Sommario
«La più elevata forma teurgica è quella d’insufflare nell’inanimato la normo-nevrosi, dato che un uomo non può dirsi ed essere normale se non a prezzo di edificare tra sé e il bestiale che lo domina delle rigide barriere che ricaccino nel profondo tutte quelle pratiche che oggi non ci scandalizzano più: dalla pedofilia alla concussione e peculato, dalla ninfomania alla tossicomania, dal gioco d’azzardo fino alle carneficine ritualizzate. Noi siamo normali perché paghiamo il prezzo della rimozione di tali istinti abietti e feroci, in termini di grande sofferenza intrapsichica. Per quanto tormentosa, la nevrosi ci concede la convivenza con i nostri simili e l’opposizione alla barbarie» (*).
Fu il grande neuropsichiatria Henri Hey, seguendo il solco tracciato da S. Freud in: «Il Disagio della Civiltà», a introdurre il concetto di “normo-nevrosi” per definire il comportamento normale di ogni essere umano adulto. In ogni tempo e luogo.
Preambolo orrifico
L’informazione non è suffragata da un evento reale, che mi auguro vivamente non si realizzi, ma veicolata da una “diceria stampata”: qualche tempo fa, un periodico a tiratura nazionale divulgò la notizia che la stesura della prossima ventura edizione del DSM, la VIª, fosse stata interrotta da una controversia interna tra i Redattori, non tutti concordi sull’ipotesi che i Disturbi Narcisistici di Personalità, data la loro enorme e capillare diffusione nella popolazione mondiale, non costituiscano più fenomeno attinente alla Psicopatologia. È come se i membri del Corpo Sanitario della Serenissima (quelli che indossavano le maschere da “cicogna” per proteggersi dai miasmi mefitici) avessero iniziato a porsi concretamente dei dubbi sul fatto che la peste bubbonica, essendo così globalmente diffusa in tutta la popolazione, non dovesse più essere considerata un morbo mortale ma condizione di banale quotidianità. L’evenienza che, nell’America frantumata dall’Obamacare, qualcuno possa liberalmente ideare l’azzeramento aprioristico di una patologia così vasta ed estesa al fine di ridurre le spese sanitarie, costituisce di per sé atto sociopatico (ADP) esiziale, orrifico appunto, prodromico di grandi catastrofi, ed equivalente alla scomparsa della taiga euro-asiatica, allo scioglimento dei ghiacci o lo sbiancamento dei coralli.
Le caratteriopatie o “Nevrosi del Carattere”, così erano definite dalla Nosografia classica prima dell’avvento di una manualistica invasiva ed esacerbata da un’eccessiva medicalizzazione dei fenomeni psichici, sono esistite da sempre 1 . L’Arte Rupestre, infatti, illustra in modo molto particolareggiato come alcuni membri del Clan si rifiutassero di partecipare al trasporto delle carcasse degli animali cacciati, altri si ribellassero alla ripartizione del cibo stabilita dalle regole totemiche, altri ancora si abbandonassero a pratiche sessuali bestiali o necrofile al di fuori delle funzioni sciamaniche (cfr.:H. Ellis). Tuttavia, il petrogramma indica in contemporanea le inflessibili punizioni cui i trasgressori dovevano sottomettersi per i loro comportamenti aberranti; per esempio immagini molto vivide di esecuzioni, composte da figure ‘senza braccia’ che stanno per essere colpite alle spalle da armato di spada o d’ascia (Valcamonica, Asia Centrale e Svezia).
Come clinico e psicopatologo, ho sempre serbato un’attenzione superficiale ai fattori ambientali, prediligendo con impegno lo studio degli elementi intrapsichici innati e costitutivi che provocano e alimentano la sofferenza mentale. Nell’osservazione dei disturbi di Personalità non ci si può comunque esimere dal considerare ‘usanze’ e costumi socio – culturali come unità logistiche addizionali, cioè condizioni che, se degradate, formalizzano, coordinano e sincronizzano le varie condotte aberranti innate, risultando così accessori di complemento ed integrazione nell’eziopatogenesi di tali entità morbose. In altri termini, la Rimozione, così com’è andata costituendosi dagli albori dell’ominazione, necessita di ampi rinforzi e pressioni esterne per esercitare la funzione di unico argine contro gl’impulsi più feroci e disumani provenienti dalla nostra filogenesi “forastica”. Il decadimento dell’ambiente socio-culturale innesta quindi un circuito vizioso che si auto-alimenta tramite l’anomia, la perversione e l’impoverimento progressivo delle facoltà logico superiori. Per questo motivo, l’immagine utilizzata da Freud nei termini: «La nevrosi è la negativa della perversione» non trasmette alcuna informazione di natura morale, di mera convenienza personale o di reputazione sociale, ma fornisce solo il significato squisitamente lessicale, inerente all’azione del negare, contraddire, opporsi. La nevrosi ‘nega‘ la perversione, ossia non consente alle sue pretese di esprimersi, se non in forma indiretta, sintomatica o onirica. Scopo della psicoanalisi non è quello, come molti credono, di poter finalmente soddisfare le istanze più bieche, violente e depravate che albergano nel profondo dello psichismo. L’obiettivo è di elasticizzare l’invarianza della Rimozione, che si organizza secondo le leggi neurofisiologiche del tutto-o-niente, permettendo in tal modo alla volontà, alla coscienza e alla percezione di operare scelte sempre più consapevoli e mirate all’adattamento, sia individuale che collettivo. In questo senso, l’analisi ridefinisce tutti i parametri che caratterizzano l’efficacia del controllo, tenendo conto dello stato del sistema e ne favorisce l’adeguamento, l’aggiustamento e la trasformazione rielaborativa.
