Josef Breuer era non soltanto un noto medico di Vienna, ma anche uno scienziato di considerevole levatura. Nel maggio del 1894, fu nominato Membro Corrispondente dell’Accademia Viennese delle Scienze su proposta di uomini di fama internazionale come: Sigmund Exner, Hering e Ernst Mach.
Freud e Breuer, si conobbero all’Istituto di Fisiologia poco prima del 1880 e da quell’incontro scaturì una profonda amicizia basata sulla condivisione di comuni interessi, Freud scriverà: “ Egli divenne il mio amico e soccorritore nelle difficili circostanze in cui mi trovavo. Prendemmo l’abitudine di dibattere fra di noi tutti i nostri interessi scientifici, ed in questo rapporto chi ci guadagnava ero naturalmente io. “ 1
Dal dicembre 1880 al giugno 1882, Breuer seguì quello che era stato riconosciuto come un tipico caso di isteria: riguardava la signorina Anna O (Berta Pappenheim). La donna giunse all’osservazione di Breuer quando aveva ventun anni poiché, in coincidenza con la morte del padre, cominciò a manifestare una serie di sintomi molto invalidanti: paralisi di tre arti, disturbi gravi e complessi della vista e del linguaggio, impossibilità a nutrirsi ed una tosse nervosa molto fastidiosa. Altro aspetto interessante era il manifestarsi di una doppia personalità che vedeva la paziente passare da una fase di autoipnosi ad una in cui si mostrava lucida e psichicamente normale. Fu proprio durante una visita del dottor Breuer che Anna cominciò a raccontare gli spiacevoli fenomeni a cui andava soggetta.
Cominciando a verificare la scomparsa dei sintomi dopo ogni incontro, pensò di chiamare il procedimento “cura della conversazione“ o “spazzacamino“. Breuer a sua volta attribuì a tale metodo il nome di “catarsi“.
La gestione del caso cominciò a rendersi difficile per Breuer quando iniziò a manifestarsi quello che , solo successivamente, verrà denominato da Freud “transfert”.
L’impossibilità di dare una spiegazione scientifica a quello che si stava determinando nel rapporto con la paziente indusse Breuer a decidere di non occuparsi più del caso.
La donna, nell’apprendere la decisione, mise in scena una situazione di parto isterico,in cui si trovava a gestire le doglie di una gravidanza transferale , frutto di un rapporto fantasmatico con Breuer in cui veniva realizzato in fantasia il desiderio inconscio di un figlio incestuoso, cioè del padre.
Sebbene profondamente scosso, Breuer tentò di calmare la paziente ipnotizzandola, riuscendo a determinare nella donna una presa di coscienza dell’accaduto che le consentì di recuperare un adeguato rapporto con la realtà. Freud fu molto attratto dal famoso caso di Anna O., tanto da discuterne dettagliatamente con l’amico, avvalendosi per altro dell’insegnamento di Charcot che aveva introdotto alcune ipotesi patogenetiche innovative rispetto all’isterismo.
A quel tempo, l’isterismo era considerato una manifestazione più o meno simulatoria che il medico non avrebbe dovuto trattare se non limitandosi a consigliare delle abluzioni del clitoride , o altre tecniche di massaggio.
Grazie a Charcot l’isteria venne trattata come una malattia dello psichismo. Come conseguenza nacque l’esigenza di formulare una precisa diagnosi perché si potesse dimostrare come molte affezioni, diversamente etichettate, fossero in realtà di natura isterica.
Il maggior merito di Charcot fu quello di aver provato come per mezzo dell’ipnosi si potessero determinare in alcuni soggetti sintomi isterici quali paralisi, tremori, anestesie etc., identici a quelli presentati dai pazienti isterici. La conclusione inevitabile di tale punto di vista portò a formulare l’ipotesi che i sintomi isterici avessero un’origine psicogena. Rientrando a Vienna dopo aver seguito le famose lezioni di Charcot a Parigi, Freud cercò di introdurre codeste rivoluzionarie idee nell’ambiente medico che frequentava.
Le critiche non mancarono , soprattutto da parte di Meynert che divenne il suo più accanito oppositore.
