Sommario
Gli aforismi del Maestro Sigmund Freud
Il Padre
Crono divora i suoi figli, pressappoco come il cinghiale la figliata della femmina; Zeus evira il padre e si pone al suo posto in veste di dominatore. Quanto più assoluto era il dominio del padre nella famiglia antica, tanto più il figlio, come successore designato, dev’essere stato spinto ad assumere la posizione di nemico e tanto maggiore dev’essere stata la sua impazienza di giungere egli stesso, con la morte del padre, al potere. Anche adesso, nella nostra famiglia borghese, il padre, negando al figlio l’indipendenza e i mezzi per essa necessari, agevola di solito lo sviluppo del germe naturale dell’inimicizia che risiede nel loro rapporto.
L’Interpretazione dei sogni/Sogni tipici/I sogni della morte di persone care, 1899, Opere, Vol. 3
…tutti gli sforzi per sostituire il padre con un altro più illustre sono solo espressione della nostalgia del bambino per il felice tempo perduto, nel quale suo padre gli appariva come l’uomo più nobile e più forte e sua madre come la più bella e cara delle donne. Egli si allontana dal padre che conosce ora, e si volge a quello in cui ha creduto negli anni precedenti dell’infanzia, e la fantasia è propriamente solo l’espressione del rimpianto che questo tempo felice sia svanito. La sopravvalutazione che distingue i primissimi anni dell’infanzia rientra dunque in queste fantasie nel suo pieno diritto.
Il romanzo familiare dei nevrotici, 1908, Opere, Vol. 5
Nei pazienti maschi le resistenze alla cura più rilevanti sembrano provenire dal complesso paterno e risolversi in paura del padre, in arroganza contro il padre e in incredulità verso il padre.
Le prospettive future della terapia psicoanalitica, 1910, Opere, vol. 6
Sadger sottolinea che le madri dei suoi pazienti omosessuali erano spesso donne virili, dal carattere energico, capaci di scacciare il padre dal posto che gli spettava; è capitato anche a me di riscontrare talora questa situazione, ma l’impressione più forte l’ho ricevuta da quei casi nei quali il padre era assente sin dall’inizio o era venuto a mancare precocemente, di modo che il ragazzo fu abbandonato in balìa dell’influsso femminile. Pare quasi che la presenza di una forte personalità paterna assicuri al figlio la decisione giusta nella scelta oggettuale, ossia quella del sesso opposto.
Un ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci, 1910, Opere, vol. 6
Chi crea artisticamente prova, di certo, un sentimento paterno rispetto alla propria opera. Per le creazioni pittoriche di Leonardo l’identificazione col padre ebbe una conseguenza fatale. Una volta create, egli non si occupava più delle sue opere, come suo padre non si era occupato di lui. Le tardive cure del padre non riuscirono affatto a modificare questa coazione, poiché essa derivava dalle impressioni dei primi anni d’infanzia e il rimosso rimasto inconscio non si lascia correggere da esperienze posteriori.
Un ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci, 1910, Opere, vol. 6
La psicoanalisi ci ha insegnato a riconoscere l’interconnessione esistente tra complesso paterno e fede in Dio, ci ha indicato che il Dio personale non è altro, psicologicamente, che un padre innalzato, e ci pone ogni giorno sotto gli occhi i casi di giovani che perdono la fede religiosa appena crolla in loro l’autorità paterna.
Un ricordo d-infanzia di Leonardo da Vinci, 1910, Opere, vol. 6
Il quadro tipico che il paranoico ricostruisce nel delirio di persecuzione ha radice nel rapporto tra il bambino e il padre. Nell’immaginazione del figlio il padre possiede di norma un potere di questo genere, e si verifica che la diffidenza verso il padre è intimamente legata all’alta considerazione in cui è tenuto. Quando il paranoico elegge a suo “persecutore” una persona della sua cerchia la innalza al livello di padre, la pone in condizioni che gli consentono di renderla responsabile di tutte le sventure che la sua sensibilità registra. Questa seconda analogia tra il selvaggio e il nevrotico ci fa intuire quanto, nel rapporto tra il selvaggio e il suo sovrano, derivi dall’atteggiamento infantile del figlio verso il padre.