I Disturbi di Personalità
Nelle nevrosi la manifestazione cardinale si concretizza essenzialmente nel conflitto intrapsichico, in cui il tentativo di risoluzione sovra-tensionale origina una formazione di compromesso che struttura un sintomo alieno all’Io e determina sia la sofferenza sia la consapevolezza di essere malato. Nelle alterazioni patologiche del carattere invece la soluzione del conflitto si attua in modo differente, ossia tramite il passaggio all’atto, che si scatena come risposta automatica diretta verso l’esterno nei tempi e modi di ‘unica’ via di scarica delle eccitazioni interne. Per quante difficoltà vi siano, queste risposte vengono accettate nell’organizzazione strutturale del carattere, risultando pertanto sintoniche all’Io, senza produrre nel soggetto la sensazione di essere ammalato, né generare grande dispiacere e, specialmente, senza provocare sensazioni di colpa e d’angoscia: come vedremo, i ”Cluster A, B, C” affrontano indicibili livelli d’angoscia soltanto quando sono impediti dalla costrizione ambientale ad attuare le azioni automatiche e perverse che li caratterizzano. Mentre nella Nevrosi si verifica una lotta tra le varie istanze intrapsichiche, nel disturbi di personalità la lotta si compie principalmente tra l’Io e il mondo esterno. Il processo è apparentabile a quello che si realizza all’interno delle psicosi, senza per altro accompagnarsi a distorsioni della realtà, quali deliri o allucinazioni. Freud ha dimostrato come le illogicità, eccentricità e stravaganze che si riscontrano nell’analisi degli atteggiamenti caratteriopatici, sono con le psicosi in un rapporto simile a quello che collega le perversioni alle nevrosi. Furono proprio queste serie di osservazioni sistematiche a condurre i ricercatori a elaborare il concetto di “ borderline” tuttora utilizzato. Operativamente, l’indagine clinica deve vertere comunque sul comportamento alloplastico (modellato sull’esteriorizzazione) del caratteriopatico, in opposizione alla condotta autoplastica (configurata sull’interiorizzazione) del nevrotico e dello psicotico. Ricordo brevemente che anche il termine di “passaggio all’atto” fu coniato dalla clinica psicoanalitica, per designare un’azione, sovente incoerente o violenta, effettuata nel corso di una seduta, in cui l’azione motoria prende il sopravvento sulla normale verbalizzazione delle catene associative e ne impedisce la corretta elaborazione intrapsichica, dato che si svolge fuori dal processo di simbolizzazione (acting out). Si tratta in effetti di un comportamento arcaico, che riappare all’improvviso nell’attuale in modo imprevedibile e senza apparente motivo logico, poiché vengono disconosciuti i legami che ricondurrebbero l’episodio al momento traumatico della prima manifestazione, relativo alle fasi precoci dello sviluppo psicosessuale. Tali elementi infantili si riattivano nel passaggio all’atto in età adolescenziale e poi adulta, con la fondamentale differenza che non si tratta di un’azione simbolica, come quella effettuata dal nevrotico, bensì di una modalità ripetitiva abituale, in cui si concentra e si scarica l’intera energia pulsionale, altrimenti bloccata. In termini freudiani, la condotta dipende dalla “Fissazione senza Rimozione”. Tutte le casistiche infatti sono concordi nell’evidenziare la fissità e l’immutabilità della reazione, che si manifesta in modo brutale e improvviso, simile a un’esplosione o a un corto-circuito, senza che il soggetto manifesti particolari emozioni ma spesso viene eseguita con particolare freddezza. Tale anaffettività manifesta camuffa in realtà un’angoscia massiccia, generalmente riconducibile a nuclei di fissazione alle fasi sadico orali e anali, dove la voracità e l’intolleranza alla frustrazione caratterizza in modo degradato i processi di introiezione e proiezione, rendendo particolarmente terrificanti i meccanismi di identificazione e costruzione dell’Io. Per tali motivi, il passaggio all’atto può essere ricondotto all’interno delle strategie di negazione – evitamento, in quanto l’agire coatto elude il contatto diretto con i nuclei traumatici e il conseguente emergere dell’angoscia, evacuando di continuo l’incremento della tensione pulsionale. Funzione protettiva e contenitiva quest’ultima normalmente assicurata dalla barriera della rimozione. Si può quindi parlare di personalità prive di conflittualità interna e di consapevolezza nevrotica ma al contempo sprovviste di ogni capacità di elaborazione intrapsichica di fronte all’emergenza istintuale e pulsionale. Tale distorsione caratteriale rende particolarmente arduo, se non impossibile, ogni trattamento psicoterapeutico.
Desidero a questo punto evidenziare come il mio discorso non si ponga in termini assoluti, ma tenti di perseguire una logica diagnostica, che sovente appare troppo ingarbugliata, e definire, sia pur a grandi linee, i confini tra Nevrosi, Psicosi e Disturbi di Personalità. È evidente che, in un’ottica generale onnicomprensiva, il concetto freudiano di rimozione risulti in pratica molto generico e non esaustivo, in quanto, per esempio, da solo non spiega affatto le ragioni per le quali la guerra, a parte alcune tribù aborigene australiane, non sia mai e in alcun luogo ricaduta sotto la sua azione inibente oppure perché, a seconda delle latitudini e culture, certe condotte perverse siano state rimosse ed altre non solo permesse ma anche fortemente incoraggiate 2 . Ciononostante, in Clinica la triplice distinzione che distribuisce la Rimozione come eccessivamente inflessibile nella Psicosi, molto rigida nella Nevrosi e totalmente carente nell’agire caratteriopatico, conserva inalterato il proprio valore diagnostico. Almeno nel nostro attuale ambito socio-culturale.
