Impressioni astronomiche

Qualche tempo fa, dovendomi recare ad Alassio per lavoro, partii da Milano a notte ormai fonda e giunsi a ridosso di Capo S. Croce poco prima dell’aurora. Mi parcheggiai giusto in punta al promontorio, accingendomi ad assistere a uno degli spettacoli più belli del mondo. Pochi istanti dopo, infatti, dall’orlo scuro del mare si staccò una stellina, piccola ma molto luminosa, che lesta s’innalzava verso il centro del cielo. La lucina splendente si levava alta, trascinando con sé un bagliore rosato sempre più intenso che si spandeva soffuso, sciogliendosi nel mare come acquerello. Quando giunse al culmine della sua ascesa, il cielo ormai chiaro s’illuminò di un incendio sfolgorante, mentre il sole sorgeva fulgido e in fretta obbligava la stellina a interrompere la sua traiettoria, ricacciandola negli abissi profondi. A questo punto l’astro era senza avversari, unico dominatore dello spazio sidereo. Sentii nel profondo dei gangli spinali il mormorare di tutta la specie, che narrava, narrava e raccontava. Sotto di me Arasce respirava tiepido e lieve, nell’attesa del solito risveglio frenetico. 

Le animazioni della Gestalt

Riassumo in modo schematico quale sia la reale natura degli oggetti esaminati. Da una parte, un interrotto ma non constante susseguirsi di fusioni dell’idrogeno in elio – ogni altro vocabolo comporterebbe una strutturazione morfologica inesatta e fuorviante. Dall’altra, un ammasso roccioso, vulcanico e torrido, di media grandezza planetaria, avvolto da una densa atmosfera di anidride carbonica, che riverbera le radiazioni delle citate reazioni termonucleari. Per pura combinazione (un caso di stocasticità relativa), il punto di vista osservativo dalla Terra interseca i movimenti orbitali dei due corpi, creando, per tale illusione ottica, un’invariante percettiva, all’interno della quale i fenomeni considerati assumono una configurazione prospettica altamente riconoscibile ed organizzata. In altre parole, all’intersezione dei movimenti di rotazione dei due corpi celesti, i dati visivi vengono  coordinati in un insieme che tende a stabilizzarsi in realtà fisica autonoma, cioè in una “forma”, in grado a sua volta di stimolare i recettori a percepirla come tale. Secondo la Gestaltheorie (Teoria della Forma), la percezione non è preceduta dalla sensazione, ma è un processo immediato che deriva dalla Gestalt 1 , come combinazione delle diverse componenti di un’esperienza reale attuale, influenzata dalle passate esperienze solo in quanto queste fungono da sfondo all’esperienza attuale stessa. La capacità di percepire un oggetto deve essere dunque rintracciata in un’organizzazione presieduta dal sistema nervoso centrale e non ricondotta ad un’ordinaria ed elementare immagine localizzata sulla retina. Per comprendere il mondo circostante, si tende, in funzione del principio economico di minimo sforzo psichico (la tensione tende allo zero), a identificarvi delle forme, secondo schemi che ci sembrano adatti e che sono stabiliti per imitazione, apprendimento e condivisione collettiva, seguendo i modelli o“stampi” imposti da Clan, Tribù, Società e Cultura. Attraverso simili processi si organizzano sia le impressioni sensoriali, sia la percezione e il pensiero, quindi le facoltà logiche e cognitive. Ciò avviene di solito in modo del tutto inconsapevole e automatico.

 Seguendo i presupposti teorici definiti da questa teoria psico-fisiologica, Sole e Venere nel loro continuo e coerente orbitare che li ripresenta in successione appaiata ed invariabile, costituiscono una Gestalt, un tutto organizzato d’impulsi luminosi che si stagliano su di uno sfondo, cioè una “buona forma”, che per brevità vorrei definire nei termini di: “Stella – stellina”. Raggiunto il necessario equilibrio, le caratteristiche dell’insieme tendono a conservarsi inalterate, senza richiedere alcun altro rinforzo o apprendimento e la costellazione di stimoli assume una costanza percettiva fondata sull’isomorfismo tra processi nervosi e meccanismi percettivi. Tutti questi fattori non sono tuttavia sufficienti ad esaurire di per sé la complessità del fenomeno: la struttura percettiva stabilizzata, infatti, tenderebbe per inerzia dapprima a staticizzarsi, quindi a degradarsi e poi a dissolversi all’interno di un universo indifferenziato di stimoli. Per la sua totale comprensione, occorre aggiungere un principio energetico, dinamico e propulsivo, che in modo costante e ripetuto trasformi la sclerosi dello “schema, ” nella plasticità di una “relazione” e la fissità di un ”insieme” nella complessità di una “classe”. In parole semplici, la Gestalt: “Stella – stellina” ritornerebbe spontaneamente al firmamento che l’ha ingenerata se non fosse continuamente percorsa dai processi di identificazione-proiezione che la animano fin dalla Preistoria più arcaica. Tramite l’elaborazione e la distribuzione del movimento pulsionale d’origine inconscia, l’illusione si trasforma dapprima in “rappresentazione”, poi in “percetto”ed infine in“concetto”. Espongo, a fini unicamente esemplificativi, una delle possibili serie di animazioni ottenibili dal passaggio dell’elemento pulsionale attraverso la Gestalt: “Stella -stellina”. Trattandosi di una rudimentale spiegazione basata su modelli elementari utilizzati da un dilettante in materia, mi scuso in anticipo per gli inevitabili errori storici e antropologici in essa contenuti.  2

