Relazione presentata al Simposium degli Istituti svizzero e francese di micropsicoanalisi “PSICOPATOLOGIE ATTUALI”. Peseux (NE) 15.10.22
Dal titolo della mia presentazione appare chiaro che l’intento è di stabilire dei legami tra ciò che avviene nella nostra psiche e il mondo in cui viviamo. Naturalmente, mi soffermerò principalmente su ciò che accade a livello inconscio.
È risaputo che l’inconscio si forma essenzialmente a partire dalle esperienze del bambino. Tralascio qui l’aspetto intrauterino e ancestrale. I vissuti che entrano nella costituzione dell’inconscio sono legati, soprattutto, alle persone che si occupano del bambino: innanzi tutto i suoi genitori, ma non solo. C’è anche il ruolo svolto da altri parenti, asili nido e scuola.
Cercherò di illustrare ciò che influenza lo psichismo inconscio oltre l’infanzia, più specificamente sulle influenze psichiche dell’ambiente durante l’età adulta. Mi riferisco all’ambito che spazia da quella che potrebbe essere definita “l’aria ambiente” al modo di vivere nel mondo odierno. Queste influenze sono ovviamente molto diverse. Includono ad esempio: le relazioni con gli altri, le nostre interazioni con loro, il nostro modo di vedere il mondo, come ci sentiamo al riguardo.
Certo, mi rendo conto che si tratta di un argomento molto vasto! In effetti, tratterò solo alcuni aspetti. Inoltre, farò del mio meglio per essere comprensibile. Sarò quindi costretto a essere un po’ schematico. Vorrei fare ancora una precisazione: mi occuperò esclusivamente della società che conosco, cioè quella in cui vivono le persone che ho avuto in analisi. In parole povere, la mia disamina riguarderà solo l’Europa occidentale.
Cominciamo dal mondo attuale.
La nostra società è in evoluzione da parecchio tempo, ma le cose cambiano molto rapidamente (Wikipedia, 2022a). Sin dagli anni ’90 si sono verificati importanti cambiamenti tecnologici, sociali e familiari, tra i quali l’avvento della tecnologia digitale, l’onnipresenza di Internet e dei social network, il cambiamento della posizione sociale delle donne, il passaggio da un’economia prevalentemente industriale a un’economia di servizi, il crollo delle tradizionali strutture familiari… (Wikipedia, 2022b). La mia ipotesi è la seguente: un certo tipo di personalità può essere messa in relazione con questi rapidi e radicali mutamenti. La chiamo personalità moderna. Di seguito, sarà chiaro che cosa intendo. Per il momento aggiungerei solo questo: sarebbe riduttivo affermare che la personalità moderna è determinata dai cambiamenti nella società e nelle famiglie; si tratta piuttosto di un’influenza reciproca, certi cambiamenti psichici inducono cambiamenti sociali, che a loro volta inducono un’evoluzione dello psichismo, e così via. Un’altra precisazione prima di andare oltre: la personalità moderna non è monolitica; essa presenta tante sfaccettature diverse quanti sono gli individui. Inoltre, non ha sostituito le personalità nevrotiche, isteriche, fobiche o ossessive del passato. (Bergeret, 1978). Questa personalità moderna corrisponde piuttosto al fatto che certi tratti mentali, prima irrilevanti, prendono il sopravvento in alcune persone. Ecco perché la chiamo moderna.
Le famiglie di oggi non hanno molto a che fare con quelle della prima metà del XX secolo. Basti pensare alle famiglie monoparentali, a quelle ricomposte, o al fatto che, spesso, entrambi i genitori lavorano. Inoltre, le donne hanno acquisito una posizione e un’autorità che non avevano. Le relazioni di coppia e le dinamiche familiari sono state profondamente modificate, in particolare le relazioni genitore-figlio. L’autorità del padre è stata messa in discussione, il patriarcato vacilla, professioni prestigiose, prima di quasi esclusivo appannaggio maschile, si sono femminilizzate, ecc. (Blöss & Frickey, 2001). È comprensibile che questa nuova posizione della donna nella società e nella famiglia abbia conseguenze importanti sulla formazione della psiche del bambino. Il bambino contemporaneo ha un diverso vissuto della madre rispetto alle generazioni precedenti. Anche il loro rapporto è particolare. Tutto ciò determina l’iscrizione nell’inconscio di rappresentazioni materne inedite e anche una carica emotiva diversa. Questa particolare immagine materna si ripercuote sull’immagine paterna, il cui potere vacilla. E tutto questo ovviamente persiste nella psiche dell’adulto.
