Con il rogo dei libri di Freud avvenuto a Berlino, la possibilità per gli psicoanalisti di poter esercitare la professione divenne sempre più difficile. Nel giugno del 1933, i nazisti presero il controllo della Società Tedesca di Psicoterapia, che dovette dunque sottostare al controllo della “Società Internazionale di Medicina Generale per la Psicoterapia“. I membri furono obbligati ad effettuare uno studio completo del libro di Hitler “Mein Kampf“, onde potersi conformare, nell’esercizio del loro operato, ai suoi orientamenti ideologici. Kretschmer si dimise immediatamente dalla presidenza: al suo posto venne nominato C. G. Jung che divenne anche redattore dell’organo ufficiale, lo “Zentralblatt für Psychotherapie“, affiancato, nel 1936, come co-redattore, da Göring.
Jung si preoccupò di stabilire un distinguo tra la psicologia praticata da ariani e quella praticata da ebrei, posizione criticata da molti colleghi poiché veniva così a mancare un attributo irrinunciabile per ogni scienziato: quello della neutralità della scienza. Jung occupò l’incarico fino al 1940.
Il 1 dicembre del 1934 venne convocata una riunione a Berlino, dove partecipò anche Jones, in occasione della quale, i pochi psicoanalisti ebrei presentarono le loro dimissioni, onde evitare gravi conseguenze alla Società.
Intanto il Dr. M. H. Göring, cugino del vice Führer, ricoprì l’incarico di presidente della “Società Tedesca di Medicina Generale per la Psicoterapia“ con l’intento di unificare tutte le forme di psicoterapia secondo le direttive dell’ideologia nazionalsocialista. Di conseguenza la Società Tedesca di Psicoanalisi avrebbe potuto operare solo come un’appendice dell’organizzazione generale. Durante una riunione tenutasi l’8 marzo 1936, la Società accettò tali condizioni, come pure dovette fare il 13 maggio del 1936, quando dovette ritirare la sua adesione dall’Associazione Internazionale di Psicoanalisi.
Riorganizzare la Società richiese del tempo ed il 19 luglio 1936 Jones e Brill incontrarono a Basilea Göring, Boehm e Müller-Braunschweig: purtroppo le promesse di Göring di consentire al gruppo psicoanalitico di conservare la propria autonomia non trovarono conferme. Un esempio fra tutti: le analisi didattiche vennero proibite ed il complesso di Edipo dovette essere celato sotto uno pseudonimo.
Nel gennaio del 1937 Boehm si recò a Vienna, e su richiesta di Freud, si rese disponibile nel descrivere la situazione del momento. Furono presenti tra gli altri: Anna e Martin Freud, Federn, Jeanne Lampl-de Groot. Dopo un’esposizione di circa tre ore, Freud indignato prese la parola: ”Basta! Gli Ebrei hanno patito per secoli a causa delle loro convinzioni. Adesso è venuto il tempo che i nostri colleghi cristiani facciano altrettanto per le loro. Non mi importa che si faccia il mio nome in Germania, purché il mio lavoro venga presentato in modo esatto“ * , e così dicendo uscì dalla stanza.
Le vendite dei libri del Maestro in Germania cessarono quasi del tutto, e quindi di riflesso la Verlag ne subì le conseguenze. La Gestapo sequestrò nel deposito di Lipsia, tutto quello che apparteneva al Verlag. Il 28 marzo 1936 Martin Freud informò Jones dell’accaduto, il quale tentò con un telegramma indirizzato alla polizia di Lipsia, di spiegare che il Verlag apparteneva ad un ente internazionale, ma invano. Per i successivi due anni il Verlag continuò ad essere presente solo a Vienna grazie alla tenacia di Martin Freud, fino a che i nazisti non lo confiscarono nel marzo del 1938. In primavera le condizioni di salute di Freud furono legate alle dolorose noie che la mascella gli procurava. Dovette sottoporsi ad applicazioni di raggi X per poi passare in marzo a delle sedute di radio: tutto questo gli consentì di guadagnare un anno senza che fossero necessari interventi chirurgici. Il Dr. Ludwig Schloss che aveva effettuato un corso di aggiornamento presso l’Istituto Curie di Parigi, scoprì che il metallo contenuto nella protesi di Freud produceva delle reazioni secondarie, quindi per superare tale problema venne costruita un’altra protesi.
