L’ospedale di notte è l’unico punto di riferimento per la sofferenza umana.
Quando dormono i servizi, gli uffici, le parrocchie, i centri sociali, gli ambulatori della medicina di base e anche i parenti, non restano che gli ospedali, eredi, del resto dell’antica funzione di ostelli svolta dai conventi.
Di notte la sofferenza sembra più intollerabile e molti, che hanno retto nella giornata sperando di farcela, o che hanno già consultato i referenti sanitari abituali, una volta soli, nell’impatto con i fantasmi del buio, non tengono.
Allora il pur respingente, impersonale Posto di Soccorso resta l’ultima spiaggia, il lumicino nel buio, come viene raccontato nelle fiabe di bimbi.
E molti giungono con questo spirito sotteso: di essere accolti, sostenuti, ascoltati.
Sono gl’insonni.
Nel disturbo bipolare di tipo maniacale sono possibili lunghe fasi di benessere intercritico durante le quali i pazienti, specie se giovani, sono efficienti e validi. Una giovane di questo tipo giunse in ospedale alle 4 di notte perchè insonne e qui spiegò con grande lucidità la sua paura: che quell’insonnia fosse il prodromo della sua vecchia malattia. Non poteva però curarsi perché il suo medico le aveva faticosamente sospeso i farmaci: si rivolgeva quindi all’ospedale per quel dubbio e non per la malattia. La giovane aveva ragione: dopo poche settimane ebbe una crisi
Un’analizzata che soffriva di attacchi di panico necessitò di un’intervento d’urgenza, una seduta notturna, come talvolta in micropsicoanalisi può capitare di fare.
Analogamente a come può intervenire il medico di pronto soccorso, la situazione consentiva di affrontare il vissuto esattamente mentre si verificava, nel pieno dell’insonnia e dell’angoscia, ricco di tutte quelle sfaccettature che minuto dopo minuto, associazione per associazione, quasi scalpellando la “cosa” si potevano evidenziare.
“La compagnia!” diceva la donna, “Non posso dormire perchè lui non è di compagnia.;è venuto per me e poi si addormenta! Chiude gli occhi e via! E io sono sola.” partiva così la consueta sequela del panico che tante volte l’aveva portata proprio al Pronto Soccorso alla ricerca di quella malattia che l’avrebbe portata certamente a morte.
Senza inoltrarsi nello specifico del caso, l’occasione ci offre uno spaccato della comune osservazione di tanti bambini che hanno difficoltà a dormire e richiedono rassicurazioni; in particolare si angosciano se la mamma si addormenta prima di loro e la scuotono e piangono.
L’insonnia colpisce una popolazione che sfiora il 40% del totale ogni anno e che si estende dalla competenza medica a quella psichiatrica, a quella psicologica e tossicologica senza escludere le condizioni fisiologiche nelle quali essa è presente senza altri disturbi evidenti.
DOPO il parto:
Un tipo d’insonnia fisiologica è descritta da alcune donne che godono peraltro di buona salute e di un ritmo sonno-veglia normale. Ad onta della fatica del travaglio e della fase espulsiva propriamente detta, queste puerpere hanno un lungo periodo d’insonnia totale che sfiora le 24-36 ore.Comincia con uno stato particolarissimo di euforia iniziale in cui s’impenna la capacità di osservazione, l’attenzione è tesa all’ambiente, il pensiero corre vorticoso a tanti ricordi della vita che tornano colorati di tinte positive: si potrebbe dire un’insonnia ipomaniacale.
Ma nelle ore successive é descritta la sensazione di essere altrove, come di una parte del corpo staccata dal tutto: un disturbo di schema corporeo di qualità psicotica affrontato senza angoscia e, in genere, con mantenimento della coscienza del proprio stato.
Ora: l’altro se stessa, il bambino, è veramente altrove ed è da questa mancanza fisica che trae spunto il vissuto; il quale si modifica velocemente ancora una volta ed assume i primi toni di ansia e di insicurezza con le prime espressioni di pianto quali accenni della depressione puerperale.
Tutto questo nel breve volgere di ore insonni in persone sane, nell’impatto con un evento fisiologico: il parto.
Ma quale stato di allarme può indurre un tale distacco! Come di perdita globale, non solo del bambino, ma di se stessa-bambino. Insomma una minaccia per se stessi bambini: è interessante notare come questi movimenti di affetti e rappresentazioni siano la base sulla quale si specializzano le buone cure materne, ovvero per identificazione, introiezione e proiezione. Il sintomo,cioè, può essere visto come adattamento critico ad un cambiamento.
