Edipo

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(estratto della Relazione tenuta dall’Autore nel corso del XLVII Convivium: “Edipo tra mito e psicoanalisi”)

Avrete senz’altro notato che nel titolo della conversazione di questo Convivium c’è scritto Edipo e non già Complesso di Edipo.
E’ una scelta voluta. Il termine “complesso” ha creato non poche confusioni a proposito dell’Edipo poiché esso è stato deformato dalla vulgata.
Lo stesso Freud lo utilizza con varie valenze man mano che ne costruisce la teoria e, nel crogiolo della clinica, ne scopre le intime sfaccettature.
Certo è che nell’accezione popolare il termine “complesso” fa pensare ad una valenza patologica.
Nel dizionario Sabatini Colletti della Lingua italiana tra le varie definizioni del sostantivo ce ne sono due che fanno al caso nostro:
1 – “Situazione psichica, di origine inconscia, derivata da conflitti affettivi dell’età infantile che turbano un soggetto adulto e provocano in lui fenomeni nevrotici”  (quella che si è affermata a livello divulgativo per Edipo)
e
2 – “Insieme di elementi che interagiscono; totalità” (quella a cui vorrei portarvi stasera)

Cercherò difatti di mostrarvi, tra le altre cose, che Edipo-castrazione non sia una patologia, bensì un modulo di organizzazione ancestrale dello psichismo umano, senza il quale la società umana così come la conosciamo in occidente, ma non solo, non esisterebbe.

Ho scritto un dettagliatissimo articolo sul mito di Edipo dal titolo “Edipo: rappresentazione antropomorfica del conflitto vitale” in cui analizzo passo per passo il mito così come Sofocle ce lo ha tramandato. Potete prenderne visione sulla rivista on line “Scienza e Psicoanalisi”. Altri interessantissimi lavori sull’argomento sono stati scritti dalla dott.ssa Gioia Marzi e dal Dott. Pier Luigi Bolmida. Ma questa sera non parlerò del Mito, né dell’Opera letteraria. In fondo per Freud solo un pretesto.

Va detto, infatti, che Freud parlando di Edipo non voleva certamente prendere il posto dei critici letterari del tempo, pur essendo egli stesso un letterato di altissimo livello (sarà poi insignito, nel 1930, del premio Goethe per la letteratura a Francoforte, praticamente il più ambito premio letterario tedesco).
Freud scriveva per le classi colte del suo tempo e sapeva che, ancorandosi ad una delle più grandi e solenni opere letterarie dell’umanità, avrebbe meglio toccato le corde dei suoi lettori.
Non si vuole certo qui svalutare l’estrema importanza del mito (basta pensare alla sua universalità anche in contesti culturali lontani e diversi) come sedimento di esperienze filogenetiche universali. Ciò che mi preme però sottolineare in modo assoluto è che l’esistenza di Edipo-castrazione è stata e viene verificata puntualmente in centinaia di migliaia di osservazioni che si compiono nei laboratori scientifici che sono gli studi degli psicoanalisti. Il materiale relativo al desiderio di incesto ed al tabù correlato emerge sempre, potente ed inequivocabile, senza alcuna sollecitazione. L’osservazione reiterata ci costringe a prendere atto che esso sia una legislazione psicobiologica dell’animale umano.

Sono sicuro di rendergli giustizia se utilizzerò costantemente il binomio Edipo-castrazione poiché la componente del desiderio e quella del senso di colpa con annesso il terrore di castrazione sono inscindibili nell’Edipo.

Iniziamo allora il nostro discorso dalla definizione:

edipo Edipo-Castrazione

desiderio, spesso ma non solo, inconscio, di origine infantile (tre-cinque anni) di possedere sessualmente il genitore di sesso opposto e uccidere il genitore dello stesso sesso, in quanto rivale, sostituendosi ad esso. Tale desiderio attiva, per la legge del taglione, la paura di essere castrati, cioè colpiti nella fonte del desiderio.

