in Collana  I Nuovi Tentativi, Torchio Orafo, Tirrenia Stampatori, Torino, 2001

La Collana I Nuovi Tentativi (1999-2002, Tirrenia Stampatori), ideata e diretta da Daniela Gariglio come raccolta di creatività postanalitica, può leggersi, ancora oggi, come  testimonianza comune di un naturale indirizzarsi verso un  benessere psicobiologico, elaboratosi durante il lavoro psicoanalitico e mantenutosi, come tendenza, nella vita di realtà.

– Gariglio, Genesi di questo libro: Micropsicoanalisi come liberazione di tentativi creativi (pp.7-11)

echi...gemme “Ciò che  mi affascina da tempo è quel contatto con zone potenziali che potrebbero essersi scongelate in virtù di un lavoro sulla propria persona, così profondo da permettere, in termini di creatività, una ricombinazione di elementi. Si tratta di un diverso utilizzo, dopo l’analisi, dell’energia che, non più impiegata nella costruzione di sofferenze del corpo e dell’anima, può talvolta portare alla luce persino talenti potenziali, prima oscurati. Oppure, impiegare in modo diverso talenti già esistenti, prima oscurati (…). Mi sto riferendo a quei nuovi tentativi creativi che, nello specifico, riguardano questa Collana dove scrivono Autori che hanno completato un lavoro personale psicoanalitico con il metodo micropsicoanalitico (…). Le tappe trasformative che accompagnano l’espressione della creatività recuperata vanno dunque da una “solitudine sintomatica e dolorosa” dove è avvenuto l’incontro con l’angoscia di morte e lo svelamento del rimosso, alla sua rielaborazione che porta ad una “solitudine creativa”, presupposto per  “nuovi movimenti di interazione”, ampiamente visibili nella realizzazione dei nostri libri, vere e proprie sinergie. Allora(…) osservando da vicino quei materiali creativi postanalitici (…) potremmo scoprire forse “qualcosa d’altro” di cui la ricerca clinica, più incentrata sulla disarmonia nevrotica che sulle trasformazioni date dal lavoro analitico, potrebbe non essersi ancora occupata. (…) Potremmo quindi impostare ipotesi di ricerca. Ad esempio, chiederci se la profondità del nostro lavoro non rimetta in contatto con una creatività di base, naturalmente posseduta da tutti, quindi potenziale.(…).

Echi…Gemme raccoglie scritti di più Autori.

Cercavo qualcosa che desse l’idea della trasformazione. Del passaggio cioè dalla sofferenza al tentativo nuovo indirizzato verso un maggior benessere psicofisico come succede, ad esempio, quando le persone che sono state in analisi e che non hanno più bisogno di piangere, perchè facendolo in abbondanza  durante l’intero percorso si sono già consolate di sofferenze e difficoltà, riescono a trasformare la loro energia in lavoro. E’ qui che si può trovare creatività nuova.

In questi anni, riflettendo in generale, sull’esperienza clinica e, in particolare, sulle sedute di mantenimento e di controllo di cui l’analizzato che ha terminato il suo lavoro di ricerca può usufruire, per approfondire l’analisi o per sciogliere ulteriormente residui di ristagno energetico, mi sono andata sempre più rendendo conto di come tuttavia  certi “residui” possano rimanere nel terreno psicobiologico insieme ai nuovi tentativi.  Rimanere, può darsi, anche per sempre e, comunque, per un tempo la cui variabilità è legata anzitutto all’individuo.

Residui: echi appunto! Questo è il termine, presentatosi naturalmente all’attenzione, su cui si è impostato un nuovo periodo di riflessione. E allora, intanto, gli echi (a questo punto della trasformazione data dall’analisi) mi sono apparsi come quei sussurri ormai neutri ma che possono avere la grande funzionalità di celebrare, in modo creativo, le “nostalgie” residue dei grandi coinvolgimenti. Queste, difficile da essere elaborate definitivamente per il “non tempo” dell’inconscio, potrebbero essere interpretate come stasi e sentite allora come malessere. Riconsiderate invece come “echi” (grazie e dopo un approfondito lavoro psicoanalitico) ne relativizzano ulteriormente il disagio profondo. Quest’idea mi è apparsa vantaggiosa  nel senso di far sentire di stare ugualmente  evolvendo, assecondando la spinta trasformativa  insita nella creatività ritrovata o potenziata  dopo l’analisi (…). Filamenti d’anima senza supporto li ho pensati, semplici vibrazioni che riemergono casualmente e che possono diventare naturali possibilità di gratificanti manifestazioni (…) e le “gemme”, finalmente, forme energetiche in fieri che possono prendere corpo dalla trasformazione di un’eco ma anche essere un nuovo tentativo, prodottosi dalla “ricombinazione di elementi”. (…) Gli echi e le gemme,  come l’espressione della possibilità che la potenzialità ha di attivarsi. Un tentativo cioè che può prolungarsi fino a diventare “atto”. (…).