A questo proposito, sono convinto che oggi non si possa più considerare che l’inconscio della donna sia strutturato unicamente attorno all’assenza del pene. Al centro della sua psiche profonda la donna contiene un elemento specifico che la rende qualcosa di diverso da un “maschio mancato”. Questa qualità positiva ha bisogno di essere descritta psicoanaliticamente (vale a dire al di là dei valori – come la tenerezza, la dolcezza, l’affetto… – che non esistono nell’inconscio). Ne darò un accenno.
Diversi autori si sono occupati dell’argomento. A cominciare da Lacan quando parlava di “godimento femminile”: “per definire la differenza tra i sessi, Lacan, afferma che gli uomini credono di avere il fallo quando le donne credono di non averlo, mentre nessuno ce l’ha e che tutti lo vogliono. Perché il fallo lacaniano è un significante, il significante di una mancanza. Questo termine, “fallo”, non deve essere confuso con l’organo, il pene. (Lacan, 1957-1958). Citerei anche Annie Anzieu (1999) e Thierry Vincent (2002). Senza dimenticare Fanti, che scrive in La micropsicoanalisi (1981): “La donna è naturalmente in intimità psicobiologica con il vuoto, che costituisce il suo unico riferimento critico. […] Essere donna è accettarsi al livello continuo del vuoto. […] Aggrappata alla canna del suo vuoto rassicurante perché immutabile, la donna schernisce l’uomo incatenato alla roccia del suo pene, contrafforte di tutte le illusioni (pp. 240-241). »
A mio parere, è proprio questo rapporto con il vuoto che costituisce la specificità femminile. Ed è fantastico, perché il vuoto è creativo! Nel libro Creatività-benessere. Movimenti creativi in analisi (Lysek, 2008), con Daniela Gariglio, abbiamo sostenuto l’ipotesi che la pulsione a creare si basi su questa capacità creativa del vuoto (pp. 132 sq.). Ma già prima di allora mi ero allontanato da Freud, che definisce il femminile con la castrazione. Infatti, nella mia postfazione a Itinerando. Odissea di una scrittura (Lysek, 1999), scrivevo: “Insomma, per l’inconscio, il fallo rappresenta una pienezza illusoria rassicurante. Se i genitali femminili generano un vissuto straziante di mancanza, al contrario della potenza creatrice del vuoto, è proprio in ciò che riverbera la rimozione ed evoca i meccanismi della formazione di una nevrosi (p. 251, trad. DL).»
La struttura patriarcale prevalente nel XX secolo favoriva la formazione di nevrosi. La struttura sociale di oggi è caratterizzata dalla messa in discussione dei valori tradizionali, dalla vaghezza e dall’instabilità, dalla disintegrazione dei grandi sistemi di pensiero, da un vacillamento della fiducia nel futuro, ecc. Le persone sono bombardate da informazioni e affermazioni non verificate, non hanno più molta fiducia nei politici o negli scienziati. Si verifica uno stato di smarrimento in molti individui. Penso siano numerosi e sono loro che formano buona parte delle personalità moderne.
In che cosa consiste questa personalità moderna?
La prima caratteristica è negativa. Questo tipo di personalità non è caratterizzata dalla nevrosi. Pur essendo presenti tratti nevrotici non sono dominanti. Spesso le persone stanno abbastanza bene e nella vita se la cavano. Sono piuttosto equilibrate, ma il loro equilibrio è fragile. In effetti la loro condizione dipende in gran parte dagli stimoli provenienti dall’ambiente in cui vivono e pertanto il loro equilibrio è assai soggetto alla speranza che le circostanze esterne diano loro soddisfazioni narcisistiche.
Questa affermazione merita una spiegazione. Il narcisismo di cui parlo non si riferisce a una personalità patologica, nel senso inteso da Kernberg (1975). Kernberg descrive una personalità narcisistica correlata a uno stato borderline. Il narcisismo che immagino qui è una componente naturale e universale dell’essere umano. Fa parte della normalità, ad eccezione dei casi in cui la componente narcisistica è diffusa e tende a colonizzare l’intera personalità.
Quindi, la personalità moderna tende all’individualismo, spinge a un certo egocentrismo, o almeno a prendersi cura di sé prima di pensare agli altri. Non fraintendermi, le persone con questo tipo di personalità non sono mostri di egoismo.
Sto parlando di un tratto della personalità, di una dinamica generale. Secondo le circostanze, le persone possono mostrare grande altruismo e molta devozione, ad esempio per la loro famiglia o per i loro amici. Queste persone sono, comunque, soggette a valori collettivi come la solidarietà sociale, la ricerca del bene comune, l’impegno per il bene comune, però in forma minore rispetto ai loro antenati.
