Gli aforismi del Maestro Sigmund Freud

La Religione

Aforismi

È facile rendersi conto dove risieda la somiglianza del cerimoniale nevrotico con le azioni sacre del rito religioso: nell’angoscia morale dell’omissione, nel completo isolamento da ogni altra azione (divieto di interruzione) e nella scrupolosità dell’esecuzione dei particolari. Ma altrettanto evidenti sono le differenze, delle quali alcune sono tanto stridenti da far apparire sacrilego il confronto. La maggior varietà individuale delle azioni cerimoniali contrasta con la stereotipia dei riti (preghiera, adorazione ecc.), il carattere privato dei primi è in contrasto con il carattere pubblico e collettivo delle pratiche religiose; ma soprattutto la differenza è data dal fatto che i piccoli accessori del cerimoniale religioso sono concepiti come dotati di senso e simbolici, mentre quelli del cerimoniale nevrotico appaiono sciocchi e privi di senso. Sotto questo aspetto la nevrosi ossessiva non è che la caricatura, per metà comica e per metà tragica, di una religione privata.

Il motto di spirito ed altri scritti,    1905-1908, Opere, Vol. 5


In base a queste coincidenze e analogie ci si potrebbe arrischiare a considerare la nevrosi ossessiva come un equivalente patologico della formazione religiosa, e a descrivere la nevrosi come una religiosità individuale e la religione come una nevrosi ossessiva universale. La somiglianza essenziale risiederebbe nella fondamentale rinuncia all’attività di pulsioni date costituzionalmente; e la differenza principale nella natura di tali pulsioni, che sono nella nevrosi di origine esclusivamente sessuale, nella religione di origine egoistica.

Il motto di spirito ed altri scritti,    1905-1908, Opere, Vol. 5


  La psicoanalisi ci ha insegnato a riconoscere l’interconnessione esistente tra complesso paterno e fede in Dio, ci ha indicato che il Dio personale non è altro, psicologicamente, che un padre innalzato, e ci pone ogni giorno sotto gli occhi i casi di giovani che perdono la fede religiosa appena crolla in loro l’autorità paterna. Nel complesso parentale noi riconosciamo così la radice del bisogno di religione; il Dio onnipotente e giusto, la natura benigna ci appaiono come grandiose sublimazioni del padre e della madre, anzi come repliche e reintegrazioni delle immagini che il bambino piccolo ha di entrambi. La religiosità si riconduce, biologicamente, al lungo periodo di inermità e bisogno di aiuto della piccola creatura umana che, quando più tardi riconosce il suo reale abbandono e la sua debolezza di fronte alle grandi potenze della vita, percepisce la propria situazione in modo simile a come la percepiva nell’infanzia e tenta di negarne la desolazione con un ripristino regressivo delle potenze protettive dell’infanzia stessa. La protezione contro la malattia nevrotica, che la religione garantisce ai suoi fedeli, si spiega facilmente col fatto che essa li solleva dal complesso parentale, al quale è legato il senso di colpa così del singolo come dell’intera umanità, e lo risolve in vece loro, mentre il non credente deve sbrigare questo compito da solo

Casi clinici ed altri scritti,  1909-1912, Opere, Vol. 6


Le nevrosi mostrano, da un lato, concordanze vistose e profonde con le grandi produzioni sociali dell’arte, della religione e della filosofia, e dall’altro sembrano deformazioni delle produzioni stesse. Potremmo azzardarci ad affermare che l’isteria è la caricatura di una creazione artistica, che la nevrosi ossessiva è la caricatura di una religione, che il delirio paranoico è la caricatura di un sistema filosofico.

Totem e Tabù: alcune concordanze nela vita psichica dei selvaggi e dei nevrotici | Cap. 2. Il tabù e l’ambivalenza emotiva, 1912-1913, Opere, Vol. 7


Sostanzialmente ogni religione è una siffatta religione dell’amore per tutti coloro che essa abbraccia nel suo seno, ed è al tempo stesso crudele e intollerante, verso coloro che non ne fanno parte. Per quanto la cosa ad alcune persone possa riuscire difficile, non è quindi lecito rivolgere ai credenti un biasimo troppo severo; sotto questo aspetto i miscredenti e gli indifferenti hanno la vita ben più facile. Se oggi questa intolleranza non si manifesta più nelle forme violente e crudeli che ebbe in secoli più remoti, non per questo si potrà dedurne che i costumi degli uomini si sono mitigati. La causa di questo fatto va piuttosto ricercata nell’innegabile affievolirsi dei sentimenti religiosi e dei legami libidici che da essi dipendono. Se, come oggi sembra accadere nel campo socialista, al posto del legame religioso subentrerà un legame collettivo diverso, ne deriverà, nei confronti degli esterni, la medesima intolleranza verificatasi al tempo delle guerre di religione; e, qualora i divari tra le concezioni scientifiche dovessero acquistare per le masse un’importanza analoga, il medesimo risultato si ripeterebbe anche per quest’ultima motivazione.

