Con la morte di Abraham, al cui funerale tenutosi a Berlino parteciparono Jones, Ferenczi e Sachs, si presentò il problema di dover designare il nuovo presidente dell’Associazione Internazionale di Psicoanalisi. All’autocandidatura di Ferenczi Freud preferì Eitingon, poiché vedeva come fisiologico il suo passaggio da segretario a presidente. La carica di segretario venne ricoperta da Anna Freud. La partecipazione del Maestro alle sedute della Società di Vienna, si interruppero per le sue condizioni di salute, anche se volle essere presente a quella commemorativa di Abraham, che ebbe luogo il 6 gennaio 1926. Il suo breve necrologio comparve sul primo numero del 1926 della “Zeitschrift“.
Nel mese di febbraio di questo stesso anno, venne diagnosticata a Freud una miocardite, e solo dopo le insistenze del suo amico e collega Braun, confortate dall’esito di un consulto a Budapest con il Dr. Lajos Lévy, decise di entrare nella Clinica Cottage. Vi si trattenne dal 5 marzo al 2 di aprile, sotto la stretta sorveglianza della figlia Anna, di sua moglie e sua cognata. Durante tale soggiorno continuò l’analisi di tre suoi pazienti.
Nel 1926 Freud avrebbe compiuto 70 anni ma egli evitò, per quanto possibile, qualsiasi forma di festeggiamento. Molti giornali di Vienna e tedeschi pubblicarono degli articoli di tributi di riconoscimento, mentre la Società Medica, l’Accademia e l’Università ignorarono l’avvenimento. Al riguardo il commento di Freud fu di apprezzamento: ”Un qualsiasi augurio da parte loro non mi sarebbe parso onesto”. 1
Il 6 maggio alcuni suoi allievi vollero donargli 30.000 marchi raccolti tra i membri dell’Associazione: Freud ringraziò con un discorso di addio molto toccante.
Ricevette inoltre doni di natura più personale, come quello di Marie Bonaparte che gli regalò un pregevole pezzo di antiquariato, mentre la Società Francese gli fece dono della serie completa degli scritti di Anatole France. In quell’anno tenne la sua ultima seduta con il Comitato, della durata di sette ore e mezzo che, seppur non continuative, furono per Freud una prova impegnativa.
Il 17 giugno si trasferì a villa Schüler sul Semmering dove si trattenne fino alla fine di settembre, anche se dovette recarsi sovente a Vienna per i problemi che gli recava la protesi, in più le noie cardiache continuarono: solo gli ultimi due mesi di vacanza furono più sereni tanto che poté seguire due pazienti al giorno.
A Natale andò con la moglie a Berlino per poter rivedere i due figli, uno dei quali sarebbe partito per la Palestina, e conoscere i tre dei quattro nipotini che non aveva mai incontrato. Fu durante tale permanenza che conobbe Albert Einstein poiché il famoso scienziato alloggiava dal figlio Ernest. L’impressione che ne scaturì fu: ”E’ allegro, sicuro di sé, piacevole. Capisce di psicologia quanto io di fisica, per cui la nostra conversazione è stata molto amena”.
Nel giugno del 1926 Freud cominciò a scrivere un altro libro “Il problema dell’analisi condotta dai non medici“, che definì un libro amaro; lo iniziò a scrivere nell’ultima settimana di giugno, per poi essere stampato prima della fine di luglio ed uscire in settembre.
