(Estratto della Relazione presentata a Facendo Altro, Convegno CREATIVITÀ, ARTE DEL VIVERE, a cura di International Association for Art and Psychology” (IAAP), Sezione piemontese. Palazzo Barolo – Salone d’onore, 6 giugno 2019).
Parte prima
Alla Mostra Facendo altro (curata da Tea Taramino con Gianluigi Mangiapane e Cristina Balma Tivola, Torino Palazzo Barolo, 11/05-16/06/2019), terminata con il Convegno Creatività, arte del vivere (coordinato da Marcello Pedretti e moderato da Morena Danieli, Presidente Sezione Piemontese Arte e Psicologia, 6 giugno), ho condiviso uno studio clinico-umanistico sulla creatività come benessere psicobiologico. Una creatività cioè distensiva per se stessi e appagante per le relazioni e la comunità, secondo i molti lavori dedicativi. Questa volta, l’impegno è stato doppio, nel ruolo di artista-pittrice e di psicoanalista studiosa della creatività in un personale tentativo di sinergia arte-scienza che mi ha reso ancora più appagante l’immersione in Facendo Altro. Qui, ho incontrato l’originalità di altri professionisti-artisti e di alcuni loro sfaccettati laboratori, ricchi di talento, anima e passione. Al Convegno, per testimoniare la creatività come ponte tra trauma-resilienza e benessere, dopo un ragguaglio teorico sull’argomento, ho portato un’elaborazione della vita e arte di Artemisia Gentileschi e di Charlotte Salomon, concludendo con un accenno psicoanalitico controtransferale, appoggiatosi su miei quadri esposti in Mostra.
Ho riproposto tale argomento a Psicoanalisi e Scienza come occasione di un compendio dei molteplici lavori in tal senso, predisponendolo in due parti. La prima ripropone l’aspetto teorico dell’intervento al Convegno (2019) e la seconda, ridotta e con qualche amplificazione di dettaglio, rimanda a due precedenti lavori (2012-13 in PeS) e, per le relative pitture delle due artiste, ai previsti Atti IAAP e a quelli del volume FACENDO ALTRO (mostra e convegno) in corso d’opera. Alla fine, ho presentato le immagini controtransferali per poterle spiegare.
Un ragguaglio teorico
Dico subito che, parlando della creatività in serenità, si può sottolineare un’attuale tendenza al confronto tra persone che vi si esprimono naturalmente e a quello interdisciplinare tra filosofi, archeologi, antropologi, psicologi, psicoterapeuti (psicoanalisti, cognitivisti…), scienziati, neuroscienziati, artisti.
L’incontro a Palazzo Barolo ne è stato un esempio: professionisti, di varia espressività e presenza scientifica anche psicoterapeutica, accomunati da un filone artistico secondo l’originale idea dei creatori di queste Giornate in cui Mostra e Convegno scientifico si sono interfacciati. Anche nei nostri ambienti psicoanalitici si sente sempre più parlare di creatività. Sulle impronte di Sandor Ferenczi (1873 -1933), Theodor Reik (1888-1969), Jacob Levi Moreno (1889- 1974), Melanie Klein (1882- 1960), Donald Winnicott (1896- 1971), Wilfred Bion (1897-1979), Erich Fromm (1900-1980), Otto Kemberg (1928), Masud Khan (1924-1989), Didier Anzieu (1923-1999), Davide Lopez (1925-2010), Salomon Resnik (1920-2017), sul filone di Jung (1875-1961), James Hillman (1962-2011), Aldo Carotenuto (1933-2005)… e dei tanti altri pionieri di creatività, ormai se ne sta parlando naturalmente. Per tutti, cito solo qualcosa da Erich Fromm (2004): “Gli uomini recano in sé (…) la loro individualità e l’intera umanità con tutte le sue possibilità. La tragedia è che la maggior parte di noi muore prima di essere veramente nato”, tanto meno creativamente, evidenzierei.