Mi auguro che questi scritti, oltre a fornire a noi clinici qualche nuovo spunto di riflessione, possano essere fin da subito piacevole compagnia per molti lettori, anche per quelli profani di analisi. Ringrazio tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione del terzo libro della Collana, a partire dagli stessi Autori che, con entusiasmo ne hanno fornito la voce, per finire con un’amica che, con generosità, ha fornito l’idea e il materiale per la copertina, che rappresenta due splendide “gemme” inserite in un habitat naturale pervaso da leggere onde vibratorie: proposta artistica degli ultimi aliti di essenze energetiche ormai libere, diventate “echi”.”

D.G., 2001


– Gariglio, Vevey, Introduzione alla lettura (pp.13-18)

“In un momento in cui buona parte dell’attenzione appare rivolta soprattutto agli elementi distruttivi dell’aggressività, ci sembra bello, oltre che socialmente significativo, offrire ai lettori una raccolta di scritti  dove l’armonia e la serenità sono protagoniste insieme al piacere della narrazione in cui le parole si accostano, si concatenano, irrompono da un profondo meno ostacolato dal rimosso e zampillano in libertà (…) nell’ambito di un processo in cui alcuni aspetti distruttivi che si sono attenuati possono trasformarsi in creatività.

Con questi scritti  si delinea  dunque qualcosa di insolito che ci auguriamo possa acquistare  sempre maggiore dignità ed andare a  contrastare, almeno in piccola parte, un’attenzione al “male” connotata oggi troppo morbosamente. (…) Alla fine, a rilucere è la comune natura umana che si esprime essenzialmente con affetti e rappresentazioni in sintonia. (…).

La presente raccolta di scritti  vuole essere, anche, un piccolo contributo alla psicoanalisi e un doveroso omaggio a coloro che hanno lavorato e continuano a lavorare nel suo ambito. Starà al lettore  decidere se questa operazione possa offrire spunti interessanti e se possa contribuire a far uscire la psicoanalisi, almeno in parte, dall’isolamento tipico della tradizione accademica. L’interesse della psicoanalisi per la letteratura è peraltro testimoniato dai molteplici riferimenti disseminati nell’intera opera freudiana e proseguito nel tempo dagli allievi. Freud era certamente più versato per il mondo delle lettere che per quello delle altre arti e il riconoscimento attribuitogli con il prestigioso Premio Goethe ne è una conferma. Con l’interpretazione dei sogni, la psicoanalisi ha varcato  il confine della medicina, nell’ambito della quale era nata, per estendersi alla letteratura, alla mitologia, all’arte, alla storia delle religioni e, proprio nei miti, nelle leggende e nelle fiabe,  ha trovato i più fecondi campi di applicazione. La prima  e, indubbiamente, la più nota riguarda la tragedia di Edipo in cui Freud vede la condensazione di una legge generale “dell’accadere psichico”, in virtù della quale viene riletta anche la tragedia shakespeariana di Amleto. Naturalmente,la conoscenza delle leggi dell’inconscio è del tutto irrilevante per il  poeta che trae ispirazione in modo naturale dalle stesse fonti a cui attinge anche lo psicoanalista.

A differenza delle grandi opere e relative biografie degli artisti a cui si è interessata la psicoanalisi, gli scritti di Echi…Gemme non appartengono a scrittori di professione, tuttavia possono essere apprezzati in quanto espressione di un’affettività genuina. Potremmo dire che riescono a destare un certo interesse, a suscitare una partecipazione in altre persone, risvegliando nel contempo i perenni desideri dell’inconscio. Si può ancora dire che, spogliatisi dell’ambivalenza emotiva  a cui fa riferimento la tradizione psicoanalitica, così come degli elementi tragici, gli scritti  sembrano piuttosto assumere le caratteristiche della commedia in cui gli argomenti sono trattati in modo lieve, a lieto fine, con situazioni e personaggi tratti dalla vita quotidiana, contrassegnati da una tranquilla placidità, nonché da una certa cura nell’evitare le ostilità e i contrasti  insieme alla tendenza a risolvere i problemi piuttosto che alimentarli con l’ausilio del dubbio.