Come già segnalato, la profondità e l’estensione dei nuclei traumatici permettono di avvicinare i disturbi di personalità a forme di psicosi, soprattutto per la primarietà e l’automatismo della risposta difensiva: non bisogna infatti dimenticare che l’acting out sostituisce l’elaborazione delirante o allucinatoria e rappresenta pertanto l’unica modalità di regolazione all’interno dell’omeostasi intrapsichica. Inoltre, la caratteristica di esplosività della scarica pulsionale, che si traduce in scarica motoria, deriva dall’assenza di elaborazione mentale delle sollecitazioni pulsionali, impedendo qualsiasi mediazione egoica. Il soggetto rimane incapace di spiegare le proprie azioni o ricorre a giustificazioni stereotipate ed adesive pseudo razionalizzanti. Tale contraddizione risulta palese nei soggetti intelligenti, in cui l’incapacità stessa a verbalizzare il proprio intimo vissuto emozionale è spesso causa della reiterazione delle crisi, che si auto-alimentano a ripetizione. È questo il caso di molti tossicomani, specialmente cocainomani, in cui l’assunzione dello stupefacente diventa l’unico mezzo per non sprofondare nella psicosi (disturbo depressivo maggiore).
Eziologia
Classicamente, la nosografia psicoanalitica riconduce le Nevrosi del Carattere a stadi di fissazione traumatica pre-genitale, all’interno della quale non si è operata la Rimozione. Così, dal punto di vista genetico e tenendo conto delle tappe evolutive dello sviluppo psicosessuale, si possono classificare vari tipi di disturbi della personalità sulla base delle distorsioni del carattere:
1) il carattere “fallico–narcisistico”, che costituisce la forma sostitutiva dei residui dell’autoerotismo primario. Si caratterizza per una condotta proterva e insolente, volta alla ricerca a ogni costo del prestigio sociale e della ‘escalation’ economica (agognata nei suoi aspetti più appariscenti, chiassosi e volgari) e per la spiccata intolleranza alla frustrazione e alla rinuncia. La sessualità assume modalità tipiche, derivate da fantasie masturbatorie, in grado di abbassare il livello della tensione interna e al contempo soddisfare le potenti tendenze omosessuali latenti. (cfr. gli scritti freudiani concernenti la scelta analitica in rapporto con il fallimento della funzione d’appoggio). In tali personalità si riscontrano abitualmente sintomi paranoidei associati a sentimenti di forte prevaricazione e sospettosità maniacale. Vissuti che scaturiscono, oltre che dall’espulsione proiettiva delle citate predisposizioni omosessuali inconsce, anche dall’insicurezza interna, collegata alle scarse capacità di controllo e di gestione dell’aggressività indotta dalla frustrazione. Di norma, negli uomini si riscontrano condotte succedanee della masturbazione coatta,quali ricorrente fellatio o sodomia, associati a comportamenti feticistici consolidati, voyerismo-esibizionismo, stupri collettivi. Nelle donne, specialmente in adolescenza, compaiono comportamenti di ninfomania e andromania, individuali ma soprattutto di gruppo.
2) il carattere “anale” che riflette direttamente la struttura somato-psichica tipica della fase anale. Deriva dalle prime esperienze di ritenzione-espulsione e dal piacere sviluppato tramite il sistema muscolare nel regolare volontariamente la dinamica del trattenere-espellere. Si evidenziano pertanto tratti estremi di ribellione alle richieste ed esigenze dell’ambiente esterno, ai quali corrisponde un comportamento di sporcizia, disordine e irresponsabilità, che in tempi non remoti trovava il suo culmine nella specifica e più rappresentativa delle sindromi: il ‘clochardismo’ (dal francese clochard, barbone), in cui l’individuo esprimeva la posizione di netto antagonismo e rifiuto verso tutte le regole ed imposizioni sociali tramite l’adozione di comportamenti regressivi di vagabondaggio, accattonaggio ma soprattutto di ricusa di ogni pratica igienica personale. La sindrome non poteva in alcun modo essere ricondotta a condizioni di effettiva miseria o disagio economico 3. Attualmente tale comportamento di ribellione totalitaria si è spostato in ambito politico, concentrandosi principalmente nelle forme più esacerbate, che possono sfociare nella guerriglia urbana e nel terrorismo armato, o nelle forme più estreme e incoercibili di sociopatia e condotte delinquenziali di gruppo. A livello individuale, tale caratteriopatia, essendo il ‘positivo’ della nevrosi ossessiva e quindi non arginato dalla formazione reattiva, consente alla fissazione anale di prendere il sopravvento, esprimendosi in compulsioni sadico-masochistiche di ogni sorta, ivi compresa la pedofilia. Benché, socialmente parlando, in questi casi si utilizzi il termine di “perversione”si tratta sempre di fissazioni traumatiche precoci senza rimozione, i cui derivati pulsionali vengono integrati nell’organizzazione dell’Io e quindi agiti direttamente e in modo coatto e reiterato, senza suscitare sentimenti di colpa o d’angoscia. Sedazione chimica e reclusione a parte, nessun approccio terapeutico può avere buon esito in queste patologie conclamate. 4
Da segnalare ancora, a questo livello di fissazione pregenitale, i devastanti traumatismi di natura uretrale, che vanno ad alimentare la folta schiera dei Piromani, asserviti senza scrupolo agl’interessi malavitosi negl’incendi dei boschi, degli accumuli d’immondizia e di aree da lottizzare.