E’ questa la definizione dell’Edipo positivo. In quella speculare il bambino desidera giacere/possedere il genitore del suo stesso sesso e liquidare il rivale eterosessuale che gli contende l’oggetto.

Il termine complesso deve essere inteso letteralmente come insieme di elementi correlati a questa fase evolutiva e tutti collegati tra loro: fantasie, desideri, angosce, conflitti interni e relativi meccanismi di difesa. Il piccolo Edipo si trova inserito in un sistema triangolare di relazioni sessuo-affettive regolate da desideri ed incompatibilità. La proibizione dell’incesto, impedisce l’intimità proprio con i primi oggetti d’amore. Il bambino è lacerato dal conflitto tra il divieto dell’incesto e il tumulto delle proprie pulsioni e con una serie di angosce connesse alle sue fantasie, consce e inconsce, di possedere l’amato e  di sbarazzarsi del rivale

In questa sede divulgativa vorrei occuparmi proprio degli aspetti pratici, delle curiosità che si animano intorno all’Edipo-castrazione.

L’inverosimiglianza di Edipo

Intanto la sua inverosimiglianza. Freud la sopportò lungo tutto l’arco della sua vita. Ai suoi tempi dire semplicemente che esistesse una vita sessuale prepuberale era come bestemmiare. L’agiografia cristiana dipingeva i bambini come emblema della purezza: “Lasciate che i bambini vengano a me…” diceva Cristo, riferendosi alla loro purezza d’animo.
odio In realtà chiunque faccia il mio mestiere sa quanto potenti ed attive siano le spinte istintuali sessuali ed aggressive dei bambini: basterà guardare gli atti di vero e proprio sadismo, più o meno efficacemente dissimulati, che esercitano i primogeniti sui nuovi venuti per rendersene conto.
O l’enorme passione di un bambino innamorato di sua madre o di sua sorella. Ripeto spesso ai miei amici che se i bambini avessero in mano il mondo e potessero agire indisturbati  i loro desideri il genere umano sarebbe estinto da un pezzo.
L’inverosimiglianza dell’esistenza di Edipo poggia sulla angoscia che l’ammettere in noi l’esistenza dei desideri incestuosi infantili genera.
Chissà quanti di voi hanno sognato, smarriti e stupefatti, di aver giaciuto con la propria madre o il proprio padre? Per non parlare della frequenza dei sogni di morte delle persone care!
E’ Giocasta stessa che ce lo ricorda nell’Edipo Re:
Giocasta consola Edipo, non ancora conscio dei suoi peccati, ma reso inquieto dalle parole dell’oracolo, accennando ad un sogno comune a molti uomini ma, secondo lei, privo di significato:

“Quanti, prima di te, nei sogni loro
Giacquero con la madre! Ma la vita
Per chi vede in quest’ombre il nulla vano
È solamente lievissimo peso!

