Il linguaggio verbale subentra in uno stadio già molto avanzato dello sviluppo psico-motorio dell’essere umano senza, per altro, che il bambino abbia incontrato difficoltà alcuna a comunicare la sua esistenza e le sue esigenze primarie all’ambiente. In effetti il neonato ha a disposizione una vasta gamma di possibilità espressive prima che apprenda a parlare: sorrisi, mimiche, atteggiamenti, grida, movimenti ritmici.
L’uomo ai primi stadi del suo sviluppo si esprime con il corpo; i primi gesti utili al bambino sono i gesti di espressione, segnali fondati su patterns ereditari finalizzati a sollecitare nell’ambiente circostante la necessaria attenzione e gratificazione dei bisogni.
Solo più tardi, nel corso dello sviluppo, l’uomo apprenderà che non sempre è opportuno lasciare libera espressione alle sue esigenze e che non sempre queste potranno trovare soddisfazione. Gradualmente, con il germogliare del linguaggio verbale, il bambino si renderà conto che questo è di gran lunga più disciplinabile di quello motorio e di quello mimico, più autentici per antonomasia, giacché non vi è alcuna perturbazione affettiva che non si mostri nell’atteggiamento e nella mimica del soggetto turbato.
Ad un certo punto dell’esistenza umana, specie nell’occidente industrializzato, si verifica una drastica rimozione: tutti continuano ad esprimersi anche con i gesti, le mimiche, le posture, ma l’espressione corporea cessa di avere alcuna dignità o valore di comunicazione, diviene un “incidente”, un “disturbo” e, prima o poi, deve inchinarsi alla supremazia della parola, unico strumento comunicativo legalizzato. In altri termini l’uomo perde qualcosa che prima possedeva, senza contropartita alcuna. Perché, si noti bene, il linguaggio verbale e quello del corpo, non sono equivalenti ed interscambiabili: anche le più superficiali osservazioni portano alla conclusione che essi attingono a campi diversi.
Il movimento, oltre a rappresentare un mezzo di comunicazione, è anche un fondamentale strumento per estendere la conoscenza di sé e del proprio ambiente. Infatti, accanto a movimenti che si esprimono con una motricità non finalizzata, ma rispondente al bisogno stesso di movimento (scarica motoria indifferenziata finalizzata alla dissipazione di accumuli energetici), assumono, specie nel bambino, un grande valore le condotte di esplorazione che rispondono al bisogno epistemofilico: movimento, dunque, come fonte di sapere. Questa affermazione si sostanzia meglio se spostiamo la nostra attenzione sul gioco, un’altra fondamentale attività del bambino, tanto importante nella corretta strutturazione dell’equilibrio psicosomatico quanto lo è il movimento nei primi mesi di vita. Anche il gioco, al pari dell’espressione corporea, scompare nella vita dell’adulto; per lo meno gli viene negata dignità alcuna e, qualora si presenti, anch’esso viene correntemente indicato come una “difficoltà”, diviene un sintomo, un segnale.
Nicola Peluffo, tra i tanti contributi innovativi che pioneristicamente, grazie alla profonda integrazione tra epistemologia genetica (appresa personalmente dal Maestro Piaget) e psicoanalisi freudiana, ci ha regalato, ci ha indicato recentemente un altro filone di ricerca, individuando una fenomenologia inconscia definita “Bimbo”. Peluffo definisce Bimbo “…Quella parte dell’adulto in cui rimangono incistati i residuati dell’infanzia…” 1
Il gioco non è esclusivo appannaggio della specie umana: esso è comune sia all’animale che all’uomo. Eppure il gioco umano ha una sua specificità, in quanto non si limita alla liberazione di semplici scariche motorie, né solo a semplice attività di esplorazione. Nella attività ludica è insita la “funzione di simulazione” 2 che, nello specifico, rappresenta il più alto livello della funzione di conoscenza e di apprendimento: “La funzione immaginativa o di simulazione non è orientata verso la padronanza dell’oggetto, ma implica, al contrario, il ritorno del soggetto su se stesso provando piacere della sua attività e creando un mondo fittizio in cui tutto avviene secondo i propri desideri disponendo di tutte le forze della vita affettiva. Il gioco, come l’attività adattativa, è una condotta mediante la quale tende a realizzarsi un certo equilibrio tra mondo interno e mondo esterno“. 3
Dunque nel gioco del bambino, ed anche in quello dell’adulto, riprendono vita e cercano una realizzazione, quei desideri inibiti all’azione che hanno costellato l’infanzia e che sono stati rimossi.
Credo che sia proprio questa parziale realizzazione mascherata la fonte del godimento insita nell’attività ludica.
Senza addentrarci troppo in questo argomento, possiamo limitarci a considerare come quanta parte dei desideri rimossi sorti in età preverbale, possano trovare una realizzazione privilegiata nell’attività motoria, più o meno ritualizzata, negli sport e nella danza.
Dal punto di vista operativo della psicoanalisi questo fatto implica l’esistenza e la conservazione di tracce traumatiche (vedi l’articolo di Nicola Peluffo, Formazione e conseguenze di una traccia traumatica, apparso su questa Rivista) che non hanno corrispettivi codici verbali che le descrivano, bensì patterns motori che le accompagnano, di difficle riconoscimento nello svolgimento di un’analisi, ma che andrebbero adeguatamente studiate.