3) il carattere “orale” che si sviluppa dalle prime esperienze coinvolgenti la zona labiale (suzione) e la cavità oro-faringea (masticazione-deglutizione). Esso rinvia alla ferocia di una voracità senza limiti. A seconda dei due sottostadi in cui si origina -corrispondenti alla duplice posizione schizo-paranoide e depressiva descritta da M. Klein -, il traumatismo orale può determinare un disturbo di tipo dipendente-passivo, che ingenera il bisogno compulsivo e ripetuto di soddisfazioni immediate provenienti dall’esterno. È questo il caso delle tossicomanie, delle ludopatie,dell’etilismo e della dipsomania. Oppure sadico-attivo, che alimenta esteriorizzazioni compulsive di tipo aggressivo – sessuale, quali si evidenziano nella cleptomania e nei suoi «derivati» di profitto truffaldino, in molte sindromi di anoressia-bulimia, e nelle forme più sfrenate di coprofagia, coprolalia e logopatia. Inoltre, il traumatismo orale si dimostra fondamentale nella produzione di ogni disturbo di ansia e di angoscia di separazione,nella gelosia patologica e nella formazione delle più disperate e insaziabili forme di “fame d’amore” morbosa.
Naturalmente, questa breve e non esaustiva suddivisione rappresenta un modello schematico teorico di riferimento, dato che in realtà nei disturbi di personalità coesiste una commistione più o meno policroma e discontinua di tutti i fattori sopra citati, che inoltre risultano strettamente interconnessi agli elementi intra-uterini costitutivo – ereditari.
Diagnosi differenziale
Il concetto di un’anomalia caratteriale espressa tramite atti incontrollabili fu formulato per la prima volta nel 1809 da P. Pinel e poi ripreso nel 1838 da J.D.Esquirol, che la considerò un’anomalia congenita dell’istinto. Negli Stati Uniti degli anni cinquanta si elaborò la teoria della ‘dysgenic degeneration of personality’ fino a giungere alla pubblicazione del DSM III, che nel 1980 canonizzò ufficialmente il termine di “Personality Disorder” per descrivere «individui i cui tratti di personalità e il relativo comportamento sono disadattativi con l’ambiente di vita in modo pervasivo, inflessibile e permanente, coinvolgendo la sfera cognitiva, affettiva, interpersonale ecc. Rispetto ai disturbi mentali propriamente detti dove vi è sempre significativo disagio personale, in genere i sintomi dei disturbi di personalità sono più attenuati, ma persistenti ovvero egosintonici (accettabili per la persona) e alloplastici (la persona tende a cambiare l’ambiente, non sé stesso)».
Da allora, si è verificato tutto un florilegio di gruppi, sottogruppi, aggregati, serie, classi, assi, generi, tipi, codici, sigle, abbreviazioni e acronimi: più che un manuale, un vero gnomològio.
Molti Autori considerano sia stata l’Ostetricia, unitamente alla Medicina peri e neonatale, nella loro provvidenziale e instancabile opera di riduzione prossima allo zero della mortalità infantile, ad alterare profondamente i meccanismi regolatori della selezione naturale, immettendo sul pianeta moltitudini di bambini minorati, malati o comunque psichicamente svantaggiati, e creando pertanto schiere d’individui disabili e incapaci di adeguarsi e di compiere il normale processo di adattamento all’ambiente socioculturale che li circonda. In effetti, se si considerano solo gl’innumerevoli casi di neonati tossicodipendenti di terza generazione, cioè con uno dei nonni e la madre tossicomani ed essi stessi drogati in utero, che durante la gestazione sono sottratti alla morte e vengono così alla luce, questa ipotesi non appare tanto strampalata o eccentrica e realmente l’espansione incrementale dei Disturbi di Personalità si configura come logica e coerente conseguenza per un’umanità dimostratasi inadatta ad uniformarsi al processo evolutivo e a proseguirlo. 5
In Clinica, uno dei principali compiti pertinenti alla diagnosi differenziale consiste nel distinguere le alterazioni del carattere dalle psicosi e questo è particolarmente prezioso in preadolescenza, dove il disturbo di personalità può manifestarsi come manifestazione pre-sindromica di un’involuzione dissociativa, generando in tal modo una pregiudizievole confusione. Inoltre desidero mettere in evidenza come la diagnosi precoce di una nevrosi del carattere può costituire lo strumento terapeutico più valido ed efficace nella lotta contro la tossicodipendenza, in quanto consente l’organizzazione di un piano d’intervento terapeutico ‘prima’ dell’ instaurarsi della condotta tossicomane, favorendone molto la profilassi. Operativamente parlando, i tratti distintivi che caratterizzano la caratteriopatia sono l’assenza esplicita di disturbi del ragionamento, nessuna bizzarria o atipia del pensiero, la mancanza di attività delirante o allucinazioni, la presenza di una buona intelligenza adattativa rispetto a tutti i fatti che non dipendano da un eventuale agire coatto impulsivo, l’esistenza di una serie di razionalizzazioni corrette, volte a giustificare le azioni coatte e comunque un’adeguata consapevolezza relativa alle conseguenze sociali, economiche e legali che tali azioni comporterebbero. Tutti questi elementi sono sufficienti a escludere l’ipotesi di un disturbo psicotico. Prodromici del disturbo di personalità risultano essere la carenza di un qualsiasi sentimento di anomalia o sensazioni di malessere riguardo all’azione coatta, in molti casi si riscontra una buona socialità manifesta,a volte eccellente, comunque sempre di tipo adesivo-superficiale (date le difficoltà di identificazione), mentre nelle caratteriopatie a sfondo delinquenziale si riscontrerà una forte tendenza a proiettare sull’ambiente sociale la responsabilità dei propri atti. Per quanto concerne la diagnosi differenziale tra nevrosi e caratteriopatie, mi sembra utile segnalare che di solito il nevrotico