In sintesi, ci si può occupare in vario modo di dinamiche creative considerandole intrinseche all’individuazione dell’essere umano: in termini terapeutici (ciò che ho chiamato “la nascita del proprio originale analitico-postanalitico”, 2011) nelle diverse Scuole, tra cui mi fa piacere richiamare anche lo Psicodramma, da quello “Classico”, fondato da J. Moreno che vede l’espressione della “spontaneità” in stretta relazione con la “creatività”, allo “Psicodramma Analitico” (cfr., D. Anzieu, P. e G. Lemoine e altri, e i tanti Gruppi di Area culturale junghiana di cui testimonio la ricchezza creativa) o discutendone in incontri formativi in analisi didattica, oppure anche attraverso convegni o cicli di film (ad es. “Continuità e trasformazione”, Tema 2019 del Centro Torinese di Psicoanalisi; vedi anche “La narrazione del processo di elaborazione ricombinativa” in Gariglio 2014, pp. 33- 46; 2015 https://www.psicoanalisi.it/osservatorio/6411/).
Dal canto mio, dopo aver studiata professionalmente la creatività dal punto di vista energetico-pulsionale e averla condensata nel binomio trauma-resilienza, oggi trasmetto, nell’attività clinica e in quella di Docenza (ad esempio, Collaborazione dell’Istituto Italiano di Micropsicoanalisi, con l’Università di Psicoanalisi di Mosca), che la creatività è una risorsa primaria da affiancare alla sofferenza traumatica e conflittuale. Anche le neuroscienze ci confermano che, quando siamo nell’ambito creativo stiamo attivando le aree più antiche del cervello, lì ci sono gli ormoni, endorfina, serotonina (ormone del benessere), dopamina… sostanze del buon umore. Dobbiamo “solo” (!) separarci dalle abitudini e non solo da quelle nefande. Diciamo che, una sana spinta verso una creatività appagante porta ad interessarsi, nell’elaborazione dei lutti, agli adattamenti messisi/rimessisi in moto, pescando da materiali resilienti riemersi come potenzialità dalla latenza, dopo ciascuna disattivazione di trauma dovuto alla perdita. In questo contesto di ricerca, avendo caratterialmente (di qui, la sorgente dello studio clinico!) esercitata da sempre la creatività più o meno consapevolmente, mi ha fatto piacere risocializzarne l’aspetto appagante anche attraverso l’ideazione dell’attuale collana Tracce di benessere ricombinate… (tbr), illustrata da Albertina Bollati, accompagnata da commentatori e da poco condivisa al Salone del Libro di Torino (maggio 2019, Read More). Quattro pubblicazioni (2017-2018) come altro esempio di sinergia creativa.
Generalizzando l’elaborazione teorico-clinica e quella narrativa e considerando anche il peso contemporaneo degli studi sperimentali (cognitivismo, neuroscienze…), si può dire che, quando si estenda l’attenzione oltre la disattivazione di traumi e conflitti (nuclei dell’indagine psicoanalitica classica), si possono ben osservare i successivi adattamenti che riguardano corpo e psiche nell’ambiente. Adattamenti che si accompagnano all’elaborazione del lutto per la perdita (un es. in Gariglio 2010b, pp. 14-42). Il trauma oggi viene sentito come una risonanza intrapsichico-interpersonale tra trauma psichico e traumi derivanti dalla situazione ambientale. Ovviamente, le singole strutture di personalità rimangono protagoniste a facilitare, rigettare o frenare il lavoro di accomodamento di tale risonanza, a seconda del livello di fluidità psichica (accordo tra le istanze superegoiche e idealistiche, meno frustranti e rigide) e plasticità di assimilazione psicobiologica.