Già Peluffo introdusse in clinica l’interessante strumento del posturogramma a sottolineare l’importanza dello studio della mimica e del movimento. 4
La ripetizione di un determinato movimento nella danza piuttosto che in uno sport, se sul piano razionale ha il compito e la funzione di affinare l’efficienza del gesto ai fini delle prestazioni, sul piano profondo spesso corrisponde alla realizzazione di un bisogno/desiderio di abbassamento di tensione. Una tensione, beninteso, risalente ad una traccia traumatica memorizzata nell’inconscio e pertanto sempre potenzialmente riattivabile.
Nel caso in cui il motore della ripetizione sia un vissuto traumatico, è evidente che, per l’esistenza della coazione a ripetere, l’agognata distensione non si raggiunge mai.
La ritualizzazione del movimento in modo altamente formalizzato (spesso sono ravvisabili negli atleti degli evidenti rituali ossessivi che precedono la performance) da una parte rappresenta una sublimazione di spinte aggressivo-sessuali, dall’altra un più o meno efficace compromesso di vincolamento tensionale. 5
Questa considerazione, da un punto di vista clinico, rende ragione della notevole difficoltà di arrivare alla dissoluzione totale dei conflitti in soggetti caratterizzati da sublimazioni motorie come i danzatori o i ginnasti.
Written by: Quirino Zangrilli © Copyright
Note:
1 Le manifestazioni del Bimbo nella dinamica transfert-controtransfert, Scienza e Psicoanalisi, settembre 2006.
2 J. Le Boulch, Verso una scienza del movimento umano, 1975, Armando Armando Editore.
3 J. Le Boulch, ibidem.
4 N. Peluffo, Per un posturogramma della seduta, Bollettino dell’Istituto Italiano di Micropsicoanalisi n.1, Diffusioni grafiche Villanova Monferrato (AL), 1985.
Consulta anche l’articolo di Luigi Baldari “La postura” pubblicato su questa stessa rivista.
5 Ringrazio le Colleghe Bruna e Gioia Marzi per il contributo datomi per la messa a punto di questo concetto.
Nel 2024 riceve il Premio Accademico d’Onore della Accademia Culturale Internazionale Cartagine 2.0.
Nel 2024 docente ad Almaty – Kazakhstan presso il workshop di psicoanalisi sul tema della violenza, promosso dall’Università di psicoanalisi di Mosca in collaborazione con l’Istituto svizzero di micropsicoanalisi.
Doctor Quirino Zangrilli was born in Fiuggi in 1955. Graduated with honours in Medicine and Surgery in 1980, he practices Psychoanalysis, with intensive method, since 1982. He is author of 72 scientific pubblications. He has attended as speaker or president of session to many national and international scientific Conventions. His book “La vita:involucro vuoto” (Life: empty involucre), published by Borla in 1993, has been in use by the Chair of Dynamic Psychology at Turin’s University since 1994. He is the author and founder of the multimedia review “Psicoanalisi e Scienza” (Psychoanalysis and Science), the most read Italian on line review of psychoanalysis. In 2012 he participated as a Speaker at the Scientific Festival of BergamoScienza. In 2013 he illustrated his research on the maternal-fetal interaction in the Special Session of the XI World Congress of Perinatal Medicine in Moscow with his relation “Intrauterine Imprinting”. He is visiting teacher at Moscow Institute of psychoanalysis and training psychoanalist of Swiss Institute of Micropsychoanalysis.
In 2024 he is a teacher in Almaty – Kazakhstan at the psychoanalysis workshop on the topic of violence, promoted by the Moscow University of Psychoanalysis in collaboration with the Swiss Institute of Micropsychoanalysis.
In 2024 he received the Honorary Academic Award of the Carthage 2.0 International Cultural Academy
Le Le Docteur Quirino Zangrilli est né à Fiuggi en 1955. Diplômé avec mention en Médecine et Chirurgie en 1980, il pratique la psychanalyse depuis 1982, en utilisant une technique intensive. Il est l’auteur de 72 livres et publications scientifiques. Il a participé en tant que conférencier ou président de session à de nombreuses conférences scientifiques nationales et internationales. Son livre “La vie : enveloppe vide”, publié par Borla en 1993, est adopté depuis 1994 par la Chaire de Psychologie Dynamique de l’Université de Turin. En 1994, il a reçu le “Prix national Ciociaria de médecine”. Il a conçu et fondé le magazine multimédia “Psicoanalisi e Scienza”, qui est le magazine de psychanalyse en ligne en italien le plus suivi au monde. (Source : Entireweb, Alexa, Google, Virgilio, Arianna., etc.). En 2012, il a participé en tant que conférencier à la colloque scientifique de BergamoScienza. En 2013, il a exposé ses études sur l’interaction materno-fœtale lors de la session spéciale du XIe Congrès mondial de médecine périnatale à Moscou avec le rapport “Intrauterine Imprinting”. Il est chargé d’enseignement au cours de spécialisation de trois ans en psychanalyse, psychothérapie psychanalytique et consultation psychanalytique à l’Université de Moscou. Il est membre didacticien de l’Institut Suisse de Micropsychanalyse et de la Commission pour la Pratique de celui-ci.
En 2024, il enseigne à Almaty – Kazakhstan à l’atelier de psychanalyse sur le thème de la violence, promu par l’Université de Psychanalyse de Moscou en collaboration avec l’Institut Suisse de Micropsychanalyse.
En 2024, il reçoit le Prix Académique Honoraire de l’Académie Culturelle Internationale Carthage 2.0.
В 2024 году является преподавателем в Алматы – Казахстан на семинаре по психоанализу на тему насилия, проводимом Московским университетом психоанализа в сотрудничестве со Швейцарским институтом микропсихоанализа.
В 2024 был награжден Почетной академической премией Академии Международной Культуры «Карфаген 2.0».