Da ormai due generazioni, a livello socioculturale, sono caduti molti tabù rispetto alla sessualità. I giovani e gli adolescenti possono attualmente confrontarsi con gli adulti su questo argomento; la nascita di consultori, l’educazione sessuale a scuola hanno permesso, a livello cosciente, una conoscenza più adeguata e reale del rapporto sessuale facilitando l’accesso all’informazione e l’uso di metodi contraccettivi oltre ad un educazione sanitaria di base.
Nonostante ciò il processo psicologico che sottende il raggiungimento di una sessualità adulta, genitale, processo che ha il suo esordio in pubertà e viene elaborato a vari livelli per tutta la durata dell’adolescenza trovando una sua sistematizzazione nel giovane adulto, è un periodo di elaborazione psichica molto delicato. I divieti e i tabù superegoici sono molto forti, i fantasmi punitivi inconsci scatenano forti angosce nell’adolescente, la sessualità è un campo di battaglia dove tabù superegoici e desideri inconsci si scontrano replicando i conflitti e rievocando i fantasmi della prima infanzia.
Secondo S. Freud compito dell’adolescenza è il raggiungimento di una sessualità genitale attraverso l’abbandono dei primi oggetti d’amore infantile (i genitori interiorizzati): questo abbandono può avvenire solo attraverso una ripetizione delle dinamiche inconsce relative a queste prime relazioni, tale ripetizione è fondamentale per la rielaborazione del conflitti psichici e il conseguente rimodellamento dell’apparato psichico.
Nel 1922, Freud afferma: “Già nei primi anni dell’infanzia (all’incirca dai due ai cinque anni) si ha una concentrazione degli impulsi sessuali, il cui oggetto per il maschietto è la madre. Questa scelta oggettuale costituisce, insieme al conseguente subentrare della rivalità e dell’ostilità verso il padre, il contenuto del cosiddetto complesso edipico, cui spetta, nella vita di tutti gli essere umani, un’importanza enorme ai fini della configurazione definitiva della vita amorosa.(…) Questo remoto periodo della vita sessuale volge normalmente al termine verso il quinto anno di età e viene sostituito da un periodo di latenza più o meno completo, durante il quale vengono edificate le restrizioni etiche che fungono da protezione contro i moti di desiderio del complesso edipico. Nel periodo successivo della pubertà il complesso edipico torna a vivere nell’inconscio ed è soggetto ad ulteriori trasformazioni.” 1
Autori successivi, che si sono particolarmente interessati di psicoanalisi dell’infanzia e dell’adolescenza, hanno variamente sottolineato come la riattivazione del complesso di Edipo in pubertà trascini con sé e riattivi fissazioni legate a tutti i precedenti stadi di sviluppo, sollecitando una riedizione di conflitti, non solo relativi allo stadio fallico, bensì anche alle fasi pregenitali che vengono ripresentate e rivissute dall’adolescente nel suo rapporto con il mondo interno ed esterno.
Questa riattivazione produce un’estrema instabilità nel ragazzo, un rimescolamento di carte che coinvolge ogni ambito. Non solo la sessualità ne è coinvolta ma anche le identificazioni dell’Io, quindi la personalità, i divieti del Super- Io (la moralità e l’etica), le immagini ideali dell’Ideale dell’Io (le idealizzazioni, i principi ideali).
Trattare anche solo sommariamente tutto ciò è impossibile in poche pagine, vorrei allora soffermarmi su un particolare aspetto riguardante la sessualità in adolescenza: le fantasie amorose e il loro agire nella ricerca di un rapporto amoroso, vale a dire la scelta del partner.
Prima di inoltrarmi nell’argomento vorrei sottolineare che diversamente dal bambino l’adolescente deve fare i conti, oltre con i divieti superegoici introiettati durante le ultime fasi dell’Edipo e consolidatisi in latenza, anche con la maturazione degli organi sessuali e quindi con una potenzialità di agire la spinta libidico incestuosa, potenzialità che non esiste nel bambino. Se a 2-5 anni, il bambino può avere desideri libidici verso il genitore del sesso opposto, al suo desiderio si oppone anche un’immaturità biologica, in adolescenza la situazione cambia. Ecco che mentre il bambino, data questa impossibilità può mantenere il desiderio senza elicitare in modo massivo il tabù e conseguentemente l’angoscia, l’adolescente non può più farlo, deve rigettare violentemente questo desiderio e ogni altro desiderio o fantasia che è in qualche modo in relazione con esso, allontanarsi dall’oggetto e da tutta la costellazione emotiva inerente.
La violenza del rigetti si può intravedere attraverso le profonde modificazioni che si riscontrano nel rapporto con i genitori: maggiore conflittualità a cui spesso si associa una profonda insoddisfazione affettiva lamentata dal ragazzo. Da un lato l’adolescente critica i genitori, se ne allontana emotivamente, ricerca affetto e gratificazione nel mondo dei coetanei, dall’altra vive un grosso senso di perdita lamentandosi di una mancanza d’amore e di comprensione da parte dei genitori e del mondo adulto in generale.
La libido, e in buona parte l’aggressività, viene bruscamente deviata dalle figure parentali al gruppo dei pari. In poche parole l’oggetto d’amore, così come il rivale, vengono cercato fuori casa, le fantasie amorose, fortemente condizionate da fantasmi edipici e preedipici , cercano altri oggetti nei quali incarnarsi e riattualizzarsi.
