Attraverso il seguente contributo mi ripropongo di trattare quelli che definirei i contrasti più significativi che Freud ebbe con tre dei suoi più stretti collaboratori: Adler, Stekel e Jung.
Al momento della costituzione delle altre Società psicoanalitiche, come ricorderete, Freud tentò una mediazione per placare il dissappunto dei viennesi che non condividevano le decisioni prese dal Maestro in merito agli incarichi affidati agli psicoanalisti svizzeri. Il tentativo si concretizzò nell’autunno del 1910 attribuendo ad Adler e a Stekel la responsabilità dello “Zentralblatt”, di recente fondazione, ed offrendo ad Adler la presidenza della Società viennese. Il risultato fu però di breve durata, poiché Adler cominciò a prendere sempre più le distanze dalle teorizzazioni di Freud. Egli infatti diede vita a quella che definì psicologia dell’Io, che escludeva dalla sua osservazione il concetto di rimozione, di sessualità infantile e di inconscio, non ritenendo tra l’altro necessario esplicitare come i processi inconsci influenzino l’Io.
Freud discusse a lungo le idee di Adler, al contrario di altri membri della Società che furono più violenti nelle loro critiche. Adler espose la sua teoria nelle serate del 4 gennaio e del 1 febbraio 1911, con la prima relazione dal titolo ” Alcuni problemi di psicoanalisi” e la seconda “La protesta virile come problema centrale della nevrosi”. Altre due serate, quelle del 8 e del 22 febbraio, furono invece dedicate alla discussione del caso, che vide toni molto accesi. Lo stesso Freud non risparmiò le sue critiche anche perché di fronte all’affermazione di Adler che l’Edipo fosse pura invenzione, fu chiaramente improponibile qualsiasi forma di riconciliazione.
Dopo la riunione del 22 febbraio, si svolse una riunione del comitato, durante la quale Adler e Stekel rassegnarono le dimissioni dalle loro rispettive cariche di presidente e vice-presidente. Durante una riunione straordinaria tenutasi il 1 marzo e presieduta da Hitschmann, fu chiesto a Freud di accettare di nuovo la presidenza: egli divenne vice-presidente e Sachs lo sostituì nel ruolo di bibliotecario. Fu poi accolta all’ unanimità una mozione con la quale si ringraziavano Adler e Stekel per i loro passati servigi pregandoli di continuare a far parte della Società. Adler vi rimase ancora per qualche tempo ma poi prese parte ad un’ultima riunione, quella del 24 maggio, dove Freud gli suggerì di dimettersi dal suo posto di redattore dello “Zentralblatt”, cosa che infine Adler accettò, non prima di aver tentato di dettare condizioni attraverso il suo legale.
Adler comunque sfruttò la situazione fondando un gruppo dal nome “Società di Libera Psicoanalisi”, e quando un paio di anni più tardi venne invitato a tenere delle conferenze in America da Stanley Hall, Freud commentò affermando: ”Lo scopo dell’invito è presumibilmente quello di salvare il mondo dalla sessualità e di avviarlo invece all’aggressività.” 1
Per quanto riguarda Stekel, ciò che determinò la frattura con la Società fu in sostanza il suo atteggiamento di mancanza di senso critico rispetto alle proprie affermazioni e il carente spirito di approfondimento scientifico; egli infatti dichiarava sovente: ”Io sono qui per fare scoperte: sta agli altri provarle, se lo desiderano.” 2 Nella primavera del 1911 pubblicò un libro sui sogni che Freud trovò “…mortificante per noi, malgrado i nuovi contributi che apporta”, Ferenczi lo definì “umiliante e disonesto”. 3
Stekel ottenne comunque un notevole successo con il suo materiale sul simbolismo tanto da indurlo a credere di potersi misurare con Freud. Nella riunione del 6 novembre furono annunciate le dimissioni di Stekel dalla Società di Vienna, in più lo “Zentralblatt” venne abbandonato nelle mani di Stekel e da allora fu così poco richiesto da scomparire dopo circa un anno. Al suo posto venne redatto la “Internationale Zeitschrift für Psychoanalyse”, i cui responsabili furono Ferenczi, Rank e Jones.
La rottura con Jung rivestì un’importanza maggiore sia dal punto di vista personale che da quello scientifico. Nel 1912 Freud cominciò a prendere atto del fatto che Jung cominciava a muoversi verso altre direzioni; egli in passato si era appassionato agli studi archeologici e fin dal 1898 si era interessato di occultismo, ma nel 1910 e ancor più nel 1911 cominciò a trascurare i compiti di presidente che gli erano stati assegnati. Quando pubblicò il suo famoso saggio “I simboli della libido” che in seguito divenne un libro, risultò esplicita la divergenza dalle teorie di Freud, poiché il concetto di libido divenne per Jung l’espressione di una tensione generale.