presenti tendenze perverse o caratteriali assopite e latenti (S. Freud) ma queste risultino contrastate e tenute a bada dalle istanze superegoiche, dal senso di colpa, in alcuni casi dall’inclinazione alla sublimazione ma soprattutto dalla predisposizione a produrre sintomi, ideativi o somatici. In definitiva, la distinzione verte sul grado di adesione dell’Io all’azione coatta o, per meglio dire, sull’ egosintonicità dell’elemento pulsionale. Così, ad esempio, nel caso di una struttura di personalità isterica, dove il traumatismo si colloca a livello della fissazione fallica dello sviluppo infantile, l’Io inconscio del nevrotico svilupperà un atteggiamento repulsivo verso le spinte genitali, imponendo ampie inibizioni soprattutto rispetto all’orgasmo. Il caratteriopatico isteroide svilupperà invece comportamenti agiti, centrati sul diniego della castrazione, di cui la mitomania fornisce un valido esempio. Soprattutto in adolescenza. Il mitomane si costruisce fantasie mistificatorie di tipo “romanzo familiare”, centrate su personaggi ricchi e famosi, di tipo sessuale, con potenzialità amatorie inesauribili e mirabolanti, di tipo aggressivo, che riproducono personaggi di film o fumetti, alle quali aderisce in modo totale ed indiscriminato, senza possibilità di critica o di elaborazione psichica. Quando tali identità istrioniche e fittizie vengono smascherate e la falsa personalità perde il proprio ruolo di schermo protettivo, si producono inevitabilmente episodi di crisi acuta, che spaziano dalla fuga da casa fino al tentato suicidio. A questo proposito, segnalo ancora come la ricorrente fantasia prodotta dal tossicomane di poter ‘controllare’ a propria guisa l’assunzione dello stupefacente senza incorrere nell’assuefazione o dipendenza, sia una forma di pensiero magico – onnipotente, annoverabile nelle forme mitomaniache. Questo spiegherebbe il fenomeno di morti a catena che si producono all’interno di un gruppo di tossicomani: la morte accidentale di un compagno minaccia direttamente la fantasia onnipotente, incrinando la personalità istrionica di copertura e originando il bisogno compulsivo di restaurare il fittizio senso di sicurezza antecedente al trauma, tramite l’assunzione di dosi sempre più massicce, al fine di ripristinare l’illusorio controllo sulla sostanza.
Psicodiagnosi al test di Rorschach
Due sono gli elementi patognomonici delle nevrosi del carattere al Test: il primo è costituito dall’insieme dei segni relativi all’adattamento sociale, il secondo riguarda la presenza di una serie di indici fortemente anomali, che si apparentano ai quadri nosografici delle psicosi, la schizoparanoia e il disturbo depressivo maggiore in particolare. È per tale motivo che nella pratica corrente spesso le caratteriopatie vengono erroneamente diagnosticate come casi misti o borderline. Segnalo che nella psicodiagnosi al Rorschach di queste sindromi, l’Inchiesta assume un valore altamente significativo, in quanto è nel protocollo aggiuntivo che, quasi di norma, appaiono i fenomeni particolari legati all’aspetto caratteriopatico, quando cioè le difese di camuffamento, rigidamente innalzate durante la somministrazione delle Tavole, cedono e l’elemento pulsionale si manifesta sotto gli aspetti meno controllati e più diretti, soprattutto sotto lo stimolo cromatico.
Per quanto riguarda l’adattamento sociale, tenendo conto di quanto detto in precedenza, è indubbio che le difficoltà d’identificazione tipiche di tali soggetti condizionino profondamente il funzionamento dei processi adattativi, evidenziando così una socializzazione superficiale, adesiva e stereotipata, utilizzata a scopo difensivo contro l’angoscia. Si evidenziano pertanto risposte cinestesiche degradate, che riposano essenzialmente su percezioni immaginarie, relative a personaggi filmici o dei fumetti, cinestesie devitalizzate o rimosse o comunque di cattiva qualità formale. Le D logico superiori si dimostrano sottodeterminate dato lo scarso adattamento all’ambiente sociale. Tipiche sono le risposte Sangue a elevata componente aggressiva e lesionistica, accompagnate da visioni di armi di ogni sorta. Il T.R.I risulta extratensivo dilatativo, con elevata preponderanza di CF e C pure sulle FC. Anche le cinestesie minori, riguardanti le risposte Animali, presentano le stesse componenti auto-etero lesionistiche con contenuti talvolta crudeli o feroci. Alla somministrazione, non si manifestano risposte disforiche associate al Chiaro Scuro, che viceversa appaiono non di rado al protocollo aggiuntivo. Nei soggetti abbandonici, sono peculiari le percezioni prospettiche, sovente accompagnate da visioni dall’alto, choc al vuoto e risposte di simmetria speculare. Nei disturbi a sfondo paranoideo, il protocollo è costellato, a volte con frequenza perseverante, da risposte “occhi”, quasi sempre malevoli, che veicolano i profondi vissuti di persecuzione e la sensazione di essere osservati e giudicati. Contenuti isteroidi di leziosità, abiti o oggetti femminili o ornamenti e orpelli vari appaiono nei soggetti istrionici maschili con gradi di omosessualità rimossa più o meno elevati, sovente associati a risposte “Maschera” non collocate alla Tav.I, (che sono tipiche della Nevrosi d’Angoscia e Fobica). Mentre i contenuti sessuali volgarmente esplicitati sono tipici dei soggetti femminili omologhi. Assolutamente patognomoniche dei disturbi a sfondo narcisistico sono le risposte “Riflesso”, a tal punto che è sufficiente l’apparire di una sola di tali risposte per sollevare il dubbio della sindrome. Con frequenza significativa si osservano anche alcune rotture di Simmetria, soprattutto alla Tav. VIII. Molto sovente i soggetti anoressici esprimono percetti relativi all’interno del corpo, associati a sensazioni di deterioramento o lesioni.