In verità l’oblio dell’epopea edipica è comune a tutti noi e da luogo al cosiddetto periodo di latenza che va dai sei anni all’esplosione della sessualità puberale: pressato da una terrificante angoscia di castrazione il bambino realizza una profondissima rimozione dei desideri incestuosi che spessissimo possono restare inconsci nel corso dell’intera esistenza.
A questo proposito varrà parlare anche del meccanismo dell’isolamento che consiste nel costruire un rivestimento isolante rispetto ad una presa di coscienza evitando le connessioni della consapevolezza con altri concetti: il risultato è che il soggetto sembra scemo. Tutti noi siamo letteralmente bombardati da informazioni sul cosiddetto “Complesso edipico”, Il fatto è che è vero sul libro, ma non nel mondo reale, è vero per l’amico, ma non per noi, è vero nei film ma non certo nella società.
Alla prima seduta di psicoanalisi intensiva una giovane analizzata aveva già toccato con emozione il ricordo delle sue spinte incestuose verso il padre: ella dice che aveva sempre saputo dell’esistenza di Edipo sul piano razionale ma credeva che non la riguardasse e poi aggiunge: “Vuol dire che ho avuto un desiderio sessuale nei confronti di mio padre? Non è possibile, provo angoscia, vergogna, non vedo più niente. E’ come uno shock. E’ quasi come se mi fosse venuto un conato di vomito quando l’ho detto. Una sensazione strana e brutta. Ho un’angoscia enorme, una sensazione di disgusto di me stessa della scena, di questo pensiero. Ma al tempo stesso è come se finalmente tutto questo disgusto mi desse la prova che è così. Lo sento proprio. E’ reale. E’ come se ai ricordi che ho ora si aggiunga questa consapevolezza, e quindi tutto cambia. La consapevolezza di aver provato questo sentimento, di esserne stata in grado. Comunque è sofferenza perché l’immagine mi disgusta. Penso a tutte le volte che ho fatto questo pensiero e non lo sapevo.”.
Con la sua consueta efficacia Freud scrive: “Davanti alla persona in cui si è adempiuto quel desiderio primordiale dell’infanzia, indietreggiamo inorriditi, con tutta la forza della rimozione che questi desideri hanno subito da allora nel nostro intimo. Portando alla luce nella sua analisi la colpa di Edipo, il poeta ci costringe a prendere conoscenza del nostro intimo, nel quale quegli impulsi, anche se repressi, sono pur sempre presenti”. (S. Freud, L’interpretazione dei sogni, Opere, 1899)

In due articoli apparsi su “Scienza e Psicoanalisi” “Se questo è amore” e “Sessualità umana, impotenza e frigidità. Inquadramento psicodinamico” ho messo in risalto la deleteria influenza che la fissazione incestuosa determina nella vita affettiva dell’adulto: se la fissazione alla madre/padre non si scioglie fisiologicamente e la libido non riesce a dirigersi su altri oggetti non familiari l’interdetto tabuico dell’incesto renderà impossibile la vita sentimentale del soggetto, e l’esercizio di una vita sessuale gratificante sarà letteralmente impossibile: il sabotaggio dell’atto, cioè l’impotenza, ci difende dalla messa in atto del peccato mortale.
L’inconscietà di Edipo-castrazione è la raffigurazione della inconsapevolezza nella quale, per l’adulto, l’intera vicenda è sprofondata; e la costrizione dell’oracolo che rende o dovrebbe rendere l’eroe immune da qualsiasi colpa rappresenta il riconoscimento della inesorabilità del destino che condanna ogni essere umano a sperimentare il complesso edipico.

L’ambivalenza edipica

Un altro aspetto è quello che viene definito “ambivalenza edipica: la spinta aggressiva verso il rivale sarà certamente evidente a tutti voi osservando l’insofferenza, l’astio, a volte la rabbia furente fino al passaggio all’atto (dipende ovviamente dall’integrità dell’io) dei ragazzi verso il padre e delle ragazze verso la madre. Ma poi l’aggressività si allarga a macchia d’olio verso l’altro polo, quello precedentemente amato e desiderato: noi siamo dei reietti, l’indifferenza del genitore al nostro amore è una ferita lacerante e l’odio prende il posto dell’amore.
Siete medici? vostro figlio farà l’artista di strada! Siete artisti di strada? Vostro figlio farà di tutto per diventare medico, fisico nucleare o ingegnere. Consentitemi in questa sede un po’ di celia, ma quanto dico è reale.
Moltissimi dei comportamenti irrazionali ed autodistruttivi degli adolescenti e dei nostri giovani riposano proprio in quest’odio, non liquidato, che cova nell’inconscio. I giovani si fanno del male per punirci, scissi come sono tra un senso di illimitata onnipotenza proprio dell’adolescenza ed una spinta coatta alla differenziazione. Oppure l’odio si tramuta per formazione reattiva in una forma di devozione rigidissima e cerimoniale, altra forma di impotenza dell’esistere.
qui ci sarebbe una bella e simpatica digressione da fare sulla spiegazione della collocazione politica dell’essere umano, così come si è andata caratterizzando in occidente. Il comunista è colui che è fissato alla alleanza omosessuale dei fratelli contro il padre-padrone: la sua esistenza una coatta rivendicazione a prescindere. un odio inestinguibile verso il Grande. Si vuole affermare il regno dei pari, cioè dei fratelli, dove tutti siano uguali, dove cioè nessuno possa mai diventare come il Padre castratore. Ma l’odio feroce verso chi comanda fa si che sia praticamente impossibile sedersi sul trono: tanto è vero che, almeno dove viga la democrazia per il comunista la sedia del premier è una sedia che scotta: se ci si va per sbaglio bisogna lasciarla al più presto possibile.
E la destra? E’ occupata da colui che riesce a fare un’identificazione totale verso il padre, anzi più che una identificazione un rendersi prono al padre per ingraziarselo. La risultante è un’idealizzazione acritica e totale verso il leader di cui si condivide la grandezza.
Ecco, sono riuscito a scontentare tutto l’uditorio!

