Sommario
“ Bagliori” di Giovanna Ternavasio
Presso il liceo pedagogico Domenico Berti di Torino è stato presentato l’interessante ed originale volume di Giovanna Ternavasio – Bagliori dall’alba dei tempi a domani, edizioni Il Capitello. Nella parte conclusiva, questo bel libro riporta un’ intervista a tre rappresentanti della cultura contemporanea: il pittore Francesco Casorati, l’astrofisica Margherita Hack, il micropsicoanalista Nicola Peluffo. “Bagliori, dall’alba dei tempi a domani”- inserito in un progetto dal titolo “ Arte scienza psicoanalisi rispondono ai giovani “ indirizzato agli studenti del 1° anno delle superiori – è una sintesi dell’evoluzione dell’uomo dalla preistoria ad oggi.
Attraverso brevi biografie romanzate dei grandi protagonisti del passato, intervallate da riquadri di collegamento storico, questo testo (a tratti anche poetico) permette agli adolescenti di avvicinarsi a Mosè, a Pitagora, a Galileo, a Freud, ad Einstein, e ad altri capiscuola di diverse epoche e di vari settori del sapere, e cogliendoli nella loro quotidianità e nella loro tensione creativa, fa sperimentare ai giovani un modo di essere improntato ai valori del coraggio, della ricerca di soluzioni nuove, della libertà dell’uomo.
Letto individualmente o utilizzato in classe sotto la guida dei docenti, può essere un valido strumento di crescita stimolando riflessioni sui problemi dell’umanità e sulle tematiche che investono l’aspetto intellettivo, volitivo e affettivo dei singoli individui.
“Scienza e Psicoanalisi” ringrazia la Dott.ssa Ternavasio per aver concesso la pubblicazione dell’intervista al Prof. Nicola Peluffo.
L’Intervista al Prof. Nicola Peluffo
(parte comune)
Dalla preistoria a oggi l’umanità ha percorso un lungo cammino. Secondo Lei quale sarà il settore nel quale si verificheranno i maggiori progressi ?
1) Sul piano del processo primario, cioè nella dimensione a-spaziale e atemporale dell’inconscio non ci dovrebbero essere cambiamenti, se non quelli vincolati alla ripetizione e ai gradi di libertà che nel mutare delle forme della raffigurabilità e dell’intelligibilità, inserisce il caso. Secondo S. Freud la forza e la durata della ripetizione provoca nuovi inserimenti nell’es, e, dato che l’es è totalmente inconscio e si manifesta nell’inconscio, è possibile che le richieste dell’es creino nuove conflittualità per il momento impensabili.
Nel preconscio-conscio, cioè in una prospettiva storica, il progresso che mi auguro ci possa essere è una generalizzazione delle capacità di astrazione e quindi un avvicinamento ad un pensiero scientifico e concettuale che senza eliminare la poesia della natura, riduca le superstizioni ideologiche, cioè i deliri socialmente accettati, alla loro posizione di pensiero prelogico e patogeno, in modo da neutralizzarne la forza distruttiva.
Quali doti saranno di maggior aiuto all’uomo nel futuro? Quelle artistiche, quelle scientifiche, quelle psicologiche?
2) Se per scienza si intende lo sviluppo organizzato dell’istinto della ricerca, le “doti” di maggior aiuto saranno quelle scientifiche anche se i campi di applicazione artistico e psicologico non sono certamente trascurabili. E non sono trascurabili i tentativi onirici, i campi in cui da svegli o dormienti la fantasia fa valere le sue valenze creative.
Qual è il maggior pericolo che potrebbe incontrare l’umanità?
3) Prevedibili un’infinità, per esempio un asteroide. Da un un punto di vista generale, un progressivo irrigidimento degli schemi di assimilazione ed accomodamento che rendano problematiche le trasformazioni necessarie all’adattamento. In una prospettiva micropsicoanalitica il pericolo risiede in un irrigidimento eccessivo degli schermi iconici che possa provocare una diminuzione, oltre una soglia di sicurezza, della possibilità di mettere in atto nuovi tentativi. Tale impossibilità provocherà un arresto nelle trasformazioni e di conseguenza l’umanità sparirà.
Lei, che ha raggiunto obiettivi notevoli, saprebbe indicare in virtù di che cosa li ha conseguiti?
4) Questa domanda è simile a quella della parte specifica in cui mi si chiede “perché si è dedicato alla psicoanalisi”. Direi che mi ha spinto un istinto di ricerca che è iniziato dall’imitazione dei suoni degli oggetti, ai tentativi di collezioni di pietre, conchiglie, etc. sino, al liceo, alla passione per la filosofia presocratica, platonica e neoplatonica. E’ tuttavia una spiegazione riduttiva, ad ogni modo è così che sono arrivato agli studi di etnografia, folclore, preistoria,storia del linguaggio e della scrittura e poi a S. Freud (psicoanalisi) e a J. Piaget (epistemologia genetica). La formazione psicoanalitica e poi quella micropsicoanalitica sono state il naturale completamento di quel processo, così come l’esercizio della professione. La psicologia sociale e dinamica che ho insegnato per trent’anni all’Università di Torino, se non sapessi che tempo perso non ne esiste, e che la relazione con gli studenti qualche traccia l’ha certamente lasciata, direi : una perdita di tempo.