In generale, si può assistere a serie di risposte con qualità logico-formali a volte eccellenti, nel senso delle capacità di ragionamento astratto, controllo razionale e discrete capacità ipotetico deduttive, che produrranno G secondarie, F+% superiore alla media, buona Coscienza interpretativa e alcune FC congrue. Parallelamente, si ottengono segni atipici , di tipo dissociativo, quali Do, astrazioni autistiche, atipie percettive, devitalizzazioni e risposte C esplosive e disorganizzate. Tale duplicità nel funzionamento percettivo testimonia di una forza egoica sufficientemente strutturata da impedire l’emergere di una sindrome delirante conclamata, la cui spinta violenta e distruttiva viene espulsa nel passaggio all’atto coatto, auto o etero plastico, a seconda della predisposizione personale. Particolare cura va riservata all’analisi dello Choc sessuale alla Tavola VI, che può essere di tipo depressivo, isteroide o compulsivo anale, quindi molto spesso rivelatore delle peculiarità intrinseche della caratteriopatia. Nei soggetti contraddistinti dalla ‘ribellione caratteriopatica’, sono espressi contenuti esplicitamente connessi a tematiche di sporcizia, con visione da dietro, e percezione dei Dbi basati sul rovesciamento figura/sfondo, mentre nei casi abbandonici gli stessi dettagli risultano lacunari ed associati a un tipico Choc al Vuoto alla Tav.II.
Un discorso a parte va riservato ai casi di sociopatia o caratteriopatie a sfondo delinquenziale, dove si evidenziano come patognomoniche, oltre che una produttività ridotta, sia l’elevato numero di Banalità minori, di molto superiori alla media, sia una lunga serie di risposte adesive e superficiali, quasi sempre con contenuto Animale e praticamente mai con contenuto Umano, fornite in F±, poco o scarsamente coinvolgenti dal punto di vista della reale affettività profonda ed utilizzate per camuffare le effettive tendenze a-sociali.
Protocollo esemplificativo
Fausto P., 21 anni, madre casalinga, padre disegnatore presso industria automobilistica. Iscritto al 2° anno di Ingegneria Ambientale, frequenta sporadicamente i corsi con scarsi risultati. Soffre di ansietà diffusa, forte inappetenza e apatia generalizzata dopo l’abbandono della fidanzata. Si dichiara dedito a masturbazione coatta quotidiana. Fuma regolarmente cannabis ma non ha mai fatto uso di stupefacenti pesanti.
Tav. I: immediato:
un grosso sacco colmo di regali.
D, F+, ogg.
Un granchio.
D, F+, A
Gli occhi di un mostro
Dbi, FC’, occhi
(?) D laterali i babbi natali, D centrale il sacco. Granchio D centrale sup. , Occhi i D bianchi laterali sup.
Tav. II : 5”:
< Un orso che si riflette
D, F+, A, reflex.
sul ghiaccio,
Dbi, CF’, nat.
ma è sbagliata, dovrebbe essere bianco. Gli orsi polari sono bianchi.
Critica ogg.
Sangue mestruale
D, CF-, Sangue, Sex. Choc al rosso
(?) Orso: D laterale nero, per la forma e la posizione; Ghiaccio: tutto il bianco che circonda l’animale;
Sangue: D inferiore rosso, è mestruale perché fa schifo
Tav. III: 7”:
Una scena d’amore
D, CF, simbolo -> Astrazione
l’amore mi è stato suggerito dal cuore che sta in mezzo a un uomo e una donna,
Do, K-. U, rottura simmetria
Due scimmiette appese per la coda, rosse, buffe.
D, FC, A
(?) Tutta, un uomo e una donna che si guardano uniti dal cuore rosso, simbolo dell’amore;Scimmiette: per la forma, sembrano siano appese a qualcosa con la coda. Sarebbero meglio nere o scure ma qui sono rosse.
Tav. IV: 4”:
Direi un motociclista, sopra una grossa Harley,
Gs., M, U, originalità +
col giubbotto di pelle
D, ClobF, ogg.vest.
e stivali, si sta allontanando
visione da dietro
Un alano accovacciato
D, F+ A
(?) Tutta, per la forma del casco, il giubbotto di pelle traslucida, gli stivaloni, il manubrio della moto e il grosso pneumatico posteriore: sta sgommando via: Alano: nel D grigio inferiore chiaro del D laterale, sono due, stanno aspettando il padrone. Adesso mi appare anche:
una madre assassina
[G, M-/Clob, U Choc al nero, -> astrazione]
(?) Tutta, per il colore molto scuro e indefinito, mi ricorda un film, dove una madre accoltellava il figlio.
Tav. V:imm.:
L’ombra di Batman,
Do, M. rimossa/C’ (U)
due coccodrilli,
DDbi, FC’, Ad
una testa di lepre.