Detti materiali, riemersi dagli adattamenti, li trasmettiamo con Daniel Lysek, in una modellistica (2007, link nota 2) cui sto per accennare, come tracce di benessere di cui, nel mio pensiero, si avvale la resilienza. Diciamo che, quella capacità della situazione di resistere all’urto del trauma senza che se ne siano prodotte frantumazioni, al contempo, può diventare una buona occasione per ripristinare un contatto con memorie latenti, che hanno riguardato la vita con tutti i suoi annessi. Una sorta di autorisarcimento dove l’estrazione di un benessere inconscio può risarcire in parte lo psichismo della sofferenza incistatavi. Così facendo, l’attenzione alle esperienze conflittuali e traumatiche che, come freudianamente risaputo, tendono a ripetersi diabolicamente essendosi fissate nell’eredità psicobiologica dei terreni familiari, si arricchisce dell’attenzione data agli adattamenti post-traumatici. Poco alla volta, la persona si abitua a considerare i due fenomeni in un continuum sinergico dove i protagonismi possono avvicendarsi e quell’ “alleanza tra la pulsione creatrice e quella di vita” (op. cit. 2007, “La sinergia”, pp. 123-150) può dar corpo a qualcosa di appagante, come riscontrabile nella Mostra e Convegno (giugno, 2019).
Questa modellistica sulla Creatività ne ha dunque parlato in termini di raccordo vivifico-salvifico (non solo di sublimazione secondo l’interpretazione classica, di difesa): un benessere che mette cioè bene in luce la personale risorsa creativa inconscia, quella che si svela, ad esempio, nella narrazione di casi clinici che danno conto di qualche aspetto controtransferale, come esemplificato in due dei miei quadri in Facendo altro. Il manuale Creatività benessere. Movimenti creativi in analisi, messo a punto con il collega svizzero, Daniel Lysek contemporaneamente in due lingue (2007, 2008), è pubblicato in Italia da Armando nella collana di psicoanalisi e psichiatria dinamica, a cura di Leonardo Ancona. Questo libro sulle trasformazioni creative in analisi, destinato agli addetti ai lavori e ad un pubblico eterogeneo per il linguaggio volutamente accessibile a tutti, fa luce su di un tendere a creare sinergie, dopo l’elaborazione di perdite e lutti. In quest’ottica, l’esperienza psicoanalitica, non è solo un percorso di liberazione da conflitti, traumi, rimozioni, sistemi difensivi inadeguati ma anche un accompagnamento a far sentire le persone libere di incontrare/reincontrare le proprie risorse latenti, energetico-creativo-pulsionali a vantaggio della fluidità psichica e della relazione (in senso lato). Di questo studio richiamo le due nozioni centrali: il processo di elaborazione ricombinativa (pp. 48-53), nella mia riflessione, abbinabile alla resilienza che rimanda alle tracce di benessere, riemerse dalla latenza. Se ne è a lungo parlato in convegni e scritti. Al Convegno Creatività, arte del vivere (IAAP, 6 giugno 2019) ho proiettato un’illustrazione con un compendio di memorie traumatiche e vissuti di benessere in cui le tracce di benessere inconsce, si ricombinano nel preconscio con residui conflittuali e traumatici, dando vita a nuove realtà (cfr. anche Gariglio, Lysek, 2009).
In sintesi, riflettendo sul frutto del lavoro clinico, alla disattivazione di ripetizioni nevrotiche, si osserva un regolare aumento di creatività che mette in moto una trasformazione energetico-creativo/pulsionale-relazionale. In funzione della struttura psichica dell’analizzato e del campo di lavoro transferale/controtransferale, la dinamica creatrice tende quindi ad elaborarsi fino a sfociare in una creatività appagante. Questa è il frutto di una ricombinazione che consente al soggetto di reinvestire in modo costruttivo l’energia psichica che la sua elaborazione associativa, analitica o artistica, ha sbloccato dalla nevrosi, dalla sofferenza, dalla stasi. C’è quindi un legame vitale tra la disattivazione di qualche ripetizione nevrotica disturbante e un regolare aumento di creatività con nuovi investimenti nella realtà. Un fenomeno che, ad esserne consapevoli, può cambiare il senso che diamo al protagonismo degli eventi: la possibilità di trasformazione creativa riguarda tutti, persone comuni e artisti e dipende, come dicevo, dalla struttura psichica della persona e dai suoi livelli di narcisismo. L’osservazione di tale processo, nella situazione analitica con le sue dinamiche transferali e controtransferali, ne ha fornito una rappresentazione chiara. Anche in Artemisia e Charlotte le tracce traumatiche si sono elaborate e ricombinate, avvicendandosi con quelle di un benessere slatentizzatosi. “L’avvicendamento di immagini”, è il punto centrale di questa disamina teorica che faccio terminare con un accenno al tramite.