Secondo Lei è più felice una persona che vive naturalmente la vita spendendo la totalità della propria energia nel lavoro, nella costituzione di una famiglia e nella procreazione dei figli o una persona che si impegni fino in fondo per realizzare una vocazione?
5) Anche quella della famiglia è una vocazione. Anche se sembrerebbe essere una necessità. Una necessità è certamente la spinta alla riproduzione, che però non implica l’esistenza della famiglia. Le anomalie, cioè l’inibizione ad esercitare l’istinto di riproduzione della specie, sono un segnale patologico legato alla pulsione di morte.
Se non nascono bambini, da un punto di vista quantitativo il totale delle persone al mondo cambia poco è da quello qualitativo che cambia molto. Si conservano ammassi di cellule in putrefazione e si eliminano, le cellule nuove, i bambini, con anticoncezionali ed aborti. Sia chiaro che questa è una semplice constatazione. D’altra parte il culto della morte che non è presente nella Bibbia (l’Antico Testamento) è stato mutuato delle pratiche religiose egizie, introdotto nel cristianesimo e da li non si è più mosso.
Si tenga presente, quando si parla di “vocazione”, che nessuno chiama. Ciò che sembra una voce che chiama, sono solamente correnti di tentativi che, a seconda della situazioni, possono diventare sempre più probabili sino a fondersi in una forma riconoscibile e definibile. Per esempio la “vocazione” ad ascoltare con pazienza, neutralità e benevolenza, è una delle condizioni necessarie per diventare uno psicoanalista. Anche un confessore ascolta con pazienza, però giudica, condanna o assolve; lo psicoanalista è neutro ascolta e analizza; al limite, quando è necessario, fa qualche ricostruzione e qualche chiarificazione interpretativa.
Che cos’è una vocazione? Come può un giovane rendersi conto di possederne una ?
6) Ho spiegato ciò che intendo per vocazione. Un giovane non può, a priori, essere sicuro di averne una. Può solo desiderarlo. L’identificazione ai maestri farà il resto. La componente filogenetica è importante come si può verificare in certe famiglie, specialmente di musicisti o medici, orafi ed esperti artigiani in cui la frequenza del discendente che continua il lavoro dell’antenato è significativamente più alta che nella media della popolazione.
Lei ha fiducia nei giovani ? Qual è la loro forza ? Quale la loro debolezza ?
7) La forza psichica del giovane (non la forza fisica) è la stessa di quella del vecchio. La loro forza o debolezza è misurata dal grado di conflittualità tra i processi primari e quelli secondari. Per entrambe le categorie l’ostacolo maggiore alla libera trasformazione delle loro potenzialità in atti produttivi è costituita dalla coazione a ripetere. Cioè dalla necessità inconscia di rimettersi in situazioni umilianti, dolorose, fallimentari che alleviano i loro sensi di colpa per fatti, degni di espiazione, che non hanno mai commesso ma che derivano da traumi psichici filogenetici.
Non posso avere fiducia in nessuno perché i fatti si compiono o meno, per conto loro. Il consiglio che, tuttavia, posso dare ai giovani è quello di impadronirsi a fondo dei codici espressivi che rendono il pensiero raffigurabile ed intelligibile, e di costituirsi un solido sistema di definizioni su cui e con cui operare. La loro debolezza è quella di tutti: l ’ignoranza.
(parte specifica)
Perché si è dedicato alla psicoanalisi ?
8) Trovare il perché non è possibile. Per ciò che riguarda il come mi sono già, in parte espresso. Le strade che ho percorso, da un punto di vista sia culturale che esperenziale sono state tre: la psicoanalisi, la psicologia infantile, la ricerca epistemologica.
La formazione psicoanalitica, micropsicoanalitica ed epistemologica è avvenuta tutta in Svizzera. Nella prossima risposta continuerò questo argomento.
Secondo Lei, è corretto definire gli psicoanalisti “medici dell’anima” ?
Che cos’è l’anima per uno psicoanalista ?
9) Questa domanda viene rivolta sovente agli psicoanalisti. La risposta è complicata: medico è colui che cura, Freud era certamente un medico e ha cercato di trovare un rimedio che eliminasse o diminuisse la sofferenza in persone che erano portatrici di sintomi sine materia, cioè senza cause organiche riconoscibili. Per riuscire nel suo scopo ha cercato di unire gli insegnamenti di Breuer e dei grandi maestri dell’ipnosi (Charcot, Bernheim, Libeault, etc.) ai suoi studi di egregio sperimentalista della medicina, applicando alla psiche il metodo della scomposizione, cioè, l’analisi.
Ha scoperto così la psico-analisi (psychoanalyse) e ha potuto delineare una descrizione topico-dinamica e genetico-economica dell’apparato psichico. Cioè ha descritto la forma materiale e il funzionamento di un’entità indefinita: l’anima.
