La pandemia provocata dal virus covid-19 sta avendo enormi ripercussioni non solo nello stato di salute di migliaia di individui, ma sull’assetto psichico dell’intero genere umano. Mai prima d’ora un fatto che riguarda la salute ha avuto una simile copertura mediatica. Per ovvie ragioni non lo ebbe la  peste nera che devastò l’Europa dal 1347 al 1352, uccidendo oltre un quarto della popolazione, e l’epidemia di influenza spagnola che dal 1918 al 1920 contagiò 200 milioni di persone causando più di 10 milioni di vittime. 

Il web, i social, whatsapp, Telegram, insomma, ogni canale moderno di trasmissione di informazioni ci bombarda di notizie approssimate e sensazionalistiche spesso montate ad arte, drammatizzate oltre l’inverosimile, pur di ottenere visibilità nell’immenso magma dell’informazione planetaria. Il virus è ben più presente psichicamente che in sostanza. Per farsene un’idea basterà dare un’occhiata all’impennata della query “coronavirus” digitata su google proposta dall’immagine. E’ ovviamente la parola chiave più ricercata in Italia.

coronavirus google

 

 

 

Il virus nella filmografia e nella letteratura

Il virus ancor più del batterio ha da sempre affascinato la mente dell’uomo.
Basterà pensare alla marea di film e romanzi dedicati all’argomento. Farne una lista esauriente sarebbe impossibile. Ne citeremo alcuni anche grazie alle indicazioni dell’esperto (Alessandro Gallo – comunicazione personale). “Resident Evil” di Paul W.S. Anderson (2002) è sicuramente il più conosciuto tra i giovani (è tratto da un videogioco): il virus T, dopo aver sterminato gli scienziati che stavano lavorando alla sua creazione, tramuta gli umani in zombie mutanti. Dello stesso anno “Ventotto giorni dopo” di Danny Boyle: qui si scardina la consolidata immagine dell’imperfezione degli zombie: anziché trascinarsi goffamente, corrono!

In “The Road” di John Hillcoat (2010), tratto dall’omonimo romanzo di Cormac McCarthy, ci fa seguire le imprese di un padre (Viggo Mortensen) e un figlio in viaggio per gli Stati Uniti alla ricerca di un posto più pacifico. Una strana epidemia (di cui non viene apertamente mostrata l’origine) ha dimezzato la popolazione mondiale. I pochi sopravvissuti sono diventati cannibali in un clima di dispiegamento totale dell’aggressività umana.

In “Contagion” di Steven Soderberg (2011)  Gwyneth Paltrow muore dopo i primi sintomi di un’influenza. Come ai giorni del coronavirus la protagonista ha contratto un virus chiamato MEV-1 che colpisce polmoni e sistema nervoso. Il virus inizia a espandersi velocemente contagiando il mondo mentre si cerca una cura.
Ce ne sono decine di simili altrettanto famosi, più o meno riusciti, così come ci sono decine e decine di romanzi di fantascienza dedicati all’argomento.

Mi pare particolarmente interessante, e poi capirete il perché, “L’ombra dello scorpione” di Stephen King , scritto nel 1978.  Alcuni scienziati alterano un virus vettore dell’influenza al fine di ottenere un’arma batteriologica con la capacità di infettare il 99,4% dei soggetti con cui entra in contatto. Nell’arco di pochi giorni riesce ad uccidere la quasi totalità del genere umano. I pochissimi sopravvissuti hanno in comune uno stato onirico (è questo il dettaglio che più mi interessa) che li porta a contattare una veggente nera, Madre Abigail, che cercherà di organizzarli per ricostituire una pacifica comunità. Contemporaneamente in un altro luogo del pianeta, Randall Flag, il male in persona (presente anche in altri libri di King) cerca di organizzare la sua armata delle tenebre. Sarà lo scontro tra il bene ed il male a determinare la sopravvivenza della specie umana, in termini psicoanalitici l’eterno dinamismo pulsione di morte-pulsione di vita.

Cecità” di Josè Saramago, “Epidemia mortale” di A. G. Riddle, “The Hot Zone” di Richard Preston un romanzo-verità sull’origine del virus Ebola sono forse i più conosciuti.
In “Chiusi dentro” di John Scalzi (2016), contagiati da un virus globale, milioni di esseri umani si trovano paralizzati all’interno del corpo senza poter più muovere un muscolo (questo è un altro dettaglio che mi interessa).
Ma avevo promesso di parlare dell’attivazione psichica causata dal coronavirus.

Psichismo e Coronavirus

Iniziamo con un’immagine suggestiva:

A sinistra vedete un’immagine scientifica di un coronavirus a destra quella di un ovulo umano in corso di fecondazione: due immagini che si contaminano.

Forse pochi sanno che in fondo anche la nascita della vita umana, il concepimento, è un atto traumatico, che somiglia all’assalto di virus o batteri: è sicuramente il primo atto di aggressività esperito dal futuro essere umano. Lo spermatozoo, che ha subito la maturazione spermatica durante il transito lungo le vie genitali femminili, incontra l’uovo: Inizia allora la reazione acrosomiale, consistente nella liberazione da parte dello spermatozoo di enzimi litici, che distruggono il cumulo ooforo e la zona pellucida dell’uovo: le due entità biologiche preesistenti non esistono più e si crea una fusione dei due gameti.

