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La pulsione d’impossessamento è una delle nozioni meno definite in psicoanalisi. Come possiamo leggere sul Laplanche-Pontalis essa è un “termine utilizzato occasionalmente da Freud senza che il suo uso possa essere codificato con precisione”. 1

Freud in vari scritti (Tre saggi sulla teoria della sessualità, 1905 – La disposizione alla nevrosi ossessiva, 1913 – Pulsioni e loro destino, 1915) sembra intendere con questo termine una pulsione non sessuale, che solo secondariamente si unisce alla sessualità e che ha come fine ultimo il dominio dell’oggetto con la forza.
Per averne un’idea possiamo rifarci a quei giochi, così frequenti nell’infanzia, in cui il bambino domina con la forza piccoli animali (formiche, vermi, lucertole, gattini, farfalle, etc.) impedendone il movimento e soggiogandoli al proprio volere.
Il bambino gode del controllo totale sull’oggetto, ridotto a pura cosa, alla mercé della sua volontà.
Questa pulsione specifica può prendere varie direzioni: legarsi con la sessualità colorandone le sue attività (sadismo), andare incontro a processi di sublimazione (sport di combattimento), indebolirsi fino a lasciarne solo le vestigia, oppure fissarsi in modo netto ed improntare la sessuo-aggressività e la struttura caratteriale della persona.

Ritengo che in questo ultimo caso, nel sesso femminile, quando il piacere del dominio dell’oggetto diventi esclusivo, tale situazione giochi un ruolo determinante, ancora poco esplorato, nella frigidità. Non mi riferisco alla frigidità completa, che, come è noto, implica una totale anestesia sessuale, assenza di interesse sessuale, vaginismo, con o senza dispareunia (le donne che hanno questi disturbi di solito sopportano il rapporto sessuale solo se costrette dal partner), bensì alla cosiddetta frigidità relativa. In questo caso abbiamo ipoestesia vaginale, con sensibilità erogena limitata alla zona clitoridea, improvvisa e brusca interruzione dell’eccitamento subito prima dell’orgasmo, anche se il rapporto sessuale non appare spiacevole. Le donne che presentano questo tipo di frigidità anorgasmica sembrano insaziabili nelle loro esigenze sessuali e, se superano le loro inibizioni superegoiche, possono passare da un partner all’altro con la speranza (ahimé vana!) che una nuova esperienza possa portare l’agognato orgasmo. In casi rari l’orgasmo vaginale viene raggiunto esclusivamente in relazione a determinate fantasie, che assumono gli aspetti della coazione, di stupro, di percosse o di violenza.

In “La disposizione alla nevrosi ossessiva” (1913) Freud parla della pulsione di impossessamento a proposito della duplice relazione attività-passività.
Egli afferma che mentre la passività è spesso sostenuta dall’erotismo anale, “…l’attività è dovuta alla pulsione d’impossessamento in senso lato, pulsione che specifichiamo col nome di sadismo quando la troviamo al servizio della pulsione sessuale”.
Freud nei “tre saggi sulla teoria della sessualità” indica la muscolatura come supporto della pulsione d’impossessamento ed in effetti ho personalmente riscontrato, in molte donne che presentavano frigidità relativa, una netta inclinazione all’attività ginnico-sportiva, che viene erotizzata e finalizzata alla scarica, seppur parziale, dell’accumulo sessuo-aggressivo.
La pulsione d’impossessamento del bambino originariamente non ha come scopo la sofferenza altrui (come avviene, invece, nel sadismo); semplicemente non ne tiene conto (ci troviamo in una fase antecedente sia alla pietà che al necessario, preliminare, senso di colpa, che al sadismo). Il bambino trae semplicemente piacere dalla percezione del dominio sull’oggetto (godimento della salvaguardia narcisistica) e da fantasie di annientamento (riduzione a cosa inanimata) dello stesso.
Ipotizzo che una fissazione importante a queste modalità di soddisfazione pulsionale possa determinare un’impossibilità di rilassamento passivo, dovuta al mantenimento dell’attività e all’attenzione al dominio, conditio sine qua non per il raggiungimento dell’orgasmo.
Do per acquisite le altre importanti nozioni connesse alla genesi della frigidità (connotato incestuoso dell’atto, pulsioni omosessuali latenti, impasto pulsionale sessuo-aggressivo).

Vorrei, in questa sede, riferirmi a quella che posso definire “la sindrome di Circe”, così frequente in un certo tipo psicologico di donna contemporanea.
Circe, figlia di Elio e di Perse l’oceanide, maga dotata di poteri straordinari, godeva nell’attrarre con le sue grazie gli umani che poi trasformava in animali soggiogati ai suoi voleri.
Ho seguito in analisi diverse donne che posso riferire a questo tipo psicologico e tutte lamentavano una sostanziale impossibilità orgasmica.
Godevano prevalentemente della stimolazione clitoridea, spesso in posizione dominante sul maschio, conseguita per sfregamento, senza però raggiungere la scarica orgasmica. Donne avvenenti, suadenti come sirene, scattanti e muscolose, come va di moda ai giorni nostri.
In ognuna di loro l’analisi ha portato alla luce una incessante attività fantasmatica di dominazione dell’uomo. La fantasia centrale consisteva nell’ottenebrare, con la propria bellezza e le proprie arti amatorie, la volontà del partner, allo scopo, come più volte affermato, “Di farlo impazzire di desiderio fino a fargli perdere il senno”, per ridurlo ad un animale nelle proprie mani.
Donne in perenne attività, senza possibilità di sperimentare la passività necessaria al rilassamento, prerequisito per abbandonarsi al tuffo ignoto del piacere, dove ogni controllo si annulla.

Written by: Quirino Zangrilli © Copyright

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Note:

1  Laplanche-Pontalis, Enciclopedia della psicoanalisi, Laterza,1968.