Dunque, il narcisismo è proprio un punto debole di questa personalità moderna. Può indurre ad aspirazioni esagerate, che la realtà stenta a soddisfare. L’esempio tipico potrebbe essere quello di una persona che ha tutto per essere felice, ma non lo è. Si sentirà in balia degli eventi: non avere abbastanza tempo per se stessa, dover sempre correre, essere sull’orlo del crollo, arrivare alla fine dell’anno senza aver avuto il tempo di tirare il fiato, crollare per la stanchezza subito dopo le vacanze…
Nondimeno, spesso, è il suo narcisismo a creare questo eccesso di attività e il bisogno interiore di dare soddisfazione a tutti.
C’è un’altra fragilità che rischia di sconvolgere l’equilibrio psichico del soggetto. Come tutti, anche questo tipo di persona deve affrontare un mondo che cambia. Molti presentano una sorta di vacillamento psichico. Soffrono per la mancanza di punti di riferimento rassicuranti nella società odierna. Da qui scaturisce una certa difficoltà nel sentirsi al proprio posto e nell’impostare una vita appagante.
Altri fattori sociali possono essere fonte di malessere. Ad esempio, viviamo in una società estremamente tollerante. Questo presenta indubitabili vantaggi, ma anche rischi legati a un’identità dai contorni mal definiti, a una certa mancanza di limiti, alla possibilità di soddisfacimento immediato dei desideri, a un’estenuante competizione sociale ecc.
Tuttavia, le potenziali imperfezioni della personalità moderna non dovrebbero essere drammatizzate. La maggior parte dei soggetti con questa personalità si sente bene e può sfruttarne perfettamente i punti di forza.
In breve, si possono schematicamente distinguere due funzionamenti delle personalità moderne.
Ecco il primo. Quando tutto va bene, queste persone hanno ottimi strumenti per cavarsela nel mondo di oggi. Non si torturano con domande senza risposta. Al contrario, fanno del loro meglio quello che devono fare, e soprattutto quello che vogliono fare. Il loro individualismo è quasi egocentrismo ed egoismo? Non è davvero un problema per loro. In effetti, non sono molto nevrotici! Non hanno una grande tendenza all’elaborazione mentale. Si potrebbe dire che sono funzionali. Hanno un rapporto abbastanza buono con se stesse, ma abbastanza superficiale. Hanno anche un buon rapporto con la realtà, piuttosto pragmatico.
Ora ecco il secondo. In questo caso, siamo difronte ad una forte vulnerabilità e a circostanze della vita hanno determinato un disequilibrio. Questa vulnerabilità è come un difetto nascosto nell’armatura psichica. Essa può impedire loro, almeno temporaneamente, di far fronte agli imprevisti della vita. Non è raro che essa ponga difficoltà di tipo esistenziale, generando sofferenza. Pertanto, nella nostra società, molti individui presentano un malessere, più o meno evidente, o un certo smarrimento, che può essere legato allo sfaldamento dei valori tradizionali e al decadimento delle grandi ideologie del passato, insieme all’avvento del digitale.
Sorgono alcune domande. Innanzi tutto, nel corso delle fasi di sviluppo del soggetto, quali fattori porteranno a una personalità equilibrata? Quali a una personalità disequilibrata o non equilibrata? Direi che essi attengono ai vissuti infantili, sulla base di tracce ancestrali, ed eventi intrauterini. Si tratta dunque degli stessi elementi che danno origine a una nevrosi. Allora, perché si forma una personalità moderna? I vissuti del bambino sono diversi oggi: il padre non è più la figura autoritaria di una volta. Nel linguaggio freudiano, si direbbe che è meno castrante. È spesso, addirittura, diventato l’opposto: materno, permissivo e benevolo. La madre, invece, assume ora alcune delle rappresentazioni un tempo legate alla figura paterna. Non è più soltanto colei che coccola e consola, può assumere la durezza delle vecchie caratteristiche maschili. Questa nuova distribuzione dei ruoli costituisce indubbiamente un’evoluzione positiva, nella società. Potrebbe persino spiegare perché gli individui, oggi, sono meno nevrotici. Però, può generare difficoltà a uscire dal narcisismo, a rinunciare a soddisfazioni pulsionali immediate, ad avere il senso dei limiti e dei valori collettivi…
Dopo l’infanzia, i fattori che influenzano una personalità moderna si estendono oltre la cerchia familiare. Qui, i fattori sociali giocano un ruolo. Infatti, c’è un’interazione costante tra ciò che la persona sperimenta e ciò che il mondo le restituisce. Ma che cosa è cambiato negli ultimi 30 anni? La folle circolazione delle informazioni, la possibilità di essere in permanenza collegati elettronicamente, la disgregazione dei valori tradizionali, la corsa ai beni di consumo, l’indeterminatezza dei limiti, l’impressione che tutto sia possibile, ecc. Tutto ciò riecheggia nei vissuti infantili che vanno nella stessa direzione e tende a rafforzare l’individualismo e l’importanza di soddisfare i propri desideri prima di quelli della collettività. In altre parole, in tal modo si rafforza il narcisismo. Ciononostante, questo narcisismo ha anche effetti positivi. La personalità moderna è ricca di potenzialità espressive, a differenza della personalità nevrotica, che pone dei limiti. Tuttavia, bisogna evidenziare che queste persone hanno spesso bisogno di un supporto esterno, una sorta di scheletro psichico esterno, per funzionare bene: lavoro, sport, gioco, coniuge, famiglia, amici. Finché questi supporti reggono, la personalità moderna può brillare.