Il 26 dicembre 1926 Ferenczi si recò a New York, e nonostante non avesse informato i colleghi di quella visita, venne ricevuto amichevolmente, tanto che venne invitato a tenere un lavoro durante la riunione dell’American Psychoanalytic Association. Si impegnò inoltre nel seguire l’analisi didattica di circa nove persone, per lo più non medici, che Ferenczi sperava di far accettare come Società a sé dall’Associazione Internazionale. Questa ed altre attività lo posero in conflitto con i colleghi di New York, che il 25 giugno 1927, decisero di prendere posizione condannando tutte le pratiche terapeutiche effettuate da persone che non fossero medici. Quando Ferenczi alla vigilia della sua partenza fissata il 2 giugno, organizzò un pranzo di commiato, vide declinare l’invito sia da Brill, solitamente sempre ben disposto, che da Oberndorf. Nel viaggio di ritorno venne ricevuto calorosamente in Inghilterra dove presentò un lavoro presso la Società Britannica di Psicologia ed uno presso la Società di Psicoanalisi. Da Londra si spostò a Baden-Baden per incontrare Groddeck, poi a Berlino per vedere Eitingon, poi di nuovo a Baden-Baden e solo dopo il Congresso di Innsbruck si recò da Freud. Dopo il Congresso venne variata la struttura del Comitato che divenne un prolungamento dell’Associazione Internazionale con Eitingon come presidente, Ferenczi e Jones vicepresidenti, Anna Freud segretario e van Ophuijsen tesoriere.
Il problema più urgente riguardò lo stato finanziario del Verlag e le dimissioni presentate dal direttore Storfer, che solo dopo lunghe discussioni con Eitingon vennero ritirate. Grazie ad una donazione di 5.000 dollari da parte di Grace Potter la grave crisi economica venne al momento contenuta. Nel 1927 i problemi cardiaci di Freud non migliorarono: in aprile trascorse una settimana nella Clinica
Cottage e da allora in poi prese in carica solo tre pazienti invece di cinque. Trascorse di nuovo l’estate a villa Schüler sul Summering dal 16 giugno a fine settembre. Terminate le vacanze scrisse una lettera a Jones, lamentandosi del fatto che questi stesse conducendo in Inghilterra una campagna denigratoria contro la figlia Anna. L’equivoco nacque quando Jones pubblicò sul “Journal“ un lungo resoconto in merito all’analisi infantile. Ben presto tutto venne chiarito tanto che Freud scrisse a Jones: ”Sono molto felice che Lei abbia risposto alla mia lettera in modo così calmo ed esauriente, invece di offendersene”.
Nel 1923 tre furono le produzioni letterarie: la prima fu un supplemento al saggio sul “Mosè di Michelangelo“ che Freud aveva pubblicato anonimo tre anni prima. Scrisse poi un piccolo lavoro sul feticismo che fu dato alle stampe alla fine della prima settimana di agosto; pubblicò infine il libro “Il futuro di un illusione“ che segnò l’inizio di dure controversie.
Nel settembre del 1928 Jones aveva organizzato una riunione del Comitato a Parigi, alla quale non poté partecipare per la morte della figlia primogenita. Quando Freud seppe dell’accaduto consigliò a Jones la lettura di Shakespeare, e quando questi gli rispose che avrebbe preferito qualche parola di consolazione, Freud replicò: ”Se non Le ho scritto ciò che Lei si aspettava, avevo le mia buone ragioni. Conosco due sole consolazioni, in un caso come questo: una è cattiva, poiché toglie alla vita tutto il suo valore; l’altra, più efficace, si conviene solo a persone anziane, non a persone giovani come Lei e la sua povera moglie. Di che cosa si tratti lo può facilmente indovinare… In qualità di fatalista miscredente, davanti al terrore della morte posso solo lasciare cadere le braccia“.
Intanto le condizioni penose di salute di Freud lo prostrarono sempre più: il figlio Ernest da tempo lo sollecitava perché consultasse il Prof. Schroeder, chirurgo di Berlino, decisione che prese solo quando il suo medico Pichler dichiarò di non avere più strumenti per aiutarlo. Partì con la figlia Anna il 30 agosto ed alloggiarono presso la Clinica Tegel, dove incontrò Marie Bonaparte e Ferenczi. Quando all’inizio di novembre rientrò a Vienna, si sentì più sollevato poiché la nuova protesi gli procurò un discreto miglioramento. Per i successivi due anni e mezzo il chirurgo di riferimento fu il Dr. Joseph Weinmann, viennese, che nel 1929 trascorse un periodo a Berlino con Schroeder per concordare con il collega sulla continuazione del trattamento.