Il tramite. Spesso, lo scongelamento creativo abbisogna di un tramite. In psicoterapia, un terapeuta, possibilmente liberatosi dal giogo della sclerotizzazione edipica che porta all’identificazione al maestro. Lo psicoanalista Davide Lopez (2006, pp. 1-29) a tal proposito parla del: “superamento dell’Edipo, come inizio di grande civiltà” (p. 24). In analisi, ne nascono momenti di condivisione (anche inconscia) che possono fungere da isole di benessere, incisioni cioè di buone tracce su cui si innesta una nuova dinamica associativa. Rimando al secondo (2017) e quarto (2018) libro dell’attuale collana (Araba Fenice) in cui Vincenzo Ampolo (saggista, analista junghiano) nel suo Diario emotivo. Solitudini e cura delle relazioni, presenta storie cliniche molto pesanti narrate dall’interno di una relazione terapeutica che dà anche attenzione ai rispettivi sussulti vitali e Enzo Demarchi, in Punti di luce. Immagini in trasformazione, illustra, sotto forma di Fumetto, il suo processo analitico-postanalitico, dando testimonianza (vent’anni dopo) del movimento di immagini dallo psichismo con sogno e invenzione artistico-creativa, alla realtà. Si può anche rimandare al libro a cura di Luciano Peirone (psicologo, psicoterapeuta), La vita ai tempi del terrorismo (2017), un lavoro interdisciplinare edito Ordine degli Psicologi, che apre la disamina con la parola vita (https://www.psicoanalisi.it/libri/7671/). Ciò detto, al di là del lavoro psicoanalitico, un aspetto interessante per tutti è sapere che l’incontro con un tramite possa avvenire sempre e ovunque: in una persona recettiva che diventa un caro amico, nel nascere di una passione, come nel caso di Artemisia Gentileschi, in un incontro vivifico di Charlotte Salomon con un medico accorto che le suggerisce di far leva sul suo talento artistico per contrastare la depressione (di impronta familiare).
Fatte salve queste premesse teoriche, passo a presentare le due artiste per evidenziarne l’avvicendamento di immagini in quanto tracce conflittuali-traumatiche e di benessere.
© Daniela Gariglio
Note:
1 La relazione per il convegno è stata una sintesi di un oggetto di studio più che trentennale: un compendio di osservazioni clinico-artistiche e di un’attività di docenza in cui trasmetto tale Studio evidenziato qui in alcune note di approfondimento.
2 Cfr. Bibliografia (http://www.micropsicoanalisi.it/bibliografia-della-dott-ssa-daniela-gariglio/) e modellistica Gariglio-Lysek (Armando 2007, https://www.psicoanalisi.it/libri/3605/ e L’Age d’Homme 2008, https://www.psicoanalisi.it/libri/4376/ ).
3 Richiamo, con l’occasione, “Le settimane del Benessere” e due Convegni, Momenti di felicità (giugno 2015) e sulla Fiducia (2016) con 6000 presenze, eventi creati e realizzati dall’Ordine degli Psicologi.