 Stabilendo arbitrariamente un falso e presupposto punto d’origine che ignori tutta la Preistoria, in principio “Stella” ossia An(u), il dio del cielo sumero -che è anche Hai, Yah, Jah, Aah, Asher, Asar, HaSchem, Eloha, Aton, Adonai e Roveto ardente- si accoppia con “stellina”, la dea Inanna, che è sua moglie ma anche sua figlia, in grado di discendere agli Inferi e ritornare nel mondo dei Vivi; Inanna è strettamente imparentata con Lilith -o addirittura è proprio la stessa divinità pre sumera già congiuntasi con Adamo ben prima di Eva  – che in realtà è un demone che assume l’aspetto di donna “fallica” per abusare sessualmente degli uomini durante il sonno, privandoli dell’erezione tramite l’eiaculazione notturna – e che qualche millennio dopo prenderà le sembianze della Sfinge, la strangolatrice. “Stellina”-Inanna- Lilith diventa in seguito l’Ishtar babilonese, raffigurata col palo sacro, che è figlia del dio Sin, già congiuntosi con Hai a Har Karkom, e ne prende il posto per poi accoppiarsi col proprio figlio Tammuz e farlo precipitare negl’Inferi. Ištar, che gli Ebrei adoreranno all’inizio della loro storia, come è testimoniato nella Bibbia, impone prima l’auto castrazione ai propri sacerdoti e in seguito si  trasmuta in Iside egizia, che ricompone il corpo smembrato del fratello-marito Asar/Osir(ide) -tranne i genitali mangiati dal pesce di Ossirinco e mai più ritrovati- per trasformarsi nella cultura greca in Afrodite, nata dalla spuma del mare dopo che Crono ha castrato Urano, diffondendosi  in Anatolia nelle vesti di Cibele, il cui figlio-amante Attis si uccide autoevirandosi, ed infine si rinnova nella latina Venere, sposa di Efesto, lo storpio, scaraventato dalla madre giù dall’Olimpo. In una mutilazione parallela, la nostra “stellina” o “Stella del mattino” viene identificata con Prometeo, che si arrampica fino al cielo per rubare il fuoco agli dei, che lo precipitano negli abissi erodendogli le viscere; poi con Eosforo, la torcia di Eos, l’Aurora, che, sotto il nome di Phosporos, è un bambino nudo che corre reggendo una fiaccola e viene accecato dall’ira dei Titani, e preannuncia Edipo, anch’esso storpio, che si acceca da solo, dopo essersi scontrato con Lilith/se stesso nelle apparenze della Sfinge. Quindi i Romani rinominano “stellina” portatrice di Luce, o Lucifer(o), dapprima cherubino, che successivamente viene associato col Satana di Giobbe, che però è l’antico Samyaza, il ladro del Cielo, anch’esso castrato e scacciato dal firmamento. Più lineari e costanti appaiono le animazioni della Gestalt: “Stella – stellina” nelle culture degli Aborigeni australiani, come i “Yolngu” che si radunano per aspettare la comparsa di Venere, che chiamanoBarnumbirr e riveste, secondo la tradizione, lo stesso ruolo primigenio di Inanna permettendo  di comunicare con i propri cari defunti, nel suo eterno alternarsi tra il mondo dei Vivi e quello dei Morti. 3