Nel 1929 la Verlag attraversò uno dei tanti periodi di difficoltà economica, e Freud fu sollevato solo quando Marie Bonaparte intervenne per evitare la bancarotta. Intanto fu proprio la Bonaparte a consigliare al Maestro di acconsentire perché fosse assistito quotidianamente dal Dr. Max Schur, cosa che avvenne solo dopo aver stretto con il collega un patto che stabiliva che non dovesse mai nascondergli la verità sul suo stato di salute: ”Posso tollerare un dolore intenso e odio i sedativi, ma ho fiducia che Lei non mi lascerà soffrire invano”. Il Dr Schur gli rimase vicino per tutti gli ultimi dieci anni della sua vita.
Alla fine di maggio di quell’anno, con l’approssimarsi del prossimo Congresso, si riunì a Parigi il Comitato nella sua nuova veste, per discutere sulla controversa questione delle analisi praticate dai non medici. Il Congresso tenutosi ad Oxford, non produsse alcuna frattura con i colleghi americani, grazie agli interventi diplomatici di Jones e Brill. Ferenczi per suo conto proseguiva il suo cammino discostandosi sempre più dagli insegnamenti di Freud, tanto che questi rispondendo alle sporadiche lettere di Ferenczi disse: ”Senza dubbio in questi ultimi anni Lei si è allontanato da me, ma non tanto, spero, da dovermi aspettare dal mio Paladino e segreto Gran Visir un passo verso la creazione di una nuova analisi di opposizione”.
I disturbi cardiaci imposero a Freud un ricovero presso la Clinica di Cottage il 24 aprile 1930 dove vi rimase fino al 4 maggio. Sempre nel mese di aprile ricevette con sorpresa il settimo volume della traduzione in giapponese delle sue opere ad opera di Yabe, che possedeva una approfondita conoscenza della psicoanalisi.
Il 28 luglio del 1930 Freud si recò in vacanza, e ricevette dopo pochi giorni una lettera dove gli veniva comunicato che gli era stato conferito il premio Goethe.
Il 12 settembre del 1930, all’età di novantacinque anni morì la madre di Freud e le sue parole furono: ”Questo grande avvenimento mi ha colpito in modo strano: niente sofferenze, niente dolore, cosa che si spiega forse con le circostanze, l’età e la cessazione della pena che provavamo per le sue condizioni disperate. Con questo, un senso di liberazione, di sollievo, che credo di poter capire. Non m’era permesso di morire finché viveva lei, ora invece posso farlo. I valori della vita negli strati più profondi sono in un certo senso mutati”. Freud rientrò a Vienna alla fine di settembre, il 10 ottobre subì in intervento chirurgico sulla cicatrice, il 17 ottobre si ammalò di broncopolmonite ed il primo di novembre riprese il suo lavoro seguendo quattro pazienti.