4 Oggi, aggiungo la Creatività benessere a tre fattori di base del pluralismo teorico psicoanalitico: 1. teoria del funzionamento della mente con meccanismi di difesa, inconscio, sogno-sessualità-aggressività, 2. teoria dello sviluppo e relazioni infantili, compresa gravidanza e ascendenze di terreno, 3. teoria della dinamica transferale/controtransferale; per “gravidanza e relativi vissuti/rivissuti adulti”, tra altri, rimando a Nicola Peluffo (2010), a Daniel Lysek (2019 https://www.psicoanalisi.it/psicoanalisi/204238/) e ad una toccante narrazione di Gabriella Mosso (2017) in merito a: “gravidanza traumatica e risorse resilienti di terreno familiare”.
5 Ho già ideato e curato (1999-2002) la collana di creatività postanalitica I nuovi Tentativi (https://www.psicoanalisi.it/libri/3771/).
6 In un cenno: le TCC (Terapie comportamentali e cognitive) si sono largamente sviluppate negli ultimi 30 anni, rispetto al Comportamentismo degli anni 50. I nuovi moduli della psicologia cognitiva si focalizzano sulla relazione, sulle emozioni e su acquisizioni dalle neuroscienze, costruendo un legame con altri metodi psicoterapeutici come le terapie degli schemi di Young e la Mindfulness, (Siegel 2009). Individuato il rischio della suggestione che aveva già indotto Freud ad abbandonare l’uso dell’ipnosi e, a partire dalla rimessa in luce di un rimosso bloccante, mi chiedo se quella psicoanalisi che oggi parla anche di relazione e situazione non potrebbe confrontarsi con qualche aspetto del cognitivismo attuale. Si incontrano oggi terapeuti TCC con formazione di base in psicoanalisi; il loro ascolto tiene conto del peso del rimosso, anche quando lavorano con psicoterapia breve in situazione ospedaliera.
7 Boris Cyrulnik, docente di psichiatria Univ. di Tolone, ha scritto tanto sulla “resilienza” (cfr. ad es. 2008 et…). La sua infanzia è stata devastata dalla guerra e dalla deportazione dei genitori. Raccontando la storia di uomini, donne, bambini, l’autore esplora la possibilità umana di fare della fragilità una forza. Qualche dato: la resilienza è stata sistemata (anni ottanta) nella letteratura internazionale (cfr. Malaguti & Cyrulnik, 2005) ma già Ferenczi nel suo Diario Clinico (1932, “Caro Professore… 1931, p. 50, 54, 81, 87, 95…) parla delle “predisposizioni naturali della personalità (…) con “la liberazione dalla fissazione traumatica “(p. 108) di “improvvisa fioritura di possibilità evolutive” (p. 307)…”. Loretta Zorzi Meneguzzo (Gli Argonauti 2010, p. 30), scrive, citando il nostro lavoro (G. e L. 2007), che “Le esperienze di benessere fondano il nucleo identitario resiliente” e in Mente & Cervello (2010) “la resilienza” è stata presentata come possibilità di trasformazione di certi soggettivi lati oscuri in sorgenti di “positività”.
8 Considerando il binomio trauma/adattamento, con le nozioni di elaborazione ricombinativa e resilienza, mi sono imbattuta nell’interessantissima architettura resiliente, portata avanti con passione e determinazione dall’architetto Armando Sichenze (2018) con cui è in corso una collaborazione dai rispettivi punti di studio e movimento.
9 Daniela Marenco (2014 http://www.micropsicoanalisi.it/commento-creativita-benessere/) ha sottolineato “l’originalità (…) nel diverso taglio dato all’analisi” con “vie di reinvestimento energetico fisiologiche e più appaganti per l’individuo…”.
10 In un lavoro con Daniel Lysek, si è evidenziato un continuum aggressività-creatività (http://www.micropsicoanalisi.it/sviluppo-creativita-possibile-trasformazione-dellaggressivita-nel-corso-micropsicoanalisi/) nel processo di elaborazione ricombinativa.