In una notte sola, terribile e completamente insonne, si verifica la famosa “Conversione” dell’Innominato ne “I promessi sposi” di Alessandro Manzoni. L’Autore descrive per sommi tratti incisivi l’uomo violento, aggressivo e potente che vede sbriciolarsi in poche ore, nell’impatto con una vittima che chiede di morire, l’insieme delle sue certezze, dei suoi modelli. Passa egli stesso per il desiderio di uccidersi, anziché di uccidere, provando sempre un penoso senso di alienazione ( “non son più uomo io?..Chi diavolo mi é saltato addosso?”). Infine il dubbio della morte terribile, quella dell’anima, lo porta alla conversione:
“E se c’è quest’altra vita? ..a un tal dubbio , a un tal rischio gli venne addosso una disperazione ancora più nera, più grave, dalla quale non si poteva fuggire nemmeno con la morte”. Una paura totale.
In fondo la stessa fine che la vittima aveva chiesto per sè stava per essere attuata dal carnefice su di sé: è un’identificazione ben nota.
Gli esseri umani trascorrono la vita in tre stati completamente diversi: la veglia, il sonno REM e il sonno Non REM e i meccanismi che determinano i vari stati son in gran parte regolati dalla Sostanza Reticolare Ascendente situata nel tronco encefalico e nel proencefalo. Esistono poi molte condizioni di passaggio fra le fasi, sia fisiologiche che patologiche.
Sul sonno Rem si è molto scritto: è quello ad attività bioelettrica e metabolica più simile alla veglia, è anche quello in cui si fanno per lo più i sogni.
E’ stato verificato che il sonno fetale è costituito dalla quasi totalità i sonno REM, quale specializzazione della attività bioelettrica di base delle cellule che si osserva nelle prime settimane dal concepimento. Vista la presenza di sonno REM negli animali omeotermi, nei quali la capacità riproduttiva del SNC è ridotta rispetto ad altri tessuti,
Jouvet sostiene che il sonno REM svolga una funzione di sviluppo prenatale e mantenimento post-natale della funzione cerebrale ; anzi ipotizza una sua funzione quale banca dei dati filogenetici con funzione di apprendimento . La percezione soggettiva dell’insonnia é variabile: ci sono persone che dormono abitualmente 3-4 ore e non si sentono insonni ed altre cui una riduzione da 8 a 6 ore di sonno genera angoscia e difficoltà di coordinazione e concentrazione.
Proust rientra nel primo caso: lui che era solito passare le notti lavorando, essendo asmatico e limitato nelle sue autonomie, era molto legato alla madre e in un’insonnia tenace lontano da casa, cominciò a scrivere La Recherche.
L’insonnia dunque può essere fertile, ma nella misura in cui la tensione aspecifica, cui per mancanza di sonno non si pongono soluzioni, riesca a trovare elaborazione.
Come ad esempio nel caso della seduta notturna precedentemente citata.
La sindrome da Apnea Notturna è una malattia recentemente molto studiata e: caratterizzata dal fatto che, impedimenti anche meccanici della respirazione durante il sonno profondo, determinano microrisvegli dei quali il soggetto è inconsapevole, ma che interferiscono con la regolare fasicità del sonno, in particolare nella fase REM.
Da qui parte un corredo sintomatologico inquietante che investe soprattutto il corpo: ipertensione, tachicardia, sonnolenza diurna, poliuria ed incremento delle malattie cardio e cerebrovascolari rispetto alla popolazione non affetta da tale disturbo, che presenta anche una mortalità più elevata. E questo solo per dare uno spunto di riflessione di come sia importante un sonno efficace quale modulatore dell’equilibrio psicosomatico.
© Gioia Marzi
La Dott.ssa Gioia Marzi è nata a Roma il 30 maggio 1952.
Psichiatra e micropsicoanalista, dal 1980 lavora presso il Dipartimento di Salute Mentale di Frosinone e, dal 2005, è responsabile del Servizio per i Disturbi Alimentari e Psicopatologia di Genere. Docente presso il corso di Psicologia e infermieristica in Salute Mentale – Modulo: Psichiatria – Universita’ La Sapienza – Roma. Ha una vasta esperienza di psichiatria forense in materia di violenze e abusi sulle donne e sui minori. Autrice di numerose pubblicazioni scientifiche, collabora con la rivista Scienza e Psicoanalisi curando la rubrica di psichiatria dal 1999.
Esercita a Frosinone e a Roma dal 1985.