Nella primavera del 1932 il procuratore del Verlag, Storfer, minacciò di nuovo di dimettersi, per cui Eitingon propose come suo sostituto Martin Freud, che cominciò il nuovo lavoro nell’ottobre di quell’anno. Il 24 aprile Freud si sottopose ad un altro intervento chirurgico, nel corso del quale fu asportato un lembo piuttosto esteso di tessuto della guancia, uscì dalla clinica il 4 maggio molto provato. Il Dr. Jacob Erdheim che dall’esame isto-patologico del tessuto aveva indicato come agente etiologico la nicotina, non provocò in Freud alcuna reazione, anzi le sue parole furono: ”la sentenza nicotinica di Erdheim”. Alla fine del mese Freud fumava di nuovo, ed il primo giugno partì per le vacanze con cinque pazienti. In agosto venne fatto un altro tentativo di modifica sulla protesi con enormi difficoltà, e solo dopo l’intervento di Marie Bonaparte riuscirono a contattare il Prof. Kazanijan di Harvard, che pur lavorando per venti giorni sulla protesi di Freud, non ottenne il risultato sperato. Nel mese di maggio Ferenczi aveva inviato a Freud una copia della relazione che avrebbe presentato al Congresso, nella quale pretendeva di aver scoperto una seconda funzione dei sogni in rapporto alle esperienze traumatiche. Mi sembra quanto mai esaustiva la posizione di Freud nei confronti di Ferenczi, nella lettera che qui riporto:
13 dicembre 1931
Lieber Freund,
la sua lettera mi ha fatto piacere, come sempre; non altrettanto il suo contenuto…
…Vedo che le divergenze sorte tra noi si riassumono in un particolare tecnico che vale la pena di discutere. Lei non ha fatto segreto che bacia i Suoi pazienti e si lascia baciare da loro: l’ho sentito anche da un mio paziente. Ora, quando si deciderà ad illustrare a fondo la Sua tecnica i Suoi risultati, dovrà scegliere tra due vie: o riferirà questo fatto, ovvero lo terrà nascosto. Quest’ultima eventualità, come certamente s’accorgerà, è disonorante. Bisogna difendere apertamente ciò che si fa con la propria tecnica. Inoltre le due vie presto convergono, poiché anche se Lei non lo dirà, la cosa verrà subito risaputa, così come io l’ho saputa prima che Lei me lo dicesse. Non sono sicuramente uno di quelli che per pruderie o per ossequio alle convenzioni borghesi condannerebbero una piccola gratificazione erotica di questo genere. Mi rendo conto che anche al tempo dei Nibelunghi un bacio era un innocuo saluto concesso ad ogni ospite. Sono inoltre del parere che l’analisi è possibile anche in Russia Sovietica dove, per quanto riguarda lo Stato, esiste una piena libertà sessuale. Ma ciò non cambia il dato di fatto che noi non viviamo in Russia e che per noi un bacio significa una certa intimità erotica. Finora nella nostra tecnica ci siamo attenuti alla conclusione che non dobbiamo concedere ai pazienti alcuna soddisfazione erotica. Lei sa pure che là dove non si possono avere gratificazioni più complete, le carezze anche più lievi ne assumono il ruolo, nei rapporti amorosi, sulla ribalta, ecc.
Si immagini ora quali saranno i risultati se Lei renderà di pubblico dominio la Sua tecnica. Non v’è rivoluzionario che non venga detronizzato da qualcuno ancora più radicale. Una quantità di pensatori indipendenti in fatto di tecnica si diranno: perché fermarsi a un bacio? Sicuramente, aggiungendo dei palpeggiamenti si faranno ancora più progressi, il che dopo tutto non significa fare un figlio. Poi ne verranno di più audaci che andranno oltre fino al mostrare e al voler vedere le parti sessuali e presto avremo ammesso nella tecnica analitica l’intero repertorio della demiviergerie e delle partite di piacere con il risultato che l’interesse per la psicoanalisi aumenterà enormemente sia tra gli analisti sia tra i pazienti. E’ facile però che il nuovo aderente reclami per sé una parte eccedente di questo interesse e ai nostri colleghi più giovani riuscirà difficile fermarsi al punto inizialmente prestabilito, e il Dio Padre Ferenczi, rimirando la vivace scena da lui creata, probabilmente si dirà: forse nella mia tecnica dell’affetto materno avrei dovuto fermarmi prima del bacio…
…Con queste ammonizioni non credo di aver detto nulla che Lei non sappia da sé, ma siccome a Lei piace ricoprire con gli altri il ruolo della madre affettuosa, potrà farlo anche con se stesso. E per di più deve dare ascolto a un’ammonizione da parte del brutale padre. Ecco perché nella mia ultima lettera parlavo di una nuova pubertà, di amore senile, e ora invece mi ha costretto ad essere assolutamente rude.
