entrambe le discipline si fondano sulla sperimentazione umana e non su modelli biologici diversi da cui dedurre per analogia meccanismi umani. Come la psicoanalisi, l’omeopatia tiene conto della funzione difensiva dei sintomi e di conseguenza si evitano trattamenti meramente sintomatici puntando alla riconquista di uno stato di equilibrio pre-traumatico. Il cosiddetto “aggravamento omeopatico”, consistente in una riedizione attuale della malattia che aveva determinato la perturbazione dell’omeostasi del sistema, è del tutto simile al concetto di nevrosi da transfert in psicoanalisi: una riedizione attuale, proiettata nella relazione analista- analizzato della storia patologica dell’individuo. I rimedi della zona pelvica-anale sono gli stessi della zona orale: concetto simile alle equivalenze sfinteriche sostenute dalla psicoanalisi, in particolare dalla scuola micropsicoanalitica.
Entrambe hanno incontrato enormi resistenze per poter essere se non accettate, almeno tollerate dal corpo sociale ed hanno finito per affermarsi solo grazie all’evidente efficacia.
Il fatto è che entrambe le discipline costringono l’essere umano ad occuparsi di fenomeni angosciosi legati alla percezione della fenomenologia del vuoto.
Il grande pensatore ungherese Ervin Laszlo 5 scrive: ”Non vi è più un motivo valido per considerare la materia come primaria e lo spazio come secondario. È allo spazio – o meglio al ‘mare di Dirac’ del vuoto che pervade il cosmo che dovremmo riconoscere realtà primaria…(Lo spazio-tempo) è un ‘plenum’ (…) che può creare forme ed onde. La luce e il suono sono onde in movimento in questo campo energetico continuo”. 6
Esponendo la sua concezione della vita Laszlo afferma: ”Sembra che le interazioni con il vuoto quantistico non siano limitate alle particelle elementari, ma possano interessare anche entità macroscopiche come i sistemi viventi…fantasmi di torsione, metastabili, generati dalle interazioni di torsione di spin, possono persistere anche in assenza degli oggetti che li hanno generati” 7
E ancora: “L’esistenza di questi fantasmi nel caso di tessuti viventi è stata confermata dagli esperimenti di Vladimir Poponin e del suo gruppo dell’Istituto di Fisica Biochimica dell’Accademia russa delle Scienze. Poponin, che ha successivamente ripetuto l’esperimento presso l’Heartmath Institute degli Stati Uniti, ha posto un campione di DNA in una camera a temperatura controllata e lo ha sottoposto ad un raggio laser. Ha constatato che il campo elettromagnetico circostante la camera mostra una struttura specifica, pressappoco come atteso. Ma ha constatato che questa struttura persiste a lungo dopo che il DNA in questione è stato rimosso dalla camera irradiata dal laser. L’impronta del DNA nel campo continua ad essere presente quando il DNA non c’è più”. *
Una persona che disponga delle sue capacità discriminative troverebbe a questo punto per lo meno difficoltà a continuare a sostenere che “L’omeopatia non è una scienza perché nei suoi granuli non c’è niente!” o che “La psicoanalisi e la micropsicoanalisi non sono una scienza: come possono curare le parole ?”.
Il fatto è che, e gli psicoanalisti ben lo sanno, esiste il meccanismo dell’isolamento 8 , che, a quanto pare, va diventando endemico.
Per parte mia ritengo che il futuro della ricerca nelle scienze psicologiche e nelle neuroscienze sarà caratterizzato dallo studio delle informazioni e dei supporti di memorizzazione (non intendo certo riferirmi al solo supporto cellulare dell’encefalo). Già Freud, come ho messo in evidenza in altro lavoro, 9 aveva prefigurato, nei suoi studi sulla fissazione, un modello cibernetico della mente, interpretando la fissazione come un difetto di trascrizione di informazioni nel corso delle varie tappe evolutive della mente umana.
Tutti coloro che utilizzano un computer sanno che c’è un decadimento incessante della qualità delle informazioni memorizzate: una parte dei dati si “corrompe”, oppure vengono meno i links che permettono alla Unità Centrale del Computer di raggiungere le celle in cui sono allocati i dati; si creano, cioè, delle microzone, isolate dal contesto generale, o codificate in una lingua irriconoscibile, che determinano degli eventi perturbativi nella libera circolazione delle informazioni. Nell’essere umano, mediante la psicoanalisi, se vogliamo essere un po’ prosaici, si individuano progressivamente gli equivalenti di questi nuclei aberranti, se ne estraggono le informazioni e le energie incapsulate (affetto), si ristabiliscono legami coerenti tra dati memorizzati e CPU (Io).
Certo il paragone tra psicoanalisi e Norton Utilities 10 non piacerà troppo a coloro che hanno trasformato la disciplina in una ricerca filosofica-estetico-intellettuale, ma certamente è il più vicino alla realtà delle cose.