11 Riflettendo sul “tramite psicoterapeuta-psicoanalista”, in occasione di una domanda fattami (2017) da Alessandro Lombardo (allora Presidente dell’Ordine degli Psicologi (Piemonte), in una sua serie di Interviste, “sulla tipologia di persone che venivano a farsi aiutare da me”, avevo anzitutto invitato a verificare l’avvicendamento di immagini, conflittuali-traumatiche e “di benessere, nella “realtà psicobiologica dell’analista”, in quanto “preludio dinamico all’incontro col paziente.” Se questo è, nella stanza di seduta si riattualizzano entrambi gli aspetti: quelli fedeli alla stasi di un congelamento, propulsore dell’operare diabolico (con quei sensi di colpa, anche, nelle dinamiche transferali-controtransferali) e quelli che riattualizzano qualche risonanza vivifica di un benessere ritrovato. Tutto ciò, nella continua fluttuazione di tensione-distensione, se empaticamente accolto e sentito dall’analista, darà vita a un percorso di trasformazione dove brilleranno dei momenti di pausa rasserenante per un arricchimento personale e dell’intera situazione. Da questa sorta di bilancio è derivato il senso della collana Tracce di benessere ricombinate… (tbr).
12 Da uno stralcio di una mia Lezione webinar (6 aprile, 2019) sul “Lavoro dell’analista nel campo transferale-controtransferale, portavoce del processo di elaborazione ricombinativa (Cfr. “Micropsicoanalisi: teoria e tecnica”, responsabile modulo IIM Bruna Marzi, in collaborazione continuativa con l’Università di Psicoanalisi di Mosca, Corso di Specializzazione in Psicoanalisi e Psicoterapia psicoanalitica, http://www.micropsicoanalisi.it/continua-la-collaborazione-delliim-con-luniversita-di-psicoanalisi-di-mosca/). Ne ho didatticamente trasmesso: “L’analista (…) segue la verbalizzazione dell’analizzato che si sta liberamente esprimendo; coglie e riconosce nel campo analitico certa riattualizzazione di vissuti come rivissuti ontogenetici (in particolare, utero-infantili) e filogenetici, conflittuali-traumatici (classicamente, rimossi) e di “benessere” (latenti, potenziali); ricostruisce e interpreta certe espressioni dello psichismo (manifestazioni dell’inconscio), proprie dell’analizzato, dell’analista (controtransfert) e della relazione analitica inconscia.” Concludendo l’accenno al terapeuta come tramite anche di creatività, motore fondamentale per la messa in moto di una sinergia creativa che può scongelare certa inerzia conflittuale o di abitudine, se il salto edipico riguarda sicuramente il bagaglio di un analista uscito dall’omologazione con i maestri, ciò può riguardare chiunque.
Abstract
Questo lavoro, in due parti, collega la “creatività al benessere psicobiologico” (www.psicoanalisi.it/tag/benessere-psicobiologico) in quanto “disposizione naturale e universale di energia creatrice”, libera di esprimersi o bloccata da conflitti psichici. Nella seconda parte, tale studio psicoanalitico viene esemplificato attraverso la storia di Artemisia Gentileschi e Charlotte Salomon: due vite e vicende artistiche accomunabili dall’elaborazione di eventi traumatici, violenti e luttuosi e dall’attivazione naturale di risorse resilienti. In Artemisia, la riconciliazione con esperienze traumatiche, la mostra infine come donna appagata e artista affermata; in Charlotte (morta a soli 26 anni ad Auschwitz), la disattivazione di uno stato di sofferenza e il raggiungimento di un certo grado di benessere in campo artistico e nella vita, ne ha comunque tessuto un “incipit di storia nuova”, rispetto al filone familiare suicidario. In chiusura, viene presentato qualche quadro amatoriale, che va nel senso del sopraccitato studio sulla creatività e della rappresentazione di aspetti della relazione inconscia analitica, aspetti tratti dal campo professionale della relatrice. I quadri sono stati esposti nella Mostra Facendo altro (http://www.facendoaltro.it/) e spiegati nell’intervento al Convegno Creatività, arte del vivere (http://www.facendoaltro.it/eventi-iniziative/convegno-creativita-arte-del-vivere/ ).