diverso Per non parlare, tornando ai meccanismi di difesa contro le pulsioni incestuose, delle inspiegabili forme di allontanamento geografico o dell’attrazione verso soggetti con fenotipi e culture diversi! Lì il meccanismo rassicurante contro-fobico è: “è diverso, non può essere mio padre!”.

Nel normale sviluppo psicosessuale l’essere umano riesce ad attenuare la sua fissazione all’oggetto incestuoso, facendo dei primi spostamenti progressivi, per esempio dalla madre alla maestra, poi la compagna di banco e così via, riuscendo dunque ad attenuare i sensi di colpa e la necessità di condotte di espiazione. Ma la struttura triangolare dell’Edipo rimane agente per tutta la vita.
Ascoltate questo materiale:

“Mi è venuto in mente un fastidio misto a felicità che provavo: vedere mamma e papà che si abbracciano o si baciano. Da una parte ero felice dall’altra avevo un po’ di gelosia, non so.

Anzi da piccola era quella la scena che mi faceva scattare la voglia di abbracciare o baciare mio padre: se non vedevo quelle scene non avevo la spinta.”

Analizzando questa situazione la paziente avrà presto la possibilità di evitare di costruirsi relazioni in cui la rivale è sempre in agguato e la si ricerca anche quando non c’è, finendo spesso per crearla e trovarla.


Nel frattempo le pulsioni pre-genitali, prima sparpagliate su più fonti ed aree erogene, iniziano il loro faticoso percorso di confluenza sui genitali anche se delle isole, più o meno importanti, di fissazione libidica rimangono sulle zone erogene investite in precedenza, fenomeno che ad esempio alimenta i cosiddetti preliminari dell’atto sessuale e anche divertenti variazioni sul tema.

L’Edipo come sortita dal Narcisismo

Gli studi di Nicola Peluffo ci hanno mostrato un fenomeno sconcertante: il vero desiderio inconscio dell’essere umano è quello di riprodursi per clonazione (di fatto ci stiamo materialmente arrivando e le prospettive appaiono imprevedibili)

Il progetto di clonazione, anche quello scientifico, è stato potentemente alimentato dall’elaborazione secondaria della fantasia di  riproduzione per scissione, cioè dal desiderio di creare un essere del tutto uguale a noi stessi (i film di fantascienza ne sono pieni).
E’ una fantasia che si appoggia ad un nucleo primario di fissazione narcisistica, quindi psicotico.
clonazione Se le cose restassero in questo modo e non venissero modulate ulteriormente probabilmente saremmo una specie formata da individui psicotici.
Quando noi diciamo che l’Edipo è l’amore del bambino verso il genitore di sesso opposto, e contemporaneamente la rivalità con il genitore dello stesso sesso, diamo una rappresentazione antropomorfica del conflitto fra i due sessi.