Written by: Quirino Zangrilli © Copyright

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NOTE:

1 Barbara Colonna, Dizionario etimologico della lingua italiana, Newton & Compton, Genova, 1997. 
2 Dizionario di psicoanalisi dell’American Psychoanalytic Association, Sperling & Kupfer, 1993. 
3 http://www.ijpa.org/sandelloct00.htm  (132 Kb) 
4 Appunti sulle resistenze, Notiziario dell’ Istituto Italiano di Micropsicoanalisi, n° 4, Ed. Q. Zangrilli. 
5 President of International Society for the Systems Sciences (ISSS).
President of The Club of Budapest.
Founder/Director of The General Evolution Research Group Science.
Director of International University of Peace of Berlin.
Administrator of the Universit» Interdisciplinaire de Paris (UIP). Chairman of International Advisory Board, Auroville Foundation.
Adviser Director-General of UNESCO.
Adviser International Yehudi Menuhin Foundation.
Fellow The World Academy of Arts and Scie nce.
Associate Member The Club of Rome. 
6 Ervin Laszlo, Nuovi concetti di materia, vita e mente, Pluriuniverso, anno I,n° 5 dicembre 1996.
Consulta anche: http://pconf.terminal.cz/participants/laszlo.html
7 Ervin Laszlo, op. cit. 
8 Isolamento: meccanismo di difesa, tipico soprattutto della nevrosi ossessiva, che consiste nell’isolare un pensiero o un comportamento in modo che siano rotte le connessioni con altri pensieri o con il resto dell’esistenza del soggetto stesso. (Laplanche e Pontalis, Enciclopedia della Psicoanalisi, Laterza, 1968). 
9 La rimozione, Atlante di Psicoanalisi, Scienza e Psicoanalisi, Zangrilli-Fornari.
(https://www.psicoanalisi.it/psicoanalisi/atlante/voci/rimozione_atla.htm ). 
10 Le Norton Utilities costituiscono il più famoso pacchetto software per la riparazione dei supporti di memorizzazione informatica. 
* – Gariaev P.P., > Chudin V.I., Komissarov G.G., Berezin A.A., Vasiliev A.A., 1991, Holographic > Associative Memory of Biological Systems, Proceedings SPIE – The International > Society for Optical Engineering. Optical Memory and Neural Networks. v. 1621, > p.280- 291. USA.
– Gariaev P.P., “Wave based genome”, Ed. Obsh. > In Russian (1994)
– P.P. Gariaev, K.V. Grigor’ev, A.A. Vasil’ev, V.P. Poponin and V.A. Shcheglov. Investigation of the Fluctuation Dynamics of DNA Solutions by Laser Correlation Spectroscopy. Bulletin of the Lebedev Physics Institute, n. 11-12, p. 23-30 (1992).
– P.P. Gariaev and V.P. Poponin. Vacuum DNA phantom effect in vitro and its possible rational explanation. Nanobiology 1995 (in press). 

Una lettera del Dott. Peter Gariaev

In data 22 agosto 2002, il Direttore editoriale di “Scienza e Psicoanalisi”, ha ricevuto questa lettera di precisazione da parte del Dott. Gariaev che volentieri pubblichiamo:

Dear Sirs!

About the detection of the “DNA Phantom effect”.

Peter Gariaev has seen the effect for the first time in 1985, when he worked with correlation spectroscopy of DNA, ribosomes and collagen in the Institute of physics/techniques problems Acad. Sci. of the USSR.
However, to publish it, was possible only in 1991 (Gariaev P.P., Chudin V.I., Komissarov G.G., Berezin A.A., Vasiliev A.A., 1991, Holographic Associative Memory of Biological Systems, Proceedings SPIE – The International Society for Optical Engineering. Optical Memory and Neural Networks. v.1621, p.280- 291. USA.), and then in (Gariaev P.P., “Wave based genome”, Ed. Obsh. Pl’za, 279p. In Russian (1994)), where the biggest chapter of the book is devoted to this effect.
In 1995 Poponin has received an invitation in USA and has offered, as continuation of the joint work with Peter Gariaev in the Lebedev Physical Institute of the Russian Academy of Sciences, again jointly to publish an article about the DNA phantom effect in USA. Peter Gariaev agreed and gave him the diagrams and the description of the method. Then an article “of Poponin” with the data of Peter Gariaev appeared in the internet 1995, but without his participation.
In this article Poponin refers to the joint publication (Gariaev, K.V. Grigor’ev, A.A. Vasil’ev, V.P. Poponin and V.A. Shcheglov. Investigation of the Fluctuation Dynamics of DNA Solutions by Laser Correlation Spectroscopy. Bulletin of the Lebedev Physics Institute, n. 11-12, p. 23-30 (1992))
But this paper is ONLY about the DNA fluctuation dynamics, investigated by a method with laser correlation spectroscopy, and there is no relation to the DNA phantom effect.
With best regards
Peter Gariaev, Ph.D.