Il 26 agosto 1934 il Congresso internazionale si svolse a Lucerna. In quella occasione vennero riconosciute le nuove Società sorte a Boston, in Olanda, Giappone e Palestina, in più venne resa esecutiva la proposta di Jones che prevedeva che tutte le Società americane facessero riferimento allo statuto dell’Associazione Americana di Psicoanalisi. In questa occasione Wilhelm Reich presentò le dimissioni. Dopo il Congresso Jones si recò a Vienna, da dove raggiunse Grinzing per incontrare Freud, che non vedeva da cinque anni. Trovò il Maestro provato dalle sofferenze che la malattia continuava a procurargli, ma del tutto integro sul piano intellettivo.
Durante il mese di novembre, due furono gli atti di ostilità che vennero rivolti nei confronti della psicoanalisi: il primo riguardò la sospensione della pubblicazione della “Rivista Italiana di Psicoanalisi “ su richiesta del Vaticano ad opera di Padre Schmid, avversario cattolico del Maestro, ed il secondo ad opera delle autorità britanniche, che tolsero dalla circolazione in Bengala un testo di Berkeley-Hill nel timore che le interpretazioni sessuali riguardanti la religione indù presenti nel libro, potessero generare disordini.
Nel 1934 Freud raccolse e scrisse in gran parte le sue idee su Mosè e sulla religione come testimonia il resoconto che ne fece ad Arnold Zweig:
”Non sapendo che cosa fare nei momenti di ozio, ho scritto qualcosa e contrariamente alle mie intenzioni iniziali ne sono stato così preso che ho accantonato tutto il resto. Non cominci a rallegrarsi fin d’ora al pensiero di leggerlo, poiché scommetto che non lo leggerà mai. Mi lasci però spiegarLe di cosa si tratta.
Il punto di partenza del mio saggio Le è noto: è lo stesso del Suo Bilanz.(Cioè la persecuzione degli ebrei in Germania)
Dati i recenti divieti vien fatto da chiedersi di nuovo come mai gli Ebrei sono diventati ciò che sono e perché si sono tirati addosso un odio così inestinguibile. Ben presto ho scoperto una formula adatta al caso: è stato Mosè a creare gli Ebrei. Perciò il mio saggio si intitola L’uomo Mosè, romanzo storico (più appropriatamente del Suo romanzo su Nietzsche). Esso si divide in tre parti: la prima interessa per il suo carattere romanzesco; la seconda è complessa e noiosa; la terza è ricca di contenuto e di pretese. L’impresa cede nell’ultima parte che rivela ai profani qualcosa di nuovo e fondamentale – sebbene non nuovo per me dopo Totem e Tabù. E’ proprio il pensiero di questi profani che mi fa tener segreto l’intero saggio. Poiché qui viviamo in un’atmosfera di rigida fede cattolica. Si dice che la politica del nostro paese sia nelle mani di un certo padre Schmidt, che è il confidente del Papa e che disgraziatamente si occupa anche lui di etnologia e di religione; nei suoi libri non nasconde il suo orrore per la psicoanalisi e specialmente per la mia teoria dei totem…Ora è lecito attendersi che una mia pubblicazione attiri una certa attenzione e non sfugga a quella ostile del Padre. In tal modi rischierei di far bandire l’analisi da Vienna e di far cessare ogni pubblicazione. Se il pericolo riguardasse me solo, la cosa mi impressionerebbe poco, ma privare i membri di Vienna dei loro mezzi di sussistenza comporta una responsabilità troppo grande. Va inoltre considerato che questo mio contributo non mi sembra avere delle basi abbastanza solide e non mi lascia molto soddisfatto. Non è quindi l’occasione buona per il martirio. Finis per il momento”. *
Nel gennaio del 1935 Freud scrisse una lettera a Lou Salomè, dove espresse le sue idee su Mosè e la religione: “Lei vede, Lou, che oggi in Austria non si può pubblicare questa formula – che pure mi ha proprio affascinato – senza correre il rischio che le autorità cattoliche proibiscano di praticare l’analisi. E solo questo cattolicesimo ci protegge dal nazismo. Inoltre la base storica di questa faccenda di Mosè non è abbastanza solida per poter servire da fondamento alla mia inestimabile intuizione. Perciò sto zitto. E’ già sufficiente che io stesso possa credere nella soluzione del problema. Esso mi ha perseguitato per tutta la vita”. *
Nella corrispondenza di quell’anno, Freud fece ripetuti accenni al libro su Mosè ed a tutti gli approfondimenti che riusciva ad effettuare con la lettura di libri di storia ebraica.