Totem e tabù: alcune concordanze nella vita psichica dei selvaggi e dei nevrotici, 1912, Opere, vol. 7
Sia nel complesso edipico che in quello di evirazione il padre interpreta la stessa parte, quella di temuto avversario degli interessi sessuali infantili. L’evirazione e il suo sostituto, l’accecamento, è la punizione che il padre minaccia.
Totem e tabù: alcune concordanze nella vita psichica dei selvaggi e dei nevrotici/Il ritorno del totemismo nei bambini, 1912, Opere, vol. 7
La psicoanalisi ci ha rivelato che l’animale totemico è realmente il sostituto del padre col che si accorderebbe bene la contraddizione secondo la quale la sua uccisione è proibita in ogni altro caso eppure diventa l’occasione festosa; si accorda il fatto che si uccida l’animale e pure se ne compianga la morte. L’atteggiamento emotivo ambivalente che caratterizza ancor oggi nei nostri bambini il complesso del padre, e si prolunga spesso nella vita dell’adulto, pare estendersi a quel sostituto del padre che è l’animale totemico.
Totem e tabù: alcune concordanze nella vita psichica dei selvaggi e dei nevrotici/Il ritorno del totemismo nei bambini, 1912, Opere, vol. 7
Un certo giorno i fratelli scacciati si riunirono, abbatterono il padre e lo divorarono, ponendo fine così all’orda paterna. Uniti, essi osarono compiere ciò che sarebbe stato impossibile all’individuo singolo (forse un progresso nella civiltà, il maneggio di un’arma nuova, aveva conferito loro un senso di superiorità). Che essi abbiano anche divorato il padre ucciso, è cosa ovvia trattandosi di selvaggi cannibali. Il progenitore violento era stato senza dubbio il modello invidiato e temuto da ciascun membro della schiera dei fratelli. A questo punto, divorandolo, essi realizzarono l’identificazione con il padre, ognuno si appropriò di una parte della sua forza. Il pasto totemico, forse la prima festa dell’umanità, sarebbe la ripetizione e la commemorazione di questa memoranda azione criminosa, che segnò l’inizio di tante cose: le organizzazioni sociali, le restrizioni morali e la religione.
Per trovare credibili – a prescindere dalla premessa – queste conseguenze, basta ipotizzare che la schiera riunita dei fratelli fosse dominata dagli stessi sentimenti contraddittori verso il padre che possiamo rintracciare come contenuto dell’ambivalenza del complesso paterno in ognuno dei nostri bambini e dei nostri nevrotici. Essi odiavano il padre, possente ostacolo al loro bisogno di potenza e alle loro pretese sessuali, ma lo amavano e lo ammiravano anche. Dopo averlo soppresso, aver soddisfatto il loro odio e aver imposto il loro desiderio di identificazione con lui, dovette farsi sentire l’affezione nei suoi confronti fin allora rimasta sopraffatta. Questo si verificò nella forma del rimorso, sorse un senso di colpa che coincide qui con il rimorso sentito collettivamente. Morto, il padre divenne più forte di quanto fosse stato da vivo: tutto si svolse nel modo che possiamo misurare ancor’oggi sul destino degli uomini.
Totem e tabù: alcune concordanze nella vita psichica dei selvaggi e dei nevrotici/Il ritorno del totemismo nei bambini, 1912, Opere, vol. 7
Che il totemismo abbia diritto ad essere considerato il primo tentativo di una religione discende invece dall’altro tabù, quello che protegge la vita dell’animale totemico. Se alla sensibilità dei figli l’animale appariva come il sostituto ovvio e naturale del padre, nel trattamento che risultò loro imposto dell’animale si trovava espresso qualcosa di più che il bisogno di estrinsecare il loro pentimento. Con il padre sostitutivo si poteva compiere il tentativo di acquietare il bruciante senso di colpa, di ottenere una sorta di riconciliazione con il padre. Il sistema totemistico era per così dire un patto con il padre, in cui quest’ultimo concedeva tutto ciò che la fantasia infantile poteva aspettarsi dal padre: protezione, cura e attenzioni. In cambio ci si impegnava a onorare la sua vita, ossia a non ripetere su di lui l’azione che aveva portato alla scomparsa del padre reale. C’era anche, nel totemismo, un tentativo di giustificazione: “Se il padre ci avesse trattati come fa il totem, non saremmo mai stati tentati di ucciderlo.” Così il totemismo concorse ad attenuare le circostanze e a far dimenticare l’evento al quale doveva la sua nascita.
