In questi giorni è stata comunicata la notizia che presto sarà possibile procedere alla gestazione dei bambini all’interno di un utero di materiale non biologico (vetro od altro). Cioè l’ovulo fecondato si svilupperà fin dall’inizio in un contenitore non umano. Una scoperta inevitabile come inevitabile prima o poi sarà la scoperta del controllo dei processi che presiedono al ricambio cellulare con le conseguenze che tutti si possono immaginare: per esempio l’eliminazione di quella malattia che noi chiamiamo morte. Le conseguenze sono difficilmente immaginabili. Non è però impensabile che quello sarà il momento in cui l’essere umano si rivolgerà alle grandi migrazioni spaziali. Certo, e mi riferisco alla notizia che riguarda la gestazione, l’interazione con un contenitore non umano, metterà a dura prova le nostre ipotesi psicologiche. Dal punto di vista delle fantasie inconsce mi sembra sia uno sviluppo estremo dell’idea che porta l’essere umano a stabilire l’origine di se stesso in un atto creativo compiuto da un essere esterno quindi divino che crea l’uomo a sua immagine e somiglianza (meno l’attributo dell’eternità) e crea poi dall’uomo la donna che in seguito avrà il compito del contenitore all’interno del quale si sviluppa il frutto del concepimento.
Se si elimina la funzione femminile di contenitore si mina alle radici l’imprinting uterino e quindi la funzione della donna come protonucleo psicobiologico di tutti i rapporti umani successivi. Tanto più che prima o poi non sarà impossibile produrre un intero essere umano a partire da una qualsiasi cellula che contenga del DNA umano.
Questo ragionamento che sembra astratto di fatto apre una serie di problemi così ampi che se non fosse per l’ipotesi micropsicoanalitica (di cui farò cenno fra poco) il concetto stesso di psiche sarebbe messo in dubbio; e ci troveremmo a dover perdere non solo la psicologia ma la maggior parte delle scienze umane. Per fortuna anche la scienza, se la si studia in una prospettiva epistemologica nella sua genesi, contiene una buona parte di fantasia ed è per questo che io posso permettermi di continuare il lavoro di ricerca micropsicoanalitica senza cedere a certi sottopensieri autocritici iper-cartesiani che mi dicono: i tuoi ragionamenti sono simili a quelli degli sciamani di tutti i paesi. D’altra parte se migliaia di individui ed io fra questi si occupano di scienze della psiche, in un senso particolare, e di scienze umane, in una prospettiva più generale, ci sarà bene una ragione?
Si potrebbe dire che la ragione è solo quella che ci si pone il problema e poi si tenta di risolverlo, il fatto è che non siamo noi a porci il problema ma è esso che si presenta. Esempio tipico: “perché io non posso volare e lui (un uccello qualsiasi) può?”.
Anzi non è nemmeno così che il problema si pone poiché esso accade nel campo molto più semplice dei tentativi di imitazione. Il signor Uccello apre le ali le batte e vola, il signor Antropoide salta batte le braccia e se non è a un altezza modesta cade e rischia di aver dei danni irreparabili. Uccello fa una cosa che Antropoide vorrebbe fare ma non ci riesce per semplice imitazione. Tuttavia il signor Antropoide ha in se un gruppo di funzioni che gli permettono di proseguire il tentativo anzi di tramandare tutti i tentativi (o quasi) che altri fanno, fino a rendersi conto che per soddisfare il desiderio di volare egli deve amplificare le sue possibilità naturali e costruirsi delle protesi. Delle ali artificiali sempre più complicate che tuttavia non saranno sufficienti sino a che non avrà inventato un sistema di propulsione che amplifichi le energie naturali che egli possiede : ha così inventato l’aereo.
Ha quindi realizzato un desiderio e nel contempo si è costituito come residuo un mondo fantastico in cui questo tema del volo è diventato il punto centrale e che tuttavia è messo in un deposito seminascosto, per non essere troppo ingombrante per gli altri tentativi.