L’anno decisivo per la separazione fu il 1912, e tre episodi contraddistinsero l’evento. Il primo fu la visita che Freud fece a Binswanger, a Kreuzlingen presso Costanza, ed alla quale non si unì Jung . L’episodio successivo riguardò le conferenze che Jung tenne a New York attraverso le quali mostrò una posizione d’opposizione alle teorie di Freud. Il loro terzo incontro avvenne a Monaco poiché Jung convocò una riunione per definire formalmente il progetto di abbandonare lo “Zentralblatt “ a Stekel e fondare al suo posto un nuovo periodico; fu in questa occasione che Freud offrì a Jung l’opportunità di giustificare la sua assenza presso Kreuzlingen. Sulle prime Jung accampò delle scuse ma infine si mostrò mortificato tanto da riconoscere i difficili aspetti del suo carattere. Rientrando a Zurigo esternò a Freud, con una lettera, la sua volontà a voler cambiare, ma quando Freud espresse le sue perplessità sul complesso di incesto attribuendogli un aspetto di artificiosità, come aveva fatto precedentemente nei confronti della teoria di Adler, i loro rapporti si deteriorarono sempre più, tanto che, quando Freud annunciò a Ferenczi l’avvenuta rottura con Jung, scrisse: ”Penso che non vi siano più speranze di raddrizzare gli errori di quelli di Zurigo, e credo che tra due e tre anni ci muoveremo in direzioni completamente diverse, senza nessuna comprensione reciproca… Il modo migliore di difendersi da ogni amarezza è quello di non aspettarsi nulla, o meglio di aspettarsi il peggio: Glielo raccomando. Seguiremo il nostro destino continuando a lavorare senza curarci del chiasso, come l’orefice di Efeso.” 4
Il risultato di questi accadimenti fece maturare in Jones la necessità di formare un piccolo gruppo di analisti fidati con i quali fosse possibile un confronto sui temi psicoanalitici, che avesse però come presupposto la riservatezza.
La risposta di Freud all’intendimento di Jones, si evince da una lettera dai toni entusiastici: ”La Sua idea di un consiglio segreto composto dai nostri uomini migliori e più fidati, il quale si occupi dell’ulteriore sviluppo della psicoanalisi e difenda la causa contro persone ed eventi quando io non ci sarò più, si è impadronita della mia mente… So che in questo concetto c’è un elemento infantile e forse romantico, ma forse lo si può adattare ad affrontare la realtà. Darò libero sfogo alla fantasia, lasciando a Lei la parte del censore.
Scommetto che vivrei e morrei più facilmente se sapessi che esiste un’associazione che vigila sulla mia creazione. Prima di tutto questo comitato dovrebbe essere strettamente segreto, sia per quanto riguarda la sua esistenza, che le sue azioni. Potrebbe essere composto da Lei, Ferenczi e Rank, cioè da coloro che hanno dato vita all’idea. Sachs, nel quale ho un’illimitata fiducia, malgrado che lo conosca da poco, ed Abraham, potrebbero essere ammessi in un secondo tempo, ma solo a condizione che voi tre acconsentiate. Quanto a me, sarebbe meglio che mi teneste all’oscuro delle vostre clausole e dei vostri impegni: per sicurezza conserverò il massimo segreto e vi sarò grato di tutto ciò che vorrete comunicarmi. Non mi lascerò sfuggire neanche una parola della faccenda con Ferenczi, finché Lei non mi avrà risposto. Qualsiasi cosa accada in avvenire, le future vedette del movimento psicoanalitico potranno uscire da questo ristretto ma scelto gruppo di uomini, dei quali sono ancora pronto a fidarmi nonostante le mie ultime disillusioni in fatto di persone. Questo progetto potrebbe essere un altro motivo della mia venuta a Londra.” 5
Ferenczi, Otto Rank, Sachs ed Abraham furono d’accordo, e il 25 maggio 1913 Freud festeggiò l’avvenimento regalando ad ognuno di loro un antico cammeo greco della sua collezione che ognuno fece montare in un anello d’oro. Il Comitato proseguì nel suo cammino per circa dieci anni, ma poi a causa di difficoltà interne e per le vicissitudini della vita dei vari membri, tale tentativo ebbe fine.

© Rossana Ceccarelli

Note:

1 Ernest Jones, Vita e opere di Freud, 2. Gli anni della maturità 1901-1919, il Saggiatore, Milano, 1962. 
2 Ernest Jones, op.ct. 
3 Ernest Jones, op.ct. 
4 Ernest Jones, op. ct. 
5 Ernest Jones, op.ct.