Totem e tabù: alcune concordanze nella vita psichica dei selvaggi e dei nevrotici/Il ritorno del totemismo nei bambini, 1912, Opere, vol. 7
la ricerca psicoanalitica condotta sul singolo individuo ci insegna con una intensità particolarissima, che il dio si configura per ognuno secondo l’immagine del padre, che il rapporto personale con il dio dipende dal proprio rapporto con il padre carnale, oscilla e si trasforma con lui, e che in ultima analisi il dio altro non è che un padre a livello più alto. Anche qui, come già nel caso del totemismo, la psicoanalisi ritiene giusto prestar fede ai fedeli, i quali chiamano Dio col nome di Padre, così come chiamavano progenitore il totem. Se la psicoanalisi merita qualche considerazione, la componente paterna dell’idea di Dio dev’essere estremamente importante, anche a prescindere da tutte le altre origini e significati del concetto di Dio, sui quali la psicoanalisi non è in grado di far luce. Ma allora, nella situazione del sacrificio primitivo il padre sarebbe rappresentato due volte, una prima volta come un dio e poi ancora come animale totemico, e pur contentandoci della scarsa varietà di soluzioni offerte dalla psicoanalisi, dobbiamo chiederci se ciò sia possibile e che significato possa avere.
Totem e tabù: alcune concordanze nella vita psichica dei selvaggi e dei nevrotici/Il ritorno del totemismo nei bambini, 1912, Opere, vol. 7
Nella situazione creata dall’eliminazione del padre ci fu un momento che dovette provocare, nel corso del tempo, uno straordinario accrescimento della nostalgia per il padre. I fratelli alleatisi per uccidere il padre erano stati infatti animati, ognuno per conto suo, dal desiderio di diventare uguali al padre e avevano espresso questo desiderio incorporando parti del suo sostituto durante il pasto totemico. Data la pressione che l’insieme del clan fraterno esercitava su ogni partecipante, questo desiderio dovette restare inesaudito. Nessuno poteva e doveva più raggiungere la piena supremazia del padre, alla quale avevano pur tutti mirato. In tal modo, col trascorrere di un lungo periodo, poté venir meno l’esasperazione contro il padre che li aveva spinti all’azione e poté crescere la nostalgia per lui, dando vita a un ideale il cui contenuto consisteva nella pienezza di forza e nell’illimitata potenza del progenitore un tempo combattuto e nella disposizione ad assoggettarvisi.
Totem e tabù: alcune concordanze nella vita psichica dei selvaggi e dei nevrotici/Il ritorno del totemismo nei bambini, 1912, Opere, vol. 7
Nel mito cristiano il peccato originale dell’uomo è indubbiamente un’offesa contro Dio Padre. Ora, se Cristo libera gli uomini dal peso del peccato originale sacrificando la sua stessa vita, ci costringe a concludere che questa colpa fu un assassinio. Secondo la legge del taglione, profondamente radicata nella sensibilità dell’uomo, un assassinio può essere espiato soltanto col sacrificio di un’altra vita; il sacrificio di sé ci fa risalire a un’omicidio. E se questo sacrificio della propria vita conduce alla riconciliazione col Dio Padre, il crimine da espiare non può essere altro che l’uccisione del padre.