Nel frattempo il nostro signor Antropoide ha costituito un’interpretazione del mondo in cui ci sono esseri che stanno in cielo ed altri che stanno in terra. Quelli che stanno in cielo non sono raggiungibili, e chi cerca di farlo, per esempio Icaro, cade e muore perché la creatura che stà, naturalmente, in cielo e quindi è dio, il dio Sole, gli scioglie la cera delle ali. La cera, l’invenzione principale che trasforma le braccia in ali modificando una disattenzione della natura e creando così un tipo di essere umano manipolato. Un problema che oggi, forse potrebbe essere risolto con un piccolo intervento di ingegneria genetica. La qualità della soluzione sarebbe diversa ma il problema che risolve, corrispondente al desiderio di essere uno che sta in cielo, cioé vola come gli dei-uccelli, è sempre lo stesso.
Un magnifico esempio di commistione tra pensiero mitologico e pensiero scientifico che poi è l’essenza interna di ogni teorizzazione metapsicologica. Un esempio di persistenza di un desiderio umano che continua ancora oggi cioé nel tempo in cui il problema tecnico del volo è stato risolto.
Lo scienziato credente e anche il non credente quando pensa o parla di “angeli” se li raffigura con le ali; siano essi angeli protettori oppure pericolosi come i vampiri.
Il fatto è che da qualche parte nell’essere umano è registrata l’esperienza onirica che soddisfa in modo illusorio il desiderio del volo : come tutti sanno in sogno si vola. L’ ectoplasma vola, e per le religioni più difuse continua a volare anche quando il corpo è morto. Se fosse vero i nostri sogni sarebbero il luogo dell’incontro tra i vivi ed i morti come del resto sostiene la psicologia popolare, e sia pur in modo epistemologicamente aggiornato anche la psicoanalisi quando sostiene (a ragione) che quando l’elaborazione del lutto inizia i vivi iniziano ad incontrare in sogno i propri morti.
E poi anche nella realtà esiste l’esperienza del movimento nel contenitore acquatico uterino che si può fissare in un’informazione sensorio-motoria che tradotta nei codici più complessi dei vari linguaggi produce le rappresentazioni oniriche dell’esperienza della fluttuazione in un mezzo simile a quello in cui avviene l’azione di volare.
Ora dato che tutti siamo d’accordo nel dire che quando tali pensieri ai vari livelli di formazione e di cognizione (inconscio, preconscio, conscio) si raggruppano in complessi che entrano in conflitto sono fonti di sofferenza, non vedo perché non dovremmo più occuparcene dal momento in cui il problema tecnico del volo è stato risolto. La curiosità di sapere come si svolge la vicenda della relazione tra i sentimenti espressi nei sogni di volo e quelli espressi nella costruzione delle macchine volanti ci rimane.
Io penso che questa curiosità di sapere, cioè questo istinto epistemologico, sia la psiche e che le variazioni della qualità delle spiegazioni sia la sua epistemologia. Tale epistemologia in cui si prende atto dei mutamenti della qualità delle spiegazioni si scontra con un’altra che è quella espressa in sogno in cui nulla muta.
Ecco perché anche se i bambini nasceranno in un contenitore di vetro, clonati da cellule qualsiasi, vale ancora la pena di occuparsi del mondo fantastico che ora si presenta alle verifiche micropsicoanalitiche sui temi delle esperienze e fantasie su base uterina. E’ probabile che quando la mamma sarà di vetro e cioè gli scienziati avranno realizzato almeno in parte le fantasie di autoriproduzione che provengono dalle loro cellule (che si autoriproducono) ve ne saranno delle altre in cui l’ontogenesi e la filogenesi saranno ancora più in contrasto di quanto siano oggi. Cioè l’esperienza filogenetica della mamma di carne entrerà in conflitto con quello ontogenetico della mamma di vetro: staremo a vedere.

© Nicola Peluffo