Che cosa può far vacillare una personalità moderna equilibrata determinando uno stato di sofferenza e angoscia o depressione? I fattori sono molteplici e il processo è troppo complesso perché possa essere descritto in poche parole. Per darne un’idea, lo paragonerei al processo nevrotico. Nella nevrosi la formazione dei sintomi è di origine essenzialmente interna. Concorrono anche fattori esterni, come un rifiuto, un lutto, una disillusione, ma agiscono come fattore scatenante. In altri termini, i fattori ambientali non sono l’eziologia delle nevrosi.
Nel caso della personalità moderna le cose cambiano. I fattori esterni hanno una funzione eziologica. Vi è una similitudine con l’eziologia dei sintomi psicosomatici. Questo fenomeno può essere descritto come una risonanza tra l’esterno e l’interno. Prendiamo l’esempio della perdita del lavoro, della rottura di un legame, o di una disillusione in ambito sociale. Questo fattore esterno non è solo un fattore scatenante. Esso svolge di per sé un ruolo chiave nell’alterazione dell’equilibrio. S’introduce come un cuneo nella struttura narcisistica del soggetto, trasforma una piccola crepa in una faglia che sbilancia la personalità.
In sintesi, una personalità moderna genera meno sofferenza rispetto alla personalità nevrotica, ma è più dipendente dal mondo esterno. Finché l’esistenza consente un equilibrio psichico, va tutto bene, ma un avvenimento grave nella vita rischia di provocare una caduta. In questo caso potrebbe essere necessario un trattamento, ma questa è un’altra storia.
© Daniel Lysek
Bibliografia:
Anzieu A. (1999). La femme sans qualité. Esquisse psychanalytique de la féminité, Paris : Dunod.
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Fanti S. (1981). L’homme en micropsychanalyse. Continuer Freud, Paris : Denoël.
Lysek D. (1999). La narrazione come via per accedere all’inconscio (La narration comme voie pour accéder à l’inconscient), postface à : Gariglio D. (2000). Itinerando. Odissea di una scrittura. Torino : Torchio Orafo.
Lysek D. & Gariglio D. (2008). Créativité bien-être. Mouvements créatifs en analyse. Lausanne : L’Âge d’Homme.
Lacan J. (1957-1958), Le séminaire, Livre V, Les formations de l’inconscient », Paris : Le Seuil, 1998. https://fr.wikipedia.org/wiki/Jacques_Lacan – cite_note-398
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Wikipedia (a), Grande accélération, 17 mai 2002.
Wikipedia (b), Révolution numérique, 1 novembre 2022.
II Dott. Daniel Lysek lavora a Peseux (Neuchâtel, Svizzera) come micropsicoanalista e psicoterapeuta.
Nato a La Chaux-de-Fonds (Svizzera) nel 1950, si è laureato in medicina nel 1976.
Ha lavorato 10 anni nel Centro micropsicoanalitico del Dott. Silvio Fanti a Couvet, partecipando all’elaborazione teorica della micropsicoanalisi e diventando anche co-autore del Dizionario pratico della psicoanalisi e della micropsicoanalisi (Borla, 1984).
Dal 1985 è analista didatta della Società Internazionale di Micropsicoanalisi di cui è stato presidente dal 1987 al 1991.
Membro fondatore dell’Istituto Svizzero di Micropsicoanalisi, ne è il direttore dal 1999.
Ha partecipato, in qualità di relatore, a numerosi congressi internazionali.
È autore di molte pubblicazioni micropsicoanalitiche, tra cui un libro scritto con la Dott.ssa Daniela Gariglio, Creatività benessere. Movimenti creativi in analisi (Armando Editore, 2007). È curatore di un libro di psicosomatica, Le parole del corpo. Nuovi orizzonti della psicosomatica (L’Harmattan Italia, 2016).