Nel 1936 Freud avrebbe compiuto ottanta anni, ed in una lettera a Marie Bonaparte esprimerà tutte le sue preoccupazioni circa lo sforzo che avrebbe dovuto sostenere per l’occasione: ”Il mio compleanno rappresenta per me e per gli altri una gravosa minaccia… Fortunatamente abbiamo evitato ogni partecipazione da parte di enti ufficiali… Le voci che mi giungono circa i preparativi per il mio compleanno mi infastidiscono quasi altrettanto delle chiacchiere circa un premio Nobel sui giornali. Ma non è facile ingannarmi e io so che l’atteggiamento del mondo nei confronti di me e del mio lavoro in realtà non è diverso da vent’anni fa. Né desidero più che esso muti con un “lieto fine” come al cinema”.*
Il 7 maggio del 1936 Freud ricevette la visita di Ludwig Binswanger e sua moglie nella casa di Grinzing. In un discorso che Binswanger tenne quella stessa sera davanti all’Akademischer Verein für Medizinische Psychologie (Consesso Accademico di Psicologia Medica), pur apprezzando le conquiste ottenute da Freud, sostenne che queste dovessero essere integrate da contributi filosofici e religiosi. Questo discorso venne pubblicato nel mese di ottobre e l’autore ne inviò una copia a Freud, che con una lettera datata 8 ottobre rispose:
”Lieber Freund,
il Suo discorso è stata una grande sorpresa. Quelli che l’hanno ascoltato non ne sono rimasti colpiti: dev’esser stato troppo difficile per loro. Leggendolo apprezzo La sua bella dizione, la Sua erudizione, l’ampiezza del Suo orizzonte, il Suo tatto nel contraddirmi. Lei sa che si possono sopportare quantità enormi di elogi.
Naturalmente ancora non Le credo. Io mi sono limitato al pianterreno e alle fondamenta dell’edificio. Lei asserisce che quando si cambia il proprio punto di vista, si riescono a vedere anche i piani superiori nei quali risiedono ospiti di riguardo quali la religione, l’arte, ecc. In questo Lei non è il solo: molti tipi colti di homo natura la pensano come Lei. Nel caso specifico è Lei il conservatore e io il rivoluzionario. Se avessi davanti a me un’altra vita di lavoro oserei offrire anche a codeste persone altolocate un alloggio nel mio edificio ancor basso. Ne ho già trovato uno per la religione quando ho scoperto la categoria delle “nevrosi del genere umano“. Probabilmente però “i nostri discorsi si eludono“ ci vorranno secoli per definire la nostra discussione.