Il 15 ottobre 1886, Freud lesse alla Società di Psichiatria, presieduta da Von Bamberger, la sua comunicazione sull’isterismo, dove riassumeva la classificazione sui sintomi isterici che Charcot aveva messo a punto, e dove sosteneva che non esistesse alcun rapporto tra la malattia e gli organi genitali e nessuna differenziazione fra maschi e femmine.
Freud espose inoltre, facendo riferimento all’ipotesi psicogena della sindrome isterica descritta da Charcot su certi casi postraumatici, il caso di un uomo da lui osservato alla Salpêtrière , affetto da isterismo traumatico insorto dopo una caduta da una impalcatura. La risposta dei colleghi non fu certo quella che Freud si augurava.
Raccogliendo la sfida lanciatagli da Meynert di dimostrare le sue affermazioni con un caso d’isterismo maschile con i tipici sintomi descritti da Charcot, Freud pubblicò il lavoro: “Osservazione di una profonda emianestesia in un isterico”, facendolo precedere dall’ottimistica intestazione: “Contributi allo studio clinico dell’isterismo. N 1”. Purtroppo a tale articolo , che faceva presagire uno sviluppo ulteriore, non seguì alcuna pubblicazione immediata. Freud ottenne la più amara ed essenziale soddisfazione dallo stesso Meynert che, in punto di morte, gli confessò di essere stato egli stesso affetto da isterismo maschile, patologia che era riuscito a celare con grande maestria.
Intanto Freud cominciò a rendersi conto di non riuscire talvolta ad indurre l’ipnosi nei pazienti, oppure di non farlo in modo sufficientemente profondo per i suoi scopi. Nell’estate 1889 si recò con una sua paziente isterica molto intelligente e di buona famiglia a Nancy, dove propose al noto dottor Bernheim di indurre lo stato ipnotico nella donna; il tentativo però non sortì effetti diversi da quelli che lo stesso Freud aveva ottenuto.
Con il trascorrere del tempo Freud non si sentì più soddisfatto dei risultati conseguiti attraverso l’ipnosi. Il suo pensiero è riassunto nella frase: “ Né il medico né il paziente possono tollerare all’infinito la contraddizione fra la negazione del disturbo sotto suggestione e l’inevitabile riconoscimento di esso fuori dalla suggestione “. 2 Il passaggio dal metodo catartico a quello della “ libera associazione “ era ormai maturo .
Non è certamente facile definire una data precisa per la scoperta delle “ libere associazioni “ ; Jones indica gli anni tra il 1892 e il 1895 come quelli più fecondi. Freud aveva colto che il successo terapeutico dipendeva dalla relazione tra il medico e il paziente e che l’ipnosi non faceva altro che nascondere due importanti fenomeni: quello della resistenza e quello del transfert. Il caso che Freud volle seguire senza avvalersi dell’ipnosi fu quello di Elizabeth von R. Il metodo che egli adottò fu quello di chiedere alla paziente di distendersi sul divano ad occhi chiusi, di concentrare la sua attenzione su un sintomo tentando di richiamare qualunque ricordo potesse chiarire l’origine di esso. Soleva anche porre la sua mano sulla fronte della donna quando erano in atto delle resistenze.
Il primo passo verso l’enunciazione del metodo delle libere associazioni fu sollecitato dalle parole della paziente Elisabeth von R., che durante il trattamento affermò:” Avrei potuto dirglielo al primo tentativo, ma pensavo che non fosse quello che Lei voleva. “ 3
Questa esperienza portò Freud a ritenere importante informare i pazienti sull’opportunità di ignorare qualunque censura e di esprimere ogni pensiero anche se ritenuto irrilevante. Il procedimento cominciò successivamente ad essere più libero da sollecitazioni da parte del medico, come pure venne meno l’esigenza di porre la mano sulla fronte dei pazienti; ciò che rimase del metodo originario fu la posizione sdraiata del paziente sul divano. A sostegno di tale esigenza Freud scriverà a Fliess una lettera il 7 luglio 1897 dove afferma: “…Da alcuni giorni mi sembra che qualcosa stia per emergere dall’oscurità. Noto che nel frattempo ho fatto ogni sorta di progressi nel mio lavoro e, di quando in quando, ho cominciato ad avere nuove idee… La tecnica incomincia a preferire un determinato metodo come più naturale. “ 4 .