L’Io e l’Es ed altri scritti,  1917-1923, Opere, Vol. 9


Religione, morale e sentimenti sociali – questo contenuto fondamentale di ciò che nell’uomo è più elevato – sono stati in origine una cosa sola. Secondo le ipotesi di Totem e tabù sono stati acquisiti filogeneticamente a partire dal complesso paterno: la religione e le limitazioni etiche mediante il superamento del complesso edipico vero e proprio, i sentimenti sociali per la necessità di dominare la rivalità residua fra i membri della giovane generazione.

L’Io e l’Es  | 3. L’Io e il Super Io (Ideale dell’Io),  1922, Opere, Vol. 9


È stato detto che la religione non ha più sugli uomini lo stesso influsso di una volta (ci riferiamo qui alla civiltà europeo-cristiana). E ciò non perché essa abbia ridimensionato le sue promesse, ma perché queste appaiono agli uomini meno credibili. Concediamo che la ragione di tale trasformazione sia il rafforzamento dello spirito scientifico negli strati superiori della società umana (forse non solo in questa). La critica ha intaccato la forza probante dei documenti religiosi, la scienza naturale ha posto in luce gli errori che essi contengono, la ricerca comparata è stata colpita dalla fatale somiglianza tra le rappresentazioni religiose da noi venerate e le produzioni spirituali di popoli e tempi primitivi.

L’avvenire di un’illusione,  1927,  Opere, Vol. 10


Sappiamo che l’essere umano non può portare a termine il suo sviluppo verso la civiltà senza attraversare una fase di nevrosi più o meno palese. Ciò deriva dal fatto che il bambino non può reprimere col lavoro razionale della mente moltissime delle esigenze pulsionali non utilizzabili in vista del suo futuro, e deve invece domarle con atti di rimozione, dietro i quali sta, di regola, un motivo d’angoscia. La maggior parte di queste nevrosi infantili vengono spontaneamente superate durante la crescita; soprattutto le nevrosi ossessive dell’infanzia hanno questo destino. Le rimanenti devono essere eliminate, anche in seguito, col trattamento psicoanalitico. In modo del tutto simile potremmo supporre che, nel suo sviluppo secolare, l’umanità nel suo insieme sia incorsa in stati che sono analoghi alle nevrosi, e proprio per le medesime ragioni, poiché nelle epoche della sua ignoranza e debolezza intellettuale l’umanità ha compiuto la rinuncia pulsionale (indispensabile alla vita associata) solo in grazia di forze puramente affettive. Le conseguenze di tali processi analoghi alla rimozione, svoltisi in tempi remotissimi, pesarono sulla civiltà ancora per molto tempo. La religione sarebbe la nevrosi ossessiva universale dell’umanità; come quella del bambino, essa ha tratto origine dal complesso edipico, dalla relazione paterna. Stando a tale concezione, è da prevedere che l’abbandono della religione debba aver luogo con l’inesorabilità fatale di tutti i processi di crescita, e che ora ci troviamo in pieno proprio in questa fase di sviluppo.

L’avvenire di un’illusione,  1927,  Opere, Vol. 10


La religione pregiudica questo gioco di scelte e adattamenti, in quanto impone a tutti in modo uniforme la sua via verso il raggiungimento della felicità e la protezione dalla sofferenza. La tecnica della religione consiste nello sminuire il valore della vita e nel deformare in maniera delirante l’immagine del mondo reale, cose queste che presuppongono l’avvilimento dell’intelligenza. A questo prezzo, mediante la fissazione violenta a un infantilismo psichico e la partecipazione a un delirio collettivo, la religione riesce a risparmiare a molta gente la nevrosi individuale.

Il disagio della civiltà, 1929, Opere, Vol.  10