La vita dell’essere umano inizia dunque con un atto aggressivo necessario per violare la struttura cellulare di un’altra struttura vivente e dar vita al progetto di eternamento del genoma. La stessa cosa fa il virus, che non può sopravvivere a lungo al di fuori di un organismo biologico: tenta di usare l’essere umano per duplicarsi ed eternarsi.

la stessa dinamica fu al centro della riuscitissima saga di “Alien” il cui primo film fu realizzato da Ridley Scott nel 1979: anche qui uovo e parassita infestante.
Una  squadra di astronauti umani entra nel relitto di una gigantesca nave aliena, dove scopre il grande cadavere fossilizzato di un extraterrestre con un enorme squarcio nel torace; il vice-capitano Kane, calandosi nella stiva della nave, trova una moltitudine di strani oggetti simili a uova. Una di queste, però, si apre all’improvviso e ne schizza fuori un parassita alieno che, dopo avergli frantumato il casco, gli si attacca al volto. Kane viene soccorso e riportato sulla nave,

Il capitano Ripley, rendendosi conto della pericolosità della situazione, insiste per applicare il protocollo di quarantena che comporterebbe l’impedire al contaminato di salire sulla navicella, evitando così un eventuale contagio. Le vicende seguenti sono conosciute da tutti: contravvenzione della quarantena e disastro annunciato.

Ho richiamato questo elementi perché uno dei fenomeni più frequenti che lo psicoanalista esperto riscontra nelle pazienti in gravidanza è la comparsa massiva di una serie di sogni di “infestazione batterica o virale” come li definiva il suo scopritore, Nicola Peluffo quando condusse specifiche ricerche all’Università di Torino durante i suoi anni di insegnamento.
(al riguardo si consulti il mio articolo “La guerra uterina: Le ipotesi della micropsicoanalisi trovano conferma nella biologia evoluzionista  del 2007)

Così come dunque la gravidanza, cioè una “virosi fisiologica” (mi si passi il termine!) produce una dinamica onirica in cui le donne fanno sogni angosciosi in cui vengono contaminate da virus o batteri e da questa aggressione si difendono, è probabile che il bombardamento mediatico a cui siamo sottoposti, le paure (che hanno ovviamente una “sana” base reale) che si impastano con le fantasie inconsce delle persone, tanto più caleidoscopiche in quanto il virus non è rappresentabile né visibile, porti ad un movimento regressivo fino al cosiddetto stadio iniziatico (intrauterino) con l’attivazione di relativi, arcaici, meccanismi di difesa.
Ad esempio il diniego e la scissione, spesso agenti in coppia. Avrete tutti letto la notizia del raduno di migliaia di puffi (spermatozoi!) d’oltralpe che assieme ad entusiastiche dichiarazioni di negazione onnipotente del pericolo (“non è vero”, “è una montatura”, “è una semplice influenza”, “non può farci nulla”) si sono riuniti ammassati a migliaia per superare un record, grazie evidentemente alla messa in opera di un meccanismo di scissione tra la parte cosciente-egoica (sempre che un “Io” lo avessero :-D) che conosce bene i pericoli di un simile assembramento di massa, e la parte inconscia che costruisce il fantasma del puffo onnipotente grande Puffo: si sa i personaggi di fantasia non possono morire.

Infine la necessaria quarantena a cui saremo costretti ed a cui non siamo assolutamente abituati, avendo goduto della più grande, forse inconcepibile libertà di spostamento di ogni epoca, ci rimette nella situazione claustrofobica del feto, un feto che sogna i sogni di infestazione batterica/virale di sua madre.

Cosa dire ai bambini

Infine, molti mi hanno scritto per chiedermi come prospettare ai propri figli in età infantile la situazione. La mia risposta è la seguente: finché il bambino non chiede spiegazioni, non bisogna sottoporgli alcun problema. Evidentemente i suoi meccanismi di difesa psichica funzionano a dovere e lo proteggono. Odio quella pedagogia da accatto che tende a dare qualsiasi spiegazione al bambino per tutte le situazioni.

Ecco, ora che le attività lavorative sono ferme, darei un consiglio: rileggersi con attenzione un capolavoro insuperabile della letteratura psicologica che è “La rappresentazione del mondo nel fanciullo” di Jean Piaget. Ci ricorderà che fino ai 6/7 anni il bambino si trova nel cosiddetto stadio psichico pre-operatorio. Superato l’egocentrismo radicale del periodo sensomotorio, in questo stadio permane un egocentrismo intellettuale, ovvero il punto di vista delle altre persone non è assolutamente differenziato dal proprio, il bambino cioè si rappresenta le cose solo dal proprio punto di vista. Per cui ad esempio ci dirà che “l’erba cresce perché, così, quando io cado, non mi faccio male”. Crede che tutti la pensino come lui e che capiscano i suoi pensieri (di qui viene la furia omicida del bambino verso il NO del genitore) tipicamente se racconta una storia lo farà in modo che un ascoltatore che non conosce la storia non potrà capire nulla. Ragiona per libere associazioni, per idee che si contaminano: lasciamogli dunque i suoi meccanismi di difesa e non affatichiamolo con inutili nozioni che non può comprendere. Quello che conta, virus, guerra, bau-bau, è la presenza reale ed empatica dei genitori al suo fianco e, questo si, la capacità degli stessi di elaborare le loro angosce, che il bimbo percepisce immediatamente per identificazione.

Concludo queste poche righe con un appello: chiunque faccia dei sogni in cui il virus appaia nel contenuto manifesto me ne invii un resoconto dettagliato alla seguente mail: [email protected]
Buona quarantena. Ce la faremo.

© Quirino Zangrilli