Il termine “ psicoanalitico “ fu usato per la prima volta in un lavoro pubblicato in francese il 30 marzo 1896, mentre in tedesco lo si trova il 15 maggio 1896. A poco a poco Freud si rese conto che i ricordi più significativi riguardavano le esperienze sessuali .
Nel 1896 scriverà: “ Tengo solo a notare che almeno da parte mia non esisteva nessuna opinione preconcetta che mi portasse ad isolare il fattore sessuale nell’eziologia dell’isterismo. I due ricercatori sotto i quali avevo cominciato come allievo in questo campo, Charcot e Breuer, non credevano assolutamente in tale presupposto, anzi avevano nei suoi riguardi una personale sfiducia che inizialmente condivisi; “ 5 . Riuscì comunque ad assicurarsi la collaborazione di Breuer per la pubblicazione, nel 1893, sul “Neurlogisches Centralblatt “, di un lavoro dal titolo “Il meccanismo psichico dei fenomeni isterici “.
La cooperazione cessò nell’estate del 1894, in seguito alla riluttanza di Breuer a seguire Freud nel suo approfondimento della vita sessuale dei suoi pazienti. Il reperimento di materiale di tipo sessuale era emerso dall’osservazione che Freud aveva effettuato sulla frequenza di esperienze sessuali nell’analisi dei sintomi isterici. In più si chiese che incidenza avesse nelle altre forme di nevrosi che a quel tempo erano confusamente riunite sotto il termine di “ nevrastenia “. Come risultato delle sue osservazioni egli trovò che si trovavano fattori eziologici sessuali differenti in ciascuna delle due condizioni. Nella nevrastenia c’era una inadeguata possibilità di scarico della tensione sessuale, dovuta per lo più ad una certa dose di autoerotismo, mentre nella nevrosi d’angoscia mancava qualunque possibilità di scarico per smaltire una dose eccessiva di eccitazione sessuale. Il dottor Loewenfeld, di Monaco, che aveva scritto numerosi lavori sulle psiconevrosi, pubblicò un attacco alle conclusioni alle quali era giunto Freud, il quale seppur contrariato, rispose a quelle note polemiche.
Freud sosteneva che i congressi psicoanalitici dovessero limitarsi alla lettura delle relazione, seguita dalle riflessioni, dall’esperimento ed eventualmente dalla discussione in privato. Comunque tra Loewenfeld e Freud si creò una profonda amicizia tanto che, nove anni dopo, questi affidò a Freud prima la stesura di un capitolo del libro che stava scrivendo sul metodo psicoanalitico, dal titolo “Psychische Zwangserscheinungen“ (“Fenomeni psichici compulsivi “) e poi la redazione di un altro capitolo per l’opera “Sexualleben und Nervenleiden“ (“Vita sessuale e malattie nervose“) dove Freud esponeva le sue idee sul valore della sessualità come fattore eziologico nelle nevrosi. Loewenfeld fu uno dei pochi ad essere presente al I Congresso Internazionale di Psicoanalisi tenutosi nel 1908. L’enorme pressione sociale, connessa allo scandalo dell’eziologia sessuale delle nevrosi, deve pur aver avuto un peso nella successiva elaborazione di Freud al riguardo.
Come è noto, negli anni successivi, Freud ipotizzò che le seduzioni infantili rivelategli dalle sue pazienti non fossero , per lo più , mai accadute , ma si riferissero a fantasie infantili.