     Come si può agevolmente cogliere da questa succinta e lacunosa antologia di personaggi che infondono dinamismo alla Gestalt, ognuna delle interpretazioni attribuite ai due stimoli luminosi originari, ovvero l’elaborazione dei processi di identificazione-proiezione soggiacenti, è variabile, differenziata e saldamente ancorata al tempo/spazio in cui la produzione immaginosa (fabula) viene formulata: in questo senso, costituisce una singolarità omogenea storico – antropologica ben organizzata e riconoscibile. L’unico elemento immutabile comune a queste vicende è il vissuto di castrazione (o se si preferisce, di amputazione, lacerazione o perdita di parti vitali) che permea costante tutte le rappresentazioni sceniche che transitano all’interno della Gestalt originaria. Un segno palese ed evidente del Trauma iscritto nella memoria inconscia della specie (Es), ovvero dell’ «interiorizzazione di perturbazioni catastrofiche» che pervade lo psicodramma sidereo costruito lungo i millenni dai meccanismi di difesa, ovviamente trans-generazionali, in quanto fuori dal tempo/spazio. L’interesse del fenomeno risiede nella natura essenzialmente visivo – rappresentativa delle fantasie qui esposte, il cui unico scopo è quello di convertire l’energia libera del trauma, attenuandone l’urto tramite la coazione a ripetere e il vincolamento – o “stereotipia 6 come scrive con grande proprietà ed esattezza N. Peluffo- operato dai fantasmi originari filogenetici, che, ricordo, sono: Scena primaria, Castrazione, Seduzione. In questo senso, tali formazioni stereotipiche agirebbero con funzioni di veri e propri “arti fantasma intrapsichici”, insorti in seguito all’insieme delle lesioni traumatiche subìte dalla specie, ponendosi come i protagonisti, senza eccezione alcuna, della rappresentazione scenica di ogni mito. In altri termini, gl’indiscutibili aspetti cognitivi, ed il loro patrimonio di informazioni trans-culturali oggettive, contenuti nell’intera Cosmogonia prodotta dalla Preistoria ad oggi, si fondano direttamente sull’elaborazione di dati percettivi oggettivi, commisti a elementi illusori di alterazioni oggi definite come resti diurni allucinatori, agiti psicopatici perversi e sintomi nevrotici (a seconda del terreno psichico), di trasparente natura aggressivo  – sessuale. Tutti questi derivati psichici sono programmati dalla coazione a ripetere durante l’attività onirica, costretta  ad operare un incessante deflusso dell’eccesso di tensione, causato dall’incrementarsi dei suddetti fattori traumatici connessi con il processo di ominizzazione. Per tale ragione, ogni nuova “gestalt” o schema che si viene a generare all’interno del Sistema secondario (Percezione – Coscienza) , per quanto prototipo originale, contiene intrinsecamente e indelebilmente in sé, riproducendola in modo puntuale, l’impronta, cioè: « la traccia che la motricità pulsionale lascia di se stessa nell’energetica dell’Istinto di tentativo»4
É per tale motivo che i simulacri di Lilith, Ishtar e Afrodite non si manifestano più nelle pietre istoriate o nelle effigi dei vasai ma attualmente sugli schermi a cristalli liquidi e in avvenire negli ologrammi tridimensionali: le due epifanie digitali sicuramente intervallate da qualche guerra più o meno globale e cruenta. È questo il progresso umano.

      Dal punto di vista epistemologico, risulta particolarmente suggestivo considerare come tutto lo sfrenato agitarsi di “Personaggi” immaginari e azioni teatrali altamente drammatiche – con il loro strascico di morte e distruzione reali – si fondi su di un’illusione percettiva stimolata dalle rivoluzioni gravitazionali dei due corpi astronomici sopra descritti: questo deporrebbe a favore dell’attribuzione della cura e governo degli affari umani ai Fisici Teorici e Astrofisici, i soli in grado di percepire, anche se solo parzialmente (pare solo per il 2 o al massimo 3%), la vera natura della Realtà che circonda, contiene e compone l’essere umano. Purtroppo, Fisici Teorici e Astrofisici sono quasi certamente troppo impegnati a calcolare le probabilità di trasferirsi su universi paralleli, dove tutti gli Aah si chiamino Albert e non giacciano con Lilith ma si corichino con Ipazia, al fine di generare una specie meno lesionata. Ma, naturalmente, questa è la mia personale fantasia cosmogonica, sicuramente centrata sui processi di idealizzazione della Fisica, che in ogni caso permane il prodotto intrapsichico più evoluto mai generato dalle facoltà logiche astratte.