Con cordiale amicizia e saluti alla Sua cara moglie
Suo
Freud *
Un documento di stima venne consegnato a Freud personalmente da Thomas Mann, come omaggio per il suo ottantesimo compleanno: riportava le firme di altri personaggi, quali Virginia Woolf, Jules Romains, Stefan Zweig, Romain Rolland ed altri novantuno tra scrittori e artisti. Jones riconobbe nello stile letterario quello di Thomas Mann, le cui parole furono:
”L’80° compleanno di Sigmund Freud ci offre una gradita occasione per porgere al pioniere di una nuova e più profonda conoscenza dell’uomo le nostre felicitazioni e di tributargli la nostra venerazione. In ogni importante sfera della sua attività di medico e psicologo, di filosofo e artista questo coraggioso veggente e taumaturgo è stato per due generazioni guida in regioni finora insospettate dell’animo umano. Spirito indipendente, “uomo e cavaliere, triste e severo in volto“, come Nietzsche ha detto di Schopenhauer, pensatore ed esploratore che seppe star solo traendo poi molti a sé e con sé, è andato per il suo cammino penetrando verità che parevano pericolose perché rivelavano ciò ch’era stato ansiosamente celato, e illuminando plaghe oscure. Ha rivelato in tutta la loro estensione problemi nuovi e ha cambiato gli antichi limiti; la sua ricerca e la sua intuizione hanno moltiplicato la vastità del campo della ricerca mentale, costringendo i suoi stessi avversari ad essergli debitori dello stimolo creativo che da lui hanno tratto. Se anche il futuro riplasmerà e modificherà un risultato o un altro delle sue ricerche, non verrà mai ripetuta la domanda che Sigmund Freud ha posto all’umanità; non si può ormai continuare a negare o nascondere le sue conquiste al sapere. Le teorie da lui costruite, le parole da lui scelte per esse, sono già entrate nel linguaggio parlato ed accettato. In tutte le sfere della conoscenza umana, nello studio dell’arte e della letteratura, nell’evoluzione della religione e della preistoria, della mitologia, del folklore e della pedagogia e, ultimo ma non da meno, in quello della poesia, le sue conquiste hanno lasciato un’orma profonda, e siam certi che se mai alcuna impresa della nostra specie rimarrà indimenticata, sarà proprio quella sua di aver penetrato le profondità della mente umana. Noi sottoscritti, che non possiamo immaginare il nostro mondo psichico senza la coraggiosa opera svolta da Freud per tutta la sua vita, siam felici di sapere che questo grande uomo dall’energia intramontabile è ancora tra noi e ancora lavora con pari forze. Che i nostri sentimenti di riconoscenza possano accompagnare a lungo l’uomo che veneriamo”. *
Nel maggio del 1936 Freud ebbe un ultimo scambio di lettere con Lou Salomè durato ventitre anni, poiché ella morirà nel febbraio dell’anno successivo.
Alla fine di maggio morì improvvisamente ad Aberdeen Alfred Adler, e ad una comossa lettera di Arnold Zweig, Freud rispose: ”Non capisco la Sua simpatia per Adler. Per un giovane Ebreo uscito dai suburbi di Vienna morire ad Aberdeen è di per se stesso una carriera inaudita oltre che una prova del cammino percorso. Il mondo lo ha retribuito senz’altro lautamente per i servigi da lui resi come oppositore della psicoanalisi“. *
I primi due mesi del 1938 furono vissuti nel terrore di un’invasione dell’Austria da parte dei nazisti, cosa che si verificò nel marzo. Freud in febbraio scriveva: ”A mio avviso sembra innegabilmente l’inizio della fine. Ma non abbiamo altra scelta che resistere qui. Sarà ancora possibile trovare salvezza a riparo della Chiesa cattolica? Quien sabe? “. *
© Rossana Ceccarelli
Note:
* Tutte le citazioni che compaiono in questo articolo sono tratte da: Ernest Jones “ Vita e opere di Freud 3, L’ultima fase 1919-1939, Il Saggiatore.
La Dott.sa Rossana Ceccarelli è nata a Sora (FR) nel 1963. Testista Rorschach e psicoterapeuta di formazione micropsicoanalitica ha lavorato in un day Hospital psichiatrico dal 91 al 92 e quindi nel Servizio di Diagnosi e Cura dell’Ospedale di Frosinone. Ha svolto attività di ricerca dedicandosi in particolare allo studio psicodiagnostico di pazienti affetti da psoriasi e vitiligine e di pazienti sottoposti ad emodialisi.
Ha pubblicato lo studio “Day Hospital psichiatrico: l’intervento psicologico” sul Bollettino dell’Istituto Italiano di Micropsicoanalisi.
La Dott.ssa Rossana Ceccarelli si è spenta in Fiuggi il 18 settembre 2010.