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L’ipocondria sembra essere una galassia inesplorata nell’universo psicoanalitico: la sua definizione non esiste nell’Enciclopedia della psicoanalisi di Laplanche e Pontalis e lo stesso Freud ne fece menzione in un solo contesto, in “Introduzione al Narcisismo” del 1914, peraltro, dicendo, con la sua consueta geniale grandezza, tutto l’essenziale. 1
Come è noto, quella che spesso si definisce come “nevrosi ipocondriaca” (ma vedremo come il termine nevrosi sia inadeguato, per lo meno nel descrivere la gravità della sindrome), è caratterizzata da una eccessiva preoccupazione per il corpo e le forme patologiche che possono interessarlo. L’ipocondriaco non è in allarme solo in situazione di squilibrio psico-fisico, ma attribuisce un’attenzione costante e morbosa al funzionamento del corpo, con un’attività di osservazione di se stesso e del suo stato fisico incessante ed una tendenza ad amplificare il minimo sintomo, anche se insignificante. Dal punto di vista del profilo di personalità il paziente ipocondriaco è tipicamente egocentrico, tende ad isolarsi, spesso in modo mascherato (un atteggiamento snobistico verso la massa, la frequentazione di élites intellettuali, etc.) e, nei momenti di acuzie, è quasi monomaniaco nell’attenzione che rivolge al proprio corpo. I suoi principali contatti con l’ambiente assumono spesso una connotazione somatica, con conoscenze mediche che superano quelle degli specialisti (la passione vince sull’applicazione intellettuale!), eventualmente cultore di medicine alternative (nessuna è convincente per l’ipocondriaco, sempre alla ricerca di qualcuno che lo stia veramente a sentire) continua senza sosta a consultare il medico di famiglia e qualunque altro specialista sia disposto ad esaminarlo. Non tollera alcuna alterazione dell’integrità corporea, fa collezione di piccoli interventi di exeresi di cisti, nodulini, fibrometti, etc.
In molti casi la preoccupazione costante per il proprio stato di salute conducono l’ipocondriaco alla scelta della professione medica (sic!), o di professioni affini, farmacista, erborista, etc. o può divenire un fanatico della salute. Nel caso in cui a prevalere sia la formazione reattiva 2 , vi sarà l’assunzione di un comportamento manifesto opposto che può sfociare nella più assoluta indifferenza per il proprio stato di salute.
Il nome della sindrome si deve agli antichi greci che attribuivano la malattia a disturbi dei visceri posti al disotto della cartilagine xifoidea, da cui il termine ipocondria.
La prima edizione del DSM non comprendeva l’ipocondria come malattia separata, limitandosi a citare la “preoccupazione ipocondriaca” come uno dei sintomi maligni osservati nella depressione psicotica; la sindrome fu inclusa nel DSM-II come nevrosi ipocondriaca e nel DSM-III e DSM-III-R come ipocondria.
Per quanto riguarda la sua gravità, probabilmente non a caso Freud affrontò l’argomento parlando delle parafrenie, termine inizialmente impiegato all’inizio dell’Ottocento per indicare la follia, e utilizzato da Freud per distinguere la schizofrenia (parafrenia) dalla paranoia.
Per Freud l’ipocondriaco ritira dagli oggetti del mondo esterno interessi e soprattutto la libido e li concentra entrambi sull’organo che lo interessa. Per Freud, come è noto, l’erogenicità 3 è una caratteristica generale di tutti gli organi ed apparati ed un’alterazione della funzione erotogenetica di un organo o apparato corrisponderebbe ad una alterazione dell’investimento libidico dell’Io.
In parole povere, l’ipocondriaco è una persona che l’intervento di varie concause (il terreno ed un ambiente familiare falsamente presente) conduce al ritiro dell’investimento libidico dal mondo degli oggetti per riversarlo sull’Io.
Argomentando sul perché l’ingorgo libidico nell’Io debba essere avvertito necessariamente come spiacevole Freud scrive:” …possiamo addirittura porci il problema di dove sorga la necessità per la nostra vita psichica di andare oltre le frontiere del narcisismo e di applicare la libido agli oggetti. Attenendoci al nostro orientamento di pensiero dovremmo rispondere ancora una volta che tale necessità interviene quando l’investimento dell’Io con libido ha oltrepassato una certa misura. Un forte egoismo instaura una protezione contro la malattia; tuttavia, prima o poi bisogna ben cominciare ad amare per non ammalarsi e se, in conseguenza di una frustrazione, si diventa incapaci di amare, inevitabilmente ci si ammala. Le cose si svolgono all’incirca secondo il modello immaginato da Heine per la psicogenesi della creazione del mondo: [Fu malattia ciò che mi diè/L’intimo impulso creativo./ Creando vidi che guarivo,/ Creare fu guarir per me]”. 4
E qui subentra il genio di Freud ed egli traccia un parallelo illuminante tra l’ipocondria e la parafrenia (schizofrenia) da una parte e tra le nevrosi attuali e le psiconevrosi (isteria e nevrosi ossessiva) dall’altra.