Di questa fondamentale constatazione parlerà a Fliess in una lettera da Vienna scritta il 21 settembre 1897 e che , in parte , cito :
” Caro Wilhelm, eccomi di nuovo qui, da ieri mattina, fresco di buon umore, un po’ meno ricco, momentaneamente senza lavoro, e per prima cosa scrivo a te, dopo che ci siamo sistemati nell’abitazione. Voglio subito confidarti il grande segreto che ha cominciato lentamente a chiarirsi in me negli ultimi mesi. Non credo più ai miei neurotica… Le continue delusioni nei tentativi di condurre almeno un’analisi a reale compimento, la fuga di persone che per un certo tempo erano state coinvolte come meglio non si poteva, l’assenza dei successi pieni su cui avevo contato, la possibilità di spiegarmi nella maniera usuale, i parziali successi: è questo il primo gruppo di motivi. Poi la sorpresa che in tutti i casi la colpa fosse sempre da attribuire ad padre, non escluso il mio, e l’accorgermi dell’inattesa frequenza dell’isteria, dovuta ogni volta alle medesime condizioni, mentre invece è poco credibile tale diffusione della perversione nei confronti dei bambini… Poi, in terzo luogo, la netta convinzione che non esista un “ dato di realtà “ nell’inconscio, dimodoché è impossibile distinguere tra verità e finzione investita di affetto… In quarto luogo, la considerazione che anche nelle psicosi più profonde non si fa strada il ricordo inconscio, in modo che il segreto delle esperienze giovanili non si svela neppure al più confuso stato di delirio. Se dunque si constata che l’inconscio non vince mai la resistenza del conscio, naufraga anche la speranza che durante il trattamento si debba verificare il processo opposto, che cioè il conscio arrivi a controllare completamente l’inconscio… Se io fossi depresso, confuso, sfinito, in tal caso tali dubbi potrebbero essere presi come segni di debolezza. Ma siccome mi trovo invece nella condizione opposta, devo riconoscere che essi sono il risultato di un onesto e intenso lavoro intellettuale, e sono orgoglioso di poter avanzare una tale critica dopo essere andato tanto a fondo. E se questo dubbio fosse soltanto un episodio sulla strada che porta a nuove conoscenze? …” 6
Più tardi troverà altre spiegazioni che completano l’ipotesi del desiderio infantile rimosso appoggiandosi sui processi di identificazione ad uno o entrambi i genitori in fase di coito. Per esempio l’identificazione alla madre incinta rinforza nella bambina il vissuto di essere gravida del padre basato sull’identificazione alla madre nel rapporto sessuale. Il desiderio del figlio incestuoso viene realizzato tramite la madre e ingenera nella figlia sensi di colpa perenni. Bisogna anche dire che la pratica micropsicoanalitica ha rivalutato la prima teoria della seduzione (reale) di Freud. A parte l’identificazione, la seduzione è contenuta nel rapporto reciproco tra il genitore e il figlio ed è, per il genitore, una risposta ai tentativi del figlio. I tentativi del figlio sono una manifestazione naturalmente difensiva di ogni cucciolo, verso l’adulto.
© Rossana Ceccarelli
Note:
1 Ernest Jones, Vita e opere di Freud, il Saggiatore, Milano, 1962.
2 – Ernest Jones, op.cit.
3 – Ernest Jones, op.cit.
4 Sigmund Freud, Lettere a Wilhelm Fliess 1887-1904, Edizione Boringhieri, Torino, 1986.
5 Ernest Jones, op.cit.
6 Sigmund Freud, Lettere a Wilhelm Fliess 1887-1904, Edizione Boringhieri, Torino, 1986.
La Dott.sa Rossana Ceccarelli è nata a Sora (FR) nel 1963. Testista Rorschach e psicoterapeuta di formazione micropsicoanalitica ha lavorato in un day Hospital psichiatrico dal 91 al 92 e quindi nel Servizio di Diagnosi e Cura dell’Ospedale di Frosinone. Ha svolto attività di ricerca dedicandosi in particolare allo studio psicodiagnostico di pazienti affetti da psoriasi e vitiligine e di pazienti sottoposti ad emodialisi.
Ha pubblicato lo studio “Day Hospital psichiatrico: l’intervento psicologico” sul Bollettino dell’Istituto Italiano di Micropsicoanalisi.
La Dott.ssa Rossana Ceccarelli si è spenta in Fiuggi il 18 settembre 2010.