Questa connotazione più neutra potrebbe sembrare innaturale o artefatta ma va invece letta con animo sgombro, provando ad immaginare il sudore che ogni Autore ha lavato via, risciacquandolo nelle descrizioni minuziose e dettagliate raccontate sul divano della seduta. Scusandoci per l’azzardato paragone, potremmo dire che i dieci Autori    ci offrono un esempio di quanto Freud (1910) scriveva a proposito del genio universale di Leonardo: “ Non si ama, né si odia più veramente  quando si è pervenuti alla conoscenza; si rimane al di là del bene e del male. Si è indagato…”   (pp.13-14). (…) .

D.G. e O.V., 2001


 –  Quirino  Zangrilli,  Prime impressioni di lettura (pp. 165-166)

“Circa un decennio di anni fa le cronache  giornalistiche riportarono una curiosa evenienza che incuriosì notevolmente i lettori: una femmina di maiale aveva dato alla luce quello che, a tutti gli effetti, sembrava essere un elefantino. Gli scienziati spiegarono che, con molta probabilità, lo strano fenomeno era stato determinato  da quello che si definisce derepressione genica. Sia il maiale che l’elefante fanno parte di uno stesso gruppo di mammiferi caratterizzati da unghia a forma di zoccolo, gli ungulati. Probabilmente queste sottofamiglie di mammiferi avevano un antenato comune (alcuni lo identificano nel mammut) e portano all’interno del loro genoma sequenze geniche silenti; dunque per qualche misteriosa evenienza, informazioni che venivano dalla notte dei tempi ed erano rimaste in silenzio per millenni, si erano destate e avevano iniziato a suonare la musica dei loro spartiti.

E’ probabile che per un fenomeno simile si verifichino quelle strane situazioni per le quali alcuni soggetti inizino all’improvviso a parlare alla perfezione idiomi scomparsi. E’ il mistero della conservazione delle informazioni e delle tracce di esperienze. Lo stesso fenomeno si verifica sul piano psichico: chi abbia un po’ di dimestichezza  con la psicoanalisi e con la micropsicoanalisi sa che la nostra vita, hic et nunc, è condizionata dalle esperienze dei nostri avi; e sa come, prima dell’esperienza analitica, nello psichismo, vi siano aree inaccessibili, isole di informazioni ed esperienze memorizzate, per così dire perdute al presente. La graduale demolizione delle resistenze alla conoscenza di sé, permette una progressiva circolazione dell’energia, con lo scioglimento dei nuclei conflittuali difesi da bastioni energetici che hanno lo scopo di sequestrare memorie traumatiche ma che, al tempo stesso, finiscono per impoverire la vita psichica dell’essere umano.

Una micropsicoanalisi condotta a termine, non solo comporta lo smaltimento dell’accumulo angoscioso e tensionale preanalitico, ma torna a far rivivere tentativi e desideri abortiti, alcuni anacronistici, altri consoni alla realizzazione della Persona. L’analizzato acquisisce una sorta di neutralità nei confronti delle vicende della vita che cresce con il trascorrere degli anni e con l’avanzamento della sua ricerca analitica (che non cessa mai), e può operare, finalmente, delle scelte consapevoli riuscendo a dare ascolto a voci soffocate da decenni.

La preziosa uscita di Echi…Gemme ne è una ulteriore dimostrazione. In un modo o nell’altro tutte le storie narrate nel volume descrivono un processo di liberazione. Ma la cosa più interessante che emerge dalla lettura di questa raccolta di Storie è la varietà dei vissuti e delle atmosfere. La psicoanalisi, ovviamente,  non insegna a scrivere: il lettore potrà  liberamente gradire questo o quello stile narrativo, apprezzare l’uno o l’altro Autore, ma potrà constatare, de facto, la faconda varietà del volume.

Secondo un vezzo sociale, instillato da una certa pochezza giornalistica, gli psicoanalisti vengono descritti come “strizzacervelli” o, amabilmente, si dice che gli analizzati “portino le loro anime all’ammasso”: credo che Echi…Gemme sia una delle migliori smentite a queste espressioni dell’aggressività del corpo sociale verso la Scienza di Freud.”

 Q. Z., 2001