Il vissuto dell’essere umano è il seguente: io mi accorgo di non essere completo, di non potermi riprodurre da solo, di non poter riprodurre un essere identico a me. Allora cerco tra le persone con cui posso entrare in contatto quella che mi consenta di riprodurmi. Perché io, in quanto cellula, ho nel mio psichismo la fantasia onnipotente dell’autoriproduzione identica. Certo, unirmi alla persona che ho scelto, genera un conflitto ed attiva delle difese perché tale persona non è identica a me.  La mia tendenza sarebbe in realtà quella di investire verso un oggetto identico, un gemello, o comunque un essere del mio sesso. E’ per questo che l’omosessualità non si presenta solo come perversione ma anche, ed è peggio, come fissazione ad una fase narcisistica dello sviluppo filo-ontogenetico. L’accettazione dell’unione riproduttiva, con un essere del tutto diverso da noi, anche dal punto di vista morfologico, implica l’accettazione dell’opposto. La penetrazione del terzo nell’universo fusionale tra madre e feto e tra madre-lattante è indispensabile per uscire da una condizione narcisistica semi-autistica. E’ da questo punto di vista che Edipo è un organizzatore vitale. Ci costringe a prendere atto della presenza e della diversità dell’Altro e, quel Complesso, inteso come insieme di elementi in cerca di equilibrio più o meno stabile, a cui diamo per convenzione il nome di Edipo-Castrazione, è il nucleo fondante della spinta sociale.

La Castrazione

Termino, dato il poco tempo a disposizione, con alcune riflessioni sulla castrazione. Il vissuto e la paura terrifica della castrazione e quella speculare dell’assenza del fallo nella donna non sono solo responsabili di larga parte dell’impotenza sessuale nel maschio o della frigidità femminile. Esso è talmente profondo che riesce a paralizzare la vita stessa dell’individuo che cerca praticamente di scomparire dalla scena. Molte condotte di sabotaggio dei propri tentativi vitali sono dei tentativi inconsci di perdersi nello sfondo, di non esistere, di non apparire, di non essere visibile.
Quando il bambino “sfida” il genitore, poiché gli contende la donna, si compie un confronto tra armi: le spade dei duellanti sono i rispettivi peni.
Ora immaginate le dimensioni del pene di un adulto in erezione e quelle del pene di un bambino di tre anni.
Non solo, dato che il desiderio completo dell’Edipo è quello di sbarazzarsi, uccidendolo, del rivale, immaginate un bambino di tre anni (età dell’esplosione di Edipo), alto statisticamente 92-94 cm, del peso di circa 15 Kg, che combatte per uccidere con un essere alto il doppio di lui che pesa 5-6 volte più di lui.
E’ come se un adulto dovesse lottare con un animale alto 3 mt e mezzo (cioè più del soffitto dei nostri appartamenti) che pesa 350/450 Kg. Non so se mi spiego: come affrontare a mani nude un orso Grizzly! O meglio un Ciclope, gigante con un solo occhio, esattamente l’aspetto di un pene adulto, dotato di un unico occhio, l’orifizio dell’uretra.

Dato che nell’inconscio il tempo non esiste ed i vissuti rimangono intonsi fino a che non possono arrivare al livello della coscienza ci possiamo rendere conto di quanto paralizzanti possano essere le paure di chi ha una fissazione edipica totale. La paura speculare nella donna è quella di smembramento/disintegrazione dato che la sfida è con la madre che ci ha contenuto e fatti materialmente: la fantasia è che come ella ci ha fatto ci possa tranquillamente  liquefare o ci possa privare dell’apparato riproduttivo.
Il confronto tra i peni è il vero motivo del diffusissimo vissuto di avere un pene piccolo che affligge tantissimi uomini in realtà normali: di fronte al ciclope è e rimarrà sempre una piccola cosa.

© Quirino Zangrilli
Commento grafico di Luca Zangrilli

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