Categoria: Quirino Zangrilli

Chronicité et psychanalyse

Les séances de psychanalyse réparent la toile, mais le terrain est trop défavorable. L’analyste doit accepter les limites humaines de son intervention et de son travail, dans ces cas-là, comme un moi de soutien valable dans la recherche d’un équilibre vital digne assuré par le plus petit nombre de rencontres cycliques possible. En conclusion, la chronicité psychopathologique existe et ne doit pas être niée

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Cronicità e Psicoanalisi

Le sedute di psicoanalisi riparano la tela, ma il terreno è troppo sfavorevole. L’analista deve accettare i limiti umani del suo intervento e lavorare, in questi casi, come valido Io di appoggio alla ricerca di un dignitoso equilibrio vitale assicurato dal minor numero di incontri ciclici possibili. 
In conclusione la cronicità psicopatologica esiste e non deve essere diniegata

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Sanificazione del passato, abbattimento di statue e psicosi di massa

L’individuo, come le masse, ha bisogno del permanere dei segni percettivi del passato: uno dei momenti di miglior sollievo nella catarsi analitica è il riconoscimento che determinati “errori” del proprio passato individuale, se osservati e studiati nella giusta prospettiva, sono pur sempre stati dei tentativi neutri che hanno contribuito a renderci come siamo e, insieme a quelli che reputiamo positivi, a mantenerci in vita.

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Coronavirus e Psiche: riflessioni finali

Per alcuni il coronavirus è stata una benedizione: mandando in frantumi gli schermi protettivi narcisistici che li separavano dall’idea della morte, li ha costretti ad elaborarne l’umana presenza, permettendo l’elaborazione di un passaggio diniegato fin dalla prima infanzia. Mi direte che le immagini delle TV erano piene di morte anche prima del coronavirus, ma era sempre la “morte dell’altro”, guerre lontane, emergenze di altri popoli, crimini di nicchia. Nei numerosi racconti dei sopravvissuti all’epidemia, quelli che sono “risorti” dalle rianimazioni emerge una costante: l’angoscia della visione delle morti degli altri: molti imploravano un paravento per non dover vedere quelle scene.

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Coronavirus e terrorismo psicologico

Qui mi preme ricordare che si è creata un’ondata di angoscia di morte degna di un conflitto bellico, anzi a dire il vero di gran lunga superiore, poiché prima dei criminali bombardamenti di massa dei civili posti in essere durante l’ultimo conflitto mondiale, le popolazioni lontane dal fronte facevano una vita più o meno normale. Qui il nemico è ovunque, è nell’aria, è in qualsiasi persona: una rupofobia 2  globale è stata indotta nelle masse. I rituali di lavaggio cominciano a divenire ossessivi in molte persone: certo è difficile produrre una nevrosi fobico-ossessiva artificiale, ma slatentizzarla in migliaia di individui predisposti che prima erano in un accettabile equilibrio questo è ben possibile.

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Coronavirus: fobia, quarantena e tabù del toccare

la necessaria quarantena che costringe all’isolamento interi nuclei familiari che non cessano certo di essere percorsi dalle loro spinte pulsionali, costituisce una sorta di pentola a pressione esplosiva di tali spinte incompatibili con l’Io. Una delle sortite più frequenti è lo slittamento verso l’aggressività di cui assisteremo, una volta esaurite le energie di contenimento razionali egoiche, a possibili esplosioni parossistiche. Un ragionevole allentamento del confinamento domestico esercitato con totale rispetto delle regole di distanziamento di profilassi virale, sarebbe auspicabile.

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