Tributo a un pensiero innovatore

La struttura di questa mia narrazione si origina dallo sviluppo associativo e si fonda sull’elaborazione personale, scaturiti entrambi dalla lettura della seguente frase, scritta dal Prof. Nicola Peluffo quasi un anno fa: «L’Immagine tende alla stasi, cioè alla linea, le sfaccettature dell’immagine costituiscono un insieme di punti che tendono a mantenere la stasi, cioè la forma; il Personaggio coglie questi momenti di stasi, ma non può mantenerli, poiché raccoglie anche il movimento. Quindi il Personaggio è la sfaccettatura in movimento dell’Immagine che è relativamente statica». 4

     Effettivamente, non si tratta di una semplice espressione verbale ma di una vera e propria equazione differenziale a derivate multiple, in cui sono inscritte innumerevoli possibilità di risoluzione, ognuna delle quali porta a comprensioni sempre più ampie e complesse di quella che Freud definì in termini di “Realtà psichica”. Per giungere a questi fini di conoscenza, occorre, a parer mio, compiere alcune operazioni preliminari, quali prendere in considerazione la Gestaltheorie sugli schemi innati che regolano la costruzione della realtà percettiva, avere qualche nozione dell’ulteriore sviluppo piagettiano sulle costanze percettive, coordinare tutte queste informazioni con la metapsicologia micropsicoanalitica, con particolare riguardo alla costruzione dei tentativi psichici e psicomateriali, ed infine ricombinare il tutto con la teoria freudiana. Ad ogni modo, è quanto ho cercato di fare nel comporre questo mio personale omaggio, del quale ho intenzionalmente curato e messo in risalto soprattutto gli aspetti didascalici e divulgativi: sono intimamente convinto che all’interno della citata equazione sia tracciata anche tutta la struttura e la natura dell’Arte ma la soluzione di queste incognite contempla gradi di complessità talmente elevati che, per ora, ne riesco soltanto ad intravvedere i possibili sviluppi teorici. Un’ulteriore riprova del fatto che: «l’Inconscio è costituito da un’infinità di piani messi in contatto dalla continuità del vuoto».

      In ogni caso, terrei molto a mettere in risalto come, nel corso della sua opera, Nicola Peluffo sia riuscito ad unificare la teoria dell’Inconscio Cognitivo di J.Piaget con la teoria della Rimozione di S. Freud, tramite il concetto di Fissazione, in cui convergono le illusioni percettive primarie – quelle innate e quelle precoci, legate al sinctretismo – e le rappresentazioni inconsce che sottintendono il preconscio: un’impresa scientifica di enorme importanza.

      Dopo profonda meditazione, penso di poter concludere questo mio contributo e ringraziamento affermando in tutta serenità professionale che l’articolazione binaria costituita da: «Il passaggio dalla rappresentazione di un oggetto al Personaggio » 5   e «Le Steli e i Santuari come palcoscenico delle manifestazioni dell’Immagine» costituisce la sintesi somma del pensiero scientifico prodotto dal Prof. Nicola Peluffo: il mio augurio più sincero è che riesca ben presto a trasformare questa sua articolazione binaria in un “trittico”, la cui “terza pala” sia ancor più illuminante e profonda.

© Pier Luigi Bolmida

Note:

1 Con particolare riferimento alle percezioni visive, le regole principali di organizzazione dei dati percettivi sono:

  1. buona forma (la struttura percepita è sempre la più semplice);
  2. prossimità (gli elementi sono raggruppati in funzione delle distanze);
  3. somiglianza (tendenza a raggruppare gli elementi simili);
  4. buona continuità (tutti gli elementi sono percepiti come appartenenti ad un insieme coerente e continuo);
  5. destino comune (se gli elementi sono in movimento, vengono raggruppati quelli con uno spostamento coerente);
  6. figura-sfondo (tutte le parti di una zona si possono interpretare sia come oggetto sia come sfondo);
  7. movimento indotto (uno schema di riferimento formato da alcune strutture che consente la percezione degli oggetti);
  8. pregnanza (nel caso gli stimoli siano ambigui, la percezione sarà buona in base alle informazioni prese dalla retina). 

2 La Grande Enciclopedia Universale Garzanti, Garzanti Editore,S.p.A., Milano, 1999. 
3 Tratto da Wikipedia, la libera enciclopedia. 
4 Peluffo N.: «Le Steli e i Santuari come palcoscenico delle manifestazioni dell’Immagine» Pre-atti di : “Produrre storia dalla preistoria: il ruolo dell’arte rupestre”, XXIII° Valcamonica Symposium, Capo di Ponte, novembre, 2009. 
5 Peluffo N.: «Il passaggio dalla rappresentazione di un oggetto al Personaggio» In: «Scienza e Psicoanalisi», rivista multimediale, marzo, 2009. 
6 Peluffo N.: «La grafica dell’affetto» In:«Convegno di Psicoterapia Medica», Messina, aprile 2010.