Non m’aspetto di farLe alcuna impressione: manca nei nostri rapporti la base necessaria perché ciò avvenga. Mi pare che in Lei la necessità di una netta indipendenza sia più forte di quanto Lei non voglia riconoscere. Ma almeno ho fatto ciò che potevo nel mio ruolo di padre. Adesso sta a Lei andare avanti.
Con Cordiali saluti
Suo
Freud
Quando Eitingon per problemi di salute, espresse la sua decisione di non poter più ricoprire l’incarico di presidente dell’Associazione Internazionale, venne proposto come suo successore Ferenczi. Questi espresse qualche perplessità, poiché riteneva di non poter coniugare l’impegno per le sue ricerche terapeutiche e l’onere di lavoro che la carica gli avrebbe procurato. Nel mese di aprile del 1932 in una epistola che Freud indirizzò ad Eitingon, si era lamentato dell’allontanamento volontario di Ferenczi e scriveva: ”Non è forse un tormento questo Ferenczi? Sono di nuovo dei mesi che non ne abbiamo notizie. Si offende perché uno non va in brodo di giuggiole nel sentire come gioca a mamma e bambino con le sue pazienti”.
Quando poi incontrò Ferenczi il 30 agosto, prendendo atto della sua inadeguatezza nell’assumere la carica di presidente, telegrafò ad Eitingon: ”Ferenczi inaccessibile. Impressione insoddisfacente”. Venne infine indicato come presidente dell’Associazione Internazionale Jones, che per circa ventitré anni ricoprì tale carica.
Nel 1932 la situazione economica mondiale era molto critica, ma soprattutto in Germania si sentì tale contrazione: le vendite dei libri di Freud si ridimensionarono enormemente. Il Verlag si trovò sommerso dai debiti e Freud decise di scrivere un resoconto dettagliato ai presidenti delle altre Società perché intervenissero in loro aiuto. La Società inglese sottoscrisse una somma di 1400 dollari e oltre al contributo della Società di New York, ricevettero 2500 dollari da Brill e 2000 da Edith Jackson.
Durante il Congresso di Wiesbaden fu formato un comitato internazionale che assunse la responsabilità del futuro andamento del Verlag, composto da: Marie Bonaparte, A.A. Brill, Ernest Jones, Clarence Oberndorf, J.H.W. van Ophuijsen, R.A. Spitz e P. Sarasin. Venne costituito un sottocomitato esecutivo formato da Sarasin, van Ophuijsen e da Jones.
Nel 1933 le persecuzioni di Hitler rappresentarono una grande minaccia per gli ebrei e per la psicoanalisi. Freud, a tal proposito, così scriveva a Marie Bonaparte: ”Quanto è fortunata Lei che è immersa nel suo lavoro senza accorgersi delle orribili cose che accadono intorno. Nei nostri circoli c’è già molta trepidazione: la gente teme che eccessi nazionalistici dei tedeschi possano estendersi anche al nostro piccolo Stato. Mi hanno persino consigliato di fuggire fin d’ora in Svizzera o in Francia. Sciocchezze: non credo che qui vi sia pericolo, e se esso dovesse verificarsi, sono fermamente risoluto ad aspettarlo qui. Se mi uccidono – bene. E’ una morte come un’altra. Ma probabilmente non è vanteria a buon mercato”.