Freud indicava con il termine di nevrosi attuale sindromi dovute a cause somatiche presenti, soprattutto a carico della funzione sessuale (astinenza forzata, eccitazione sessuale forzata, coito incompleto o interrotto, scarica sessuale resa inadeguata da conflitti) mentre faceva risalire l’origine eziologica delle psiconevrosi in esperienze infantili traumatiche, generatrici di rimozione. che tornava a manifestarsi in modo mascherato, per coazione a ripetere, negli avvenimenti attuali. I sintomi delle psiconevrosi (o nevrosi di traslazione) sarebbero dovuti ad un ingorgo della libido oggettuale (desidero sessualmente mia madre, scatta l’interdetto edipico-incestuoso, l’investimento libidico su mia madre, inevaso, rimane legato a quell’oggetto ed andrà incontro a diverse possibili elaborazioni sintomatiche) mentre quelli dell’ipocondria e della parafrenia sarebbero dovuti ad un ritiro dagli oggetti per tornare ad investire l’Io. A seconda del terreno personale, aggiungo io, la libido resterà fissata sull’Io ipertrofizzandolo (delirio megalomanico paranoico), sarà proiettata su un oggetto attuale esterno (paranoia erotomaniaca o delirio di persecuzione, a seconda dell’intonazione), potrà determinare processi di scissione dell’Io (schizofrenia) o investirà il soma: ipocondria.
Come si vede una sindrome grave, propriamente uno stato borderline piuttosto che una nevrosi.
Una donna di circa 40 anni deteneva tutte le stigmati di terreno della falsa presenza familiare: madre psicotica, un padre assente, succube della madre, vari consanguinei portatori di sindromi borderline o nevrotiche. Aveva vissuto tutta la sua infanzia abbandonata a se stessa e solo un intenso rapporto affettivo con una persona vicina all’entourage familiare, che le aveva permesso un abbozzo di relazione d’oggetto, l’aveva probabilmente salvata da un ricorso massiccio all’identificazione-proiezione ad un ambiente assente o falsamente presente che avrebbe riempito il suo Io di oggetti persecutori condannandola a vivere in una dimensione di limbo vuoto strutturando una sindrome paranoica franca. La donna era rimasta a mezza strada, strutturando una grave nevrosi di carattere alternata a periodi in cui, soprattutto in concomitanza con situazioni di allontanamento dagli oggetti familiari, scivolava nell’ipocondria, con oggetto il suo corpo e quello dei suoi familiari: era la madre meticolosa ed efficiente che conta tutte le tue efelidi, ogni tanto ti “visita” per vedere se tutto va bene, prende l’appuntamento con questo o quel patologo e che, se non stai attento, suo malgrado, prima o poi farà di te una cavia.
Il nevrotico caratteriale non presenta alcun sintomo ben definito ma il suo comportamento è frequentemente coatto: la nevrosi è, secondo la felice espressione di Jones “strutturata dentro il carattere” 5 , producendo un’eccessiva pedanteria, una meticolosità dell’organizzazione della vita ed un sadismo di tipo intellettuale.
La paziente aveva operato un massiccio processo di diniego della situazione infantile preservando, nel suo inconscio, degli oggetti idealizzati e spostando tutta la sua aggressività nel rapporto coniugale. Nemmeno un tentativo di annientamento sociale agito dall’intero gruppo familiare d’origine nei suoi confronti aveva sortito l’effetto di un seppur minimo contatto con la realtà.
Viveva al momento della prima osservazione in uno stato di guerra agita ma non riconosciuta con il partner ed interveniva, fin nelle più recondite pieghe della vita quotidiana, nell’organizzazione minuziosa della vita dei figli.
Le manifestazioni ipocondriache erano imponenti, così come una serie di disturbi somatici che la tormentavano (vale appena la pena di ricordare che l’investimento libidico del soma è un investimento energetico; provate a mettere un tessuto corporeo sotto una lampada, apparentemente innocua, per anni: il minimo che possa fare è bruciarsi)
Un lungo lavoro di micropsicoanalisi le consentì di prendere coscienza della situazione abbandonica infantile riconducendo in gran parte la spinta aggressiva verso gli oggetti e le vicende infantili, liberando il presente dallo stato di guerra. Il suggello finale alla presa di coscienza era stato stimolato dalla visione di un servizio televisivo che mostrava le colline desertiche che circondano Gerusalemme: la paziente aveva affermato: ”Ma questi due popoli si stanno scannando per un deserto?” Tra l’approccio proiettivo al problema e la presa di coscienza del deserto affettivo della sua vita il passo fu breve. Di pari passo le caratteristiche altamente patologiche della nevrosi di carattere vennero ridimensionate ma la paziente riuscirà a prendere contatto con la sua spinta ipocondriaca confrontandosi con un sogno rivelatore.
Nella seduta in cui viene portato il sogno, la Signora esordisce dicendo che i disturbi somatici e le manifestazioni ipocondriache che da tempo si erano dissolte sono riprese da qualche giorno e racconta il sogno seguente:

Sono nella stanza di un malato, forse uno dei miei figli e sento nella stanza un odore orribile, come di una ferita che va in suppurazione, un odore di morte.
Cerco di areare la stanza aprendo la porta e di farmi forza, ma l’odore continua ad essere pesante.

All’inizio interpreta il sogno in modo ipocondriaco affermando: ”Se l’inconscio è in grado di captare quello che avviene nel soma, non è che mi sta avvertendo che ho un brutto male? – poi aggiunge – Prima di avere di nuovo quei dolori ho avuto come un senso di amaro in bocca”. Indugia ancora sulla descrizione delle sue sensazioni corporee ma poi mi è sufficiente farle osservare che “avere l’amaro in bocca” è un’espressione che descrive uno stato d’animo ben preciso, per attivare l’elaborazione.
La paziente inizia a parlare, con notevole coinvolgimento affettivo, del deserto che si sta riproducendo nella sua vita: la dissoluzione del rapporto coniugale, l’allontanamento dei figli che (finalmente) possono fare la loro strada, la partenza di altre figure a lei vicine. Per coazione a ripetere metteva in atto lo stesso tentativo di diniego posto in essere nell’infanzia: non vedeva il deserto, ma era costretta a gestire un brusco ritorno di libido ritirata dagli oggetti, libido che, in base alle caratteristiche del suo terreno, non riusciva a trovare la strada dell’elaborazione psichica, riversandosi sul soma. Il suo mondo era in putrefazione, ma lei era cieca e preferiva vedere andare in sfacelo il suo corpo piuttosto che confrontarsi con i vissuti di abbandono e solitudine che l’avrebbero, a loro volta, messa di fronte al deserto della sua infanzia.
Per questo l’ipocondria potrebbe essere definita una “paranoia nel soma”: l’Io rigetta un vissuto, ma anziché farlo sul piano psichico (proiezione -> paranoia) lo fa investendo il soma, sviluppando, nel caso in esame, la preoccupazione ipocondriaca che quel tessuto stia andando a male.

Written by: Quirino Zangrilli © Copyright

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NOTE:

1 Sigmund Freud, Introduzione al Narcisismo, Opere, Boringhieri, Vol 7, pag. 452-461. up! 
2 La “formazione reattiva” è uno dei meccanismi di difesa dell’Io che si difende dall’emergenza di un desiderio rimosso sistematizzandone il contrario in determinati comportamenti o tratti del carattere. Per esempio un bambino che abbia sentimenti di odio rimossi nei confronti della madre può sviluppare una estrema preoccupazione e sollecitudine per il suo benessere. up! 
3 Erogenicità: capacità di un’area corporea di inviare alla psiche stimoli sessualmente eccitanti. up!
4 Sigmund Freud, Introduzione al Narcisismo, Opere, Boringhieri, Vol 7, pag. 452-461.up! 
5 Ernest Jones, Teoria del simbolismo ed altri saggi, Astrolabio, 1972. up!