D, F+, Ad
Due vecchine
Dbi, M, U
◌ < Direi un bellissimo cigno nero che vola sul pelo dell’acqua e ci si riflette dentro
D, man/FC’, A, reflex
(?) Batman: mi è apparsa subito per la classica forma del costume con le ali, le gambe pronte al salto e la maschera con le orecchie a punta,è tutta nera, quindi non può essere lui ma la sua ombra sul muro; Coccodrilli: nei D laterali, con la bocca aperta: si vedono i denti; Testa di lepre: D centrale sup.: per la forma delle orecchie e del muso; Vecchine: nel piccoli dettagli bianchi di bordura inferiori: sono sedute e si danno la schiena; se giro l’immagine D laterale scuro mi sembra un cigno con le ali alzate che sta sfiorando il pelo dell’acqua.
Tav. VI : 18”:
> Un nave nella nebbia che galleggia in una palude. Si riflette sull’acqua.
D, EF, ogg. reflex
Due arabe velate,
Dd, M./E U
Un organo sessuale
Dd, F-, sex
(?) Nel D laterale grigio:ha la chiglia, il fumaiolo, la prua, ci sono piante lacustri (Dd grigi) e il colore mi fa
pensare alla nebbia. Si riflette sul lago; Arabe: Dd grigi alla base del “totem” sono velate e si vede la fessura
per gli occhi; organo sessuale: D centrale + Dd centrale sup.: questo è il glande, questo il pene, ma è molto approssimativo, fatto male.
Tav. VII: 4”:
\/ Una donna con un largo cappello che si guarda allo specchio,
D, M, U, reflex
la tesa tocca il vetro
Dd, EF, ogg.vest.
Una statua del gotico fiammante, sogghigna e
D, FE,( A) devitalizzato
ha l’occhio cattivo,
Ddbi, E, occhi
due coniglietti.
D, F+, A
(?) D laterale al rovescio: c’è una donna che sculetta, con la manina tesa all’infuori e un grande cappello che sfiora lo specchio in cui si guarda; Mediano centrale lat: statua di un mostro malvagio, ha la bocca aperta in un ghigno cattivo; Mediano superiore laterale: sono due coniglietti per le lunghe orecchie.
Tav. VIII: 5”:
\/ Un uomo coi capelli rossi che si tiene la testa tra le mani.
G, M/CF, U, originalità +
ha gli occhiali da sole blu
D, CF, ogg. vest.
Un mostro, un alieno con gl’intestini in evidenza
G, CF-, (U) -> Anat.
(?) Uomo: i D rossi sono i capelli, sotto gli occhiali con le lenti squadrate azzurrine, il naso e la barbetta. I D laterali rosa sono le mani che reggono le tempie; in posizione ortogonale: Mostro: tutta, è orrendo, ha la gabbia toracica e gl’intestini ben in evidenza, come nei film.
Tav. IX : 7”:
Una donna che corre dietro a una bambina, acciuffandola per la treccia
Dd, M, U
Un buffo signore che fuma il sigaro
Dd, M, U
Due pifferai che suonano
D, M, U
Direi l’interno del corpo femminile
G, CF-, Anat./sex.
(?) Sul profilo di bordura D verde: si possono osservare chiaramente una donna con il grembiule
annodato dietro la schiena che afferra la treccia della bimba che corre; Nello stesso D verde:
il profilo di un grassone con grande naso col sigaro in bocca; Nel D arancio: per il cappello a punta mi
ricordano due alchimisti che suonano uno strumento magico;Quelle sfere rosa mi ricordano l’interno
degli organi femminili … Non so come si chiamano
Tav. X :5”:
Due pompieri che corrono verso
DDdbi, M, U, originalità +
la tour Eiffel
D, F+, ogg.
Un uomo con la sua ombra
D, M-/rimossa/CF, U
Un reuccio malvagio
DDbi, M/CF, U/ Occhi
(?) Pompieri: Dd grigio superiore il casco, DDbi inf. volto, D rosa il corpo del pompiere in tuta che corre; tour Eiffel: D grigio superiore: punta e traliccio della torre; D arancio + D marrone laterali inferiori;Reuccio: D verdi i baffi, il Dbi volto, D gialli occhi e margine inf. D blu la corona: ha occhi gialli, cattivi.
Scelta preferenziale +: la V, Batman è il mio eroe preferito.
Scelta preferenziale -: la VIII, mi fa molto senso
Interpretazione dei dati.
Soggetto caratterizzato da facoltà logico-superiori superiori alla media e ottime capacità elaborative. Al protocollo appaiono segni serie di risposte con qualità logico-formali a volte eccellenti (G secondarie, originalità +) Tuttavia i segni di adattamento sociale (D sottodeterminate e qualità delle risposte cinestesiche) rivelano una socializzazione superficiale ed adesiva, a volte impedita da processi di identificazione compromessi, che risultano dalle numerose M degradate. Il T.R.I. dilatativo con preponderanza di C e CF > FC, denota una grande impulsività e carenti capacità di controllo. Si evidenziano numerose atipicità percettive, in particolare la rottura di Simmetria, la mancanza di Ban in Tav. V e le numerose eccentricità e alterazioni, veicolate da percetti degradati, quali le risposte sessuali e anatomiche o le astrazioni al limite dell’attività delirante. Due peculiarità definiscono la diagnosi il protocollo. La prima relativa alle numerose risposte Reflex. che evidenziano una fissazione narcisistica patologica. La seconda trasmessa dalla sovrabbondanza delle risposte “Occhi” , fondate su un’eccessiva sospettosità e da profondi vissuti paranoidei-persecutori. Si evidenzia anche uno Choc sessuale in Tav. VI di tipo istrionico isteroide. Non compaiono segni di reazioni depressive di alcun tipo.