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La Dott.ssa Daniela Gariglio, nata a Padova nel 1947, lavora a Torino come libera professionista, docente e scrittrice. Psicoanalista (Didatta SIM, Società Internazionale di Micropsicoanalisi), già Insegnante di Lettere di ruolo, è Psicologa-psicoterapeuta, iscritta all’Albo dal 1989, N. 412.
Formatasi in Psicodramma analitico (lacaniano-junghiano), Psicoterapia cognitivo-comportamentale, Autogena e Psicoterapie brevi a indirizzo psicodinamico, completa la sua formazione psicoanalitica individuale con il metodo micropsicoanalitico e la supervisione del Prof. Nicola Peluffo (docente Psicologia dinamica, Facoltà di Psicologia, Torino), integrando tali esperienze nell’attività di Consulenza/Formazione, nella docenza di Discipline psicologico-psicoterapeutiche in Specializzazioni Ministeriali Polivalenti (1983-1992) e nell’attività psicoanalitica preminente.
Studiosa delle potenzialità creatrici, osservate nel campo analitico e reale (cfr. “Creatività come benessere psicobiologico” (https://www.psicoanalisi.it/osservatorio/5930/), lo testimonia in lavori e libri (cfr. il primo, Dopo. L’energia per vivere, L’Autore libri, 1997, https://www.psicoanalisi.it/libri/3716/ ), anche ideando e realizzando la Collana “I Nuovi Tentativi”, Tirrenia Stampatori (1999-2002; cfr. 2000 https://www.psicoanalisi.it/libri/4558/). Sull’argomento, con il Dottor Daniel Lysek, scrive Creatività benessere. Movimenti creativi in analisi (Armando, 2007, https://www.psicoanalisi.it/libri/3605/), approfondendone la modellistica in occasione di convegni/manifestazioni, recensioni e contributi in Riviste, tra cui: Bollettino IIM, a cura di Luigi Baldari, Psicoanalisi e Scienza, diretta dal Dottor Quirino Zangrilli, Anamorphosis (2009-2013) a cura di Wilma Scategni e Stefano Cavalitto,
Sempre in tal contesto, ha collaborato con International Association Fort Art And Psychology (Convegni, 2010-2011-2019), partecipato a 3 Convivium, a cura di Zangrilli, Alviani (2015-2017) ed evidenziato in psicoanalisi-archeologia le “tracce di benessere nell’arte preistorica” (Centro Camuno, Prof. Anati, Valcamonica Symposium 2009-2011, Gariglio, Lysek, Rossi) e nell’ “inesprimibile genealogico” (https://www.micropsicoanalisi.it/solitudine-elaborazione-dellinesprimibile-genealogico-e-creativita-una-conferma-in-max-guerout-e-gli-schiavi-sopravvissuti-a-tromelin/). Dal 2016, trasmette: “Creatività tra trauma resilienza e benessere” (“Micropsicoanalisi: teoria e tecnica”, corso diretto e coordinato Dott.ssa Bruna Marzi), in Corso di Specializzazione in psicoanalisi, psicoterapia psicoanalitica e consulenza psicoanalitica (Istituto Universitario di Psicoanalisi di Mosca, in collaborazione continua con IIM). Ha ideato (2017) e dirige la Collana Tracce di benessere ricombinate… (tbr) illustrata da Albertina Bollati, Araba Fenice (cfr. https://www.psicoanalisi.it/libri/7415/). In “Bibliografie dei Membri dell’IIM” (micropsicoanalisi.it), la progressione dei lavori.
Nel dibattito psicoanalitico contemporaneo, Gariglio ha tentato di mostrare che ragione e sentimento, esprimibili nella cultura scientifica e in quella umanistica, possono integrarsi creativamente.