In effetti Ferenczi lo spronava a lasciare l’Austria per l’Inghilterra, ma Freud gli rispose con una lettera che sarà anche l’ultima scritta all’amico:
2 aprile 1933
Lieber Freund
sono dispiacentissimo nel sentire che la Sua convalescenza, così bene iniziata, abbia subìto un’interruzione; tanto più piacere mi fa dunque sapere del suo più recente miglioramento…Per ciò che riguarda il movente immediato della Sua lettera, cioè il tema della fuga, son felice di poterLe dire che non penso affatto a lasciare Vienna. Non sono abbastanza mobile e dipendo troppo dalle mie cure, dai diversi miglioramenti e rimedi; inoltre non voglio lasciare qui le mie proprietà. Probabilmente rimarrei anche se fossi perfettamente sano e giovane. Questo nasconde naturalmente un atteggiamento emotivo, ma esistono anche dei motivi razionali. Non è sicuro che il regime di Hitler domini anche l’Austria. E’ possibile sì, ma tutti credono che non raggiungerà la brutale crudeltà che ha raggiunto in Germania. Io personalmente non corro nessun pericolo e quando Lei dipinge come estremamente spiacevole una vita in cui noi Ebrei venissimo soppressi, non dimentichi quanto sia disagevole trapiantarsi all’estero, sia in Svizzera che in Inghilterra, per i rifugiati. Secondo me la fuga è giustificata solo da un rischio diretto della vita; inoltra se ci uccidono si tratta solo di una morte come un’altra…Spero che Lei rimanga indisturbato a Budapest; mi mandi presto buone notizie del Suo stato di salute.
Suo
Freud
Ferenczi scrisse l’ultima lettera a Freud per il suo compleanno, il 4 maggio: le malattia mentale aveva fatto rapidi progressi e la morte avvenne improvvisamente il 24 maggio 1933. Freud in una lettera a Jones così si espresse: ”Sì, abbiamo tutte le ragioni di compiangerci a vicenda. E’ una grande e dolorosa perdita: fa parte del cambiamento che travolge tutto ciò che esiste per far posto a qualcosa di nuovo. Ferenczi si porta via una parte del passato; quando me ne sarò andato anch’io comincerà qualcun’altro che Lei ancora vedrà. Destino. Rassegnazione. Ecco tutto”.
La situazione politica divenne sempre più critica, con la presa del potere il 27 gennaio 1933 di Hitler, le loro preoccupazioni divennero più concrete. I nazisti fecero un pubblico rogo a Berlino dei libri di Freud, il quale commentò: ”Che progressi stiamo facendo! Nel Medioevo avrebbero bruciato me: oggigiorno si accontentano di bruciare i miei libri”.
In aprile di quell’anno venne approvato un decreto che vietava agli stranieri di ricoprire qualsiasi carica all’interno di un’associazione medica, e poiché Eitingon era di nazionalità polacca dovette dimettersi. Fu anche in ragione di tali cambiamenti che Eitingon decise di stabilirsi in Palestina, dove diede vita alla Società Palestinese di Psicoanalisi. Alla fine dell’anno l’unico membro del Comitato originario rimasto in Europa fu Jones: Abraham e Ferenczi erano morti, Rank si era allontanato, Sachs si trovava a Boston ed Eitingon in Palestina.
© Rossana Ceccarelli
Note:
1 Tutte le citazioni che compaiono in questo articolo sono tratte da: Ernest Jones “ Vita e opere di Freud 3, L’ultima fase 1919-1939, Il Saggiatore.
La Dott.sa Rossana Ceccarelli è nata a Sora (FR) nel 1963. Testista Rorschach e psicoterapeuta di formazione micropsicoanalitica ha lavorato in un day Hospital psichiatrico dal 91 al 92 e quindi nel Servizio di Diagnosi e Cura dell’Ospedale di Frosinone. Ha svolto attività di ricerca dedicandosi in particolare allo studio psicodiagnostico di pazienti affetti da psoriasi e vitiligine e di pazienti sottoposti ad emodialisi.
Ha pubblicato lo studio “Day Hospital psichiatrico: l’intervento psicologico” sul Bollettino dell’Istituto Italiano di Micropsicoanalisi.
La Dott.ssa Rossana Ceccarelli si è spenta in Fiuggi il 18 settembre 2010.