Diagnosi:
Si evidenzia una struttura di personalità caratterizzata da grande vulnerabilità, scarsa empatia , risentimento verso l’ambiente sociale e familiare e notevole esibizionismo. Si delineano anche nuclei paranoidei conseguenti a tali vissuti di rivendicazione, amplificati dall’abbandono della compagna. Questi elementi conducono a configurare un Disturbo Narcisistico di Personalità.
Prognosi:
Se non adeguatamente trattato, si prevede un’involuzione progressiva delle facoltà logico superiori e un intensificarsi dei vissuti di persecuzione che condurrebbero il soggetto ad incrementare l’uso di cannabis, giungendo con molta probabilità al ricorso di sostanze psicotrope maggiori.
Pier Luigi Bolmida ©
Note:
(*) Pier Luigi Bolmida: Seminario di Formazione ai giovani Archeologi (Campo Archeologico, Corso di rilevamento e analisi sull’Arte rupestre della Valcamonica 2013, 21 Luglio – 3 Agosto)
1 – Il vocabolo “azzardo” deriva dall’arabo az-zahr: “dado”. Sono stati rinvenuti aliossi cuboidi, ricavati da astragali di ungulati, a quattro facce, ognuna differentemente istoriata, collocabili nel tardo mesolitico. Sebbene gli aliossi fossero impiegati prevalentemente a fini rituali divinatori, esiste una concreta possibilità che potessero essere usati anche come veri e propri dadi da gioco, realizzando una commistione tra le due funzioni, quella sacrale di chiaroveggenza e quella profana ludica. Ciò permette di dedurre che già a Gerico, probabilmente la più antica città del mondo finora conosciuta, si potesse giocare d’azzardo (12.000-10.000 a.c.). È presumibile che la “ludopatia” si manifesti a Tell es-Sultan Jericho durante il Natufiano Epipaleolitico (forse molto prima) e che tale condotta sia di natura costitutivo – ereditaria ma non indipendente dai fattori ambientali e culturali, ossia si origini dall’incontro tra i derivati innati dell’allucinazione primaria con la capacità evolutiva acquisita di produrre oggetti e beni “concupibili” (semi, frutti e ortaggi, armenti, ornamenti e manufatti), da procacciarsi tramite la ripetizione compulsiva di sequenze ritualizzate, rette dall’onnipotenza del pensiero magico, e costitutive dell’attività ludopatica. Sono sostenuto in quest’asserzione dalla brillante analisi di D. Morris (“La scimmia nuda”, 1964) che considera il Sapiens caratterialmente ludens per neotenia: «l’Uomo gioca sempre, gli altri primati solo nell’adolescenza». È dunque possibile portare a conclusione la celeberrima frase di A. Einstein: «Dio non gioca a dadi» ma da millenni l’Homo tenta di giocare agli aliossi con il Soprannaturale, non riuscendovi mai.
2 – Il problema è infatti risolvibile soltanto in termini metapsichici e non a livello diagnostico.
3 – L’unico caso di clochardismo certificato di cui ebbi a occuparmi in ambito ospedaliero nel 1979, riguardava un docente di astrofisica dell’Università di Parigi, un uomo d’intelligenza e cultura sbalorditive.
4 – Inviato nel dicembre 1997 dall’Università di Torino a Oporto in occasione della Conferenza Mondiale sulla Sessualità Umana, ebbi modo di conoscere due psichiatri svedesi che m’informarono dell’insuccesso della castrazione chimica effettuata su pedofili: il procedimento provocava nei soggetti una sequela di tumori e squilibri psichici tali da risultare insostenibili per la Comunità, dato il loro enorme costo finanziario, e fu per questo sospeso.
5 – Ai “Nipoti della droga” occorre aggiungere i “Nipoti della guerra”, i “Nipoti dell’inquinamento” i “Nipoti degli abusi” e tutti gli altri figli politraumatizzati di ogni tipo: forse i Redattori del DMS VI non hanno tutti i torti nel considerare statisticamente ‘normali’ tali patologie. Forse è proprio il Sapiens S., fin dal suo apparire, che si struttura tramite «aggregati casuali di microtraumi filogenetici auto organizzati co-pulsionalmente in un contenitore ontogenetico drammaticamente vuoto» (Cfr.: Q. Zangrilli: “La vita: involucro vuoto“, Borla, Roma, 1993).
Pier Luigi Bolmida, Specialista in Psicologia Clinica e Patologica, Università Paris V, Formatore in Psicodiagnosi presso le A.A/S.S./L.L. della Regione Piemonte
Nel 1976, in occasione del suo Dottorato di ricerca, partecipa come rorschachista all’équipe della Clinica S.Anne de Paris diretta dal Prof.Pichot alla messa a punto dei Sali di Litio per la cura delle Depressioni Unipolari
Viene nominato nel 1984 presso le U.S.L. di Torino come Formatore Responsabile di tutte le Équipes per la diagnosi dei disturbi mentali e tossicodipendenze
Nel 1986 introduce ufficialmente l’uso del Test di Rorschach in Psichiatria forense, dove verrà regolarmente utilizzato nei casi di separazione legale, abusi e violenze su Adulti e Minori, e nella valutazione precoce del pericolo di Tossicomania in soggetti pre-adolescenti e adolescenti.
Il Dott. Bolmida si è spento a Torino nel dicembre 2020