In questo senso la psicoanalisi è una ricerca che prosegue e la micro-psico-analisi ne è la continuazione, che esplora il dettaglio dell’apparato psicobiologico (come la micro-fisica per la fisica e la micro-biologia per la biologia, la micro-storia per la storia, etc.). Ad ogni nuova scoperta il concetto di anima viene meglio definito .
La psicoanalisi ha avuto considerazioni contraddittorie da parte della società. Perché alcuni tendono a non considerarla scientifica ?
10) Forse perché ha a che fare con “ l’anima “ o lo “spirito”; parole sospette per gli intellettuali che non ne conoscono il significato analitico.
Per quanto riguarda l’opposizione verso la psicoanalisi, come diceva Freud, lo studio analitico del proprio apparato psichico ingenera enormi resistenze. E’ comprensibile. Si disfa un’equilibrio instabile, nevrotico, ma pur sempre equilibrio. Se una goccia di sangue potesse esprimere il suo parere mentre viene analizzata, cioè scomposta nelle sue componenti elementari per verificarne la qualità e le proporzioni di combinazione tra codeste componenti, probabilmente si opporrebbe in preda ad un’angoscia di smembramento che le sembrerebbe irreversibile. Ecco perché sia l’individuo che la società si oppongono con vari mezzi alle prove di scientificità della psicoanalisi, pur subendo inconsapevolmente la legge della coazione a ripetere che porta al fallimento continuo dei tentativi più “nobili”, per esempio, quelli di ottenere la pace. L’umanità ha subito troppi traumi per poter rinunciare a cercarne degli altri.
La micropsicoanalisi, cioè il movimento di cui il dottor Fanti e Lei siete stati fondatori, si pone in linea di continuità o di rottura rispetto alla teoria freudiana? In che cosa si differenzia dalla psicoanalisi classica?
11) La micropsicoanalisi continua la ricerca di S. Freud. Le differenziazioni tecniche, salvo la seduta lunga, sono supporti pratici utili ma, teoricamente, poco significativi. La seduta lunga e frequente che studia a fondo la sovradeterminazione associativa (verbale e comportamentale) e il sogno è la vera novità. Il mezzo che permette l’approfondimento metapsicologico delle riflessioni di Freud. Freud, ha scoperto l’esistenza della pulsione di morte. La spinta coatta dell’essere umano a rimanere o a rimettersi, come stato di passaggio, in situazioni distruttive e di sofferenza, situazioni in cui la tensione è massima. Il Maestro, ha fatto dipendere questo fenomeno dalla profonda necessità della materia organica di ritornare alla pace dello stato inorganico. Per la micropsicoanalisi, questa necessità mortifera di stasi, è da ricercare nella spinta alla scomposizione totale della materia sino alle particelle elementari che si ricompongono, a caso, nel vuoto.
Una persona che si sia sottoposta a un’analisi è diversa da prima (dalle altre?). In che cosa ?
12) Una persona che porti a termine una psicoanalisi, ed a maggior ragione una micropsicoanalisi, è certamente diversa dal suo modo di essere pre-analitico e dalle altre persone.
La psicoanalisi elimina i conflitti principali e disattiva le coazioni a ripetere. In parole povere, il soggetto, può essere consapevole delle basi inconsce dei suoi pensieri e comportamenti quindi può fare quello che desidera quando e come lo desidera sempre in coerenza relativa con il principio di realtà.
La micropsicoanalisi avanzando oltre all’inconscio sino alle matrici energetiche e pulsionali dell’essere umano, lo mette in contatto con la sua filogenesi umana e animale (e oltre) e relativizza tutte le ideologie comprese quelle religiose, che riveleranno la loro componente animistica. In altre parole una micropsicoanalisi portata a termine permette la neutralizzazione delle fasi di fissazione filo-ontogenetiche che guidano i comportamenti regressivi mentali e comportamentali dell’individuo e della società, e da la possibilità all’essere umano di essere pienamente consapevole di se stesso, di operare nei limiti delle sue possibilità e di affrontare serenamente e neutralmente l’ineluttabilità attuale di certi fatti. Un’altra acquisizione fondamentale è quella di poter eliminare certe difese come, il diniego, la negazione, la scissione dell’io e quella dell’oggetto che assieme all’isolamento gli impediscono di prendere contatto con ciò che pensa, dice e sente e lo obbligano a vivere di proiezioni sugli altri; cioè di attribuire ad un nemico sociale, ad un avversario (il diavolo) la responsabilità di tutto.
Giovanna Ternavasio, nata a Canale (CN) nel 1953, si è laureata in Pedagogia indirizzo psicologico con una tesi dal titolo: “Il movimento psicoanalitico: alcuni aspetti del contributo femminile”.
Dopo aver esordito nel 1976 con un libro di letteratura infantile, si è occupata a lungo della formazione dei docenti, ha collaborato alla realizzazione di alcune collane integrative ad uso scolastico e pubblica i propri contributi psicopedagogici sulla rivista dell’Opera Nazionale Montessori “Vita dell’infanzia “.
Dirigente Scolastica del Circolo Duca D’Aosta, vive e lavora a Torino.