Vorrei soffermarmi su due di queste fantasie che possono essere considerate come antitetiche. Liliana Bal, in un articolo del 1981, le definì con i termini di amore romantico impossibile e amore diabolico.
Secondo l’autrice l’innamoramento dell’adolescente nasce come tentativo di elaborazione del lutto dovuto all’abbandono dell’oggetto d’amore edipico e di tutta la costellazione affettiva e relazionale collegata a questo oggetto.
Nell’amore romantico impossibile i fantasmi edipici vengono replicati, e parzialmente soddisfatti, mediante la ripetizione della situazione triangolare: lui, lei e l’altro (l’ostacolo). Questa ripetizione ha una valenza catartica permettendo l’elaborazione del lutto sperimentato con l’abbandono dell’oggetto d’amore. L’illusione e la disillusione amorosa replicano con differenti modulazioni affettive l’esperienza di mancanza e di lutto. Questa esperienza adolescenziale, più volte replicata in modo più mitigato rispetto alla dinamica originaria, permette man mano l’elaborazione dell’Edipo, sia attraverso la relazione con l’amato (l’oggetto del desiderio), sia attraverso la relazione con il rivale: spesso un amico od una amica o comunque una figura su cui sono riversati affetti ambivalenti (amore ed odio).
In questo modo l’Io del ragazzo cerca di conciliare due opposte tendenze: l’appagamento dei desideri incestuosi attraverso una replica delle dinamiche edipiche, i divieti del Super-Io che ne vietano la realizzazione: nella realtà l’oggetto d’amore è diverso da quello edipico e sarà solo un oggetto desiderato ma mai raggiunto.
L’altra faccia dell’amore romantico è l’amore diabolico: qui l’esercizio della sessualità è usato come actin-out violento verso sé stesso o l’altro, la sessualità è dominata da una pulsione aggressiva di impossessamento.
L’oggetto d’amore non è visto come un altro da sé ma si assiste ad un tentativo di dominio onnipotente e sadico dell’oggetto, fino alla sua stessa distruzione.
Il piacere libidico, del tutto asservito al desiderio di dominio aggressivo, è usato come agito per bloccare le angosce massive di origine pre-edipica, l’oggetto viene ricercato solo per avere su di lui un completo controllo. La modulazione emotiva è scarsa o del tutto assente.
I fantasmi che agiscono sotto questa fantasia sono connotati da forti valenze aggressive ed ancorati agli stadi pre-edipici anali ed orali.
In personalità psicopatiche l’amore diabolico può trascendere la fantasia e tradursi in azione, anche violenta e definitiva. Gli esempi della cronaca che vedono coinvolti adolescenti in crimini a sfondo sessuale ne sono una dimostrazione: il partner ottenuto con la forza e/o distrutto nel momento in cui si allontana o si rifiuta.
Questi esempi non riguardano solo adolescenti ma anche adulti: come ho già accennato, il processo che porta ad una sessualità genitale adulta è un processo complesso e delicato spesso mai completamente terminato; a volte, mai affrontato.
L’utilizzo della sessualità, in questo ultimo caso, serve a placare profonde angosce di non integrazione; i rapporti “amorosi”, in adolescenza a dopo, non sono una riedizione variamente modulata ed attenuata, dei fantasmi edipici ma un agito di fantasmi primari. L’oggetto non diventa mai “un altro da sé” ma, in modo fantasmaticamente onnipotente, una parte di sé con cui o su cui agire.
© Daniela Marenco
Bibliografia
– Liliana Bal Filoramo, Il mito dell’amore romantico nella coppia, in Esperienze N.7, BOOK STORE, 1981 Torino
– Sigmund Freud, Due voci dell’enciclopedia: psicoanalisi e teoria della libido, in Opere Vol. IX, trad.it., Boringhieri, Torino 1977
– Daniela Marenco, I percorsi dell’Immagine in adolescenza, Borla , 2000 Roma
Note:
1 S.Freud (1922), Due voci dell’enciclopedia: psicoanalisi e teoria della libido, in Opere Vol. IX, pag.449, trad.it., Boringhieri, Torino 1977.
Daniela Marenco è nata a Torino nel 1957, laureata in Pedagogia nel 1982 e in Psicologia nel 1988, si è da sempre occupata di psicoanalisi infantile. Dopo aver attuato il suo iter formativo, nel 1999 è diventata membro titolare della Società Internazionale di Micropsicoanalisi, nonché dell’Istituto Italiano di Micropsicoanalisi. Dopo aver lavorato per oltre cinque anni come psicologa volontaria presso il Reparto di Neuropsichiatria Infantile della Clinica Universitaria “Regina Margherita” di Torino, da più di dieci anni è psicologa convenzionata presso il servizio di Neuropsichiatria Infantile dell’Ospedale S: Croce e Carle di Cuneo, svolgendo attività di psicodiagnosi e psicoterapia con bambini ed adolescenti. Coautrice di numerose comunicazioni a convegni di Neuropsichiatria Infantile, ha pubblicato vari articoli sul Bollettino Italiano di Micropsicoanalisi riguardanti il lavoro psicoanalitico (in particolare il lavoro micropsicoanalitico) e psicoterapico con bambini ed adolescenti. Nel 2000 ha pubblicato nella collana di Micropsicoanalisi diretta da Nicola Peluffo, il libro “I percorsi dell’Immagine in adolescenza” Edizioni Borla.