In tal modo, l’umanità confessa nel modo più manifesto, nella dottrina cristiana, la colpevole azione commessa nella notte dei tempi, poiché essa ha ora trovato nella morte sacrificale dell’unico Figlio l’espiazione più completa per questo crimine. La riconciliazione con il padre è tanto più profonda perché, contemporaneamente a questo sacrificio, ha luogo la rinuncia totale alla donna, a causa della quale ci si era ribellati al padre. Ma a questo punto anche la fatalità psicologica dell’ambivalenza reclama i suoi diritti. Con la medesima azione che offre al padre la massima espiazione possibile anche il figlio raggiunge lo scopo dei suoi desideri contro il padre. Diventa egli stesso Dio accanto, anzi propriamente al posto del padre. La religione del Figlio si sostituisce a quella del Padre.
Totem e tabù: alcune concordanze nella vita psichica dei selvaggi e dei nevrotici/Il ritorno del totemismo nei bambini, 1912, Opere, vol. 7
…fra le imagines che si sono formate in un’infanzia di cui di solito si è perduto il ricordo, nessuna è più importante, per il giovane o per l’uomo adulto, di quella del proprio padre. Una necessità organica ha introdotto in questo rapporto col padre un’ambivalenza emotiva di cui possiamo ravvisare la manifestazione più impressionante nel mito greco del re Edipo. Il bambino deve amare e ammirare suo padre, che vede come la più forte, la migliore e la più saggia delle creature; in fin dei conti Dio stesso non è altro che un’esaltazione di questa immagine paterna, così come essa si presenta nella vita psichica infantile. Ma tosto si fa innanzi l’altro aspetto di questa relazione affettiva. Nel padre si vede anche l’essere che nel suo strapotere disturba la nostra vita pulsionale, egli diventa il modello che non vogliamo più solo imitare, ma anche togliere di mezzo, per poter prendere il suo posto. Ora l’impulso affettuoso e quello ostile verso il padre continuano a sussistere l’uno accanto all’altro, spesso per tutta la vita, senza che l’uno possa eliminare l’altro. In questa coesistenza degli opposti risiede il carattere di quella che chiamiamo un’ambivalenza emotiva.
Psicologia del ginnasiale, 1914, Opere, vol. 7
Se il Figlio di Dio ha dovuto offrire in sacrificio la propria vita per liberare l’umanità dal peccato originale, questo peccato, secondo la legge del taglione, e cioè dell’espiazione mediante una pena uguale alla colpa, deve essere stato un’uccisione, un crimine di morte. E se il peccato originale fu una colpa contro Dio padre, il più antico delitto dell’umanità deve esser stato un parricidio, l’uccisione di quel padre primordiale della primitiva orda umana la cui immagine mnestica è stata successivamente trasfigurata in Divinità.
Considerazioni attuali sulla guerra e sulla morte/Il nostro modo di considerare la morte, 1915, Opere, Vol. 8
Per il figlio è personificata nel padre ogni costrizione sociale sopportata controvoglia; il padre gli sbarra l’accesso all’esercizio della propria volontà, al godimento sessuale in giovane età e, dove esistono beni familiari comuni, al godimento di questi. L’attesa della morte del padre raggiunge, nel caso dell’erede al trono, un’intensità che sfiora la tragedia. Meno minacciati appaiono i rapporti tra padre e figlia, tra madre e figlio. Quest’ultimo offre gli esempi più puri di un affetto immutabile, non turbato da alcuna considerazione egoistica.
Introduzione alla psicoanalisi , 1915-17, Opere, vol. 8
Gli individui che hanno coltivato una simile fantasia [essere picchiati dal Padre – N.d.R] sviluppano una particolare sensibilità ed eccitabilità nei confronti delle persone ch’essi possono inserire nella serie paterna; si lasciano facilmente offendere da costoro e così, con proprio dolore e danno, mandano a effetto la situazione fantasticata, quella di esser picchiati dal padre. Non mi meraviglierei se un giorno si riuscisse a dimostrare che la stessa fantasia è alla base della mania di litigare propria dei paranoici.
L’Io e l’Es e altri scritti/Un bambino viene picchiato» (Contributo alla conoscenza dell’origine delle perversioni sessuali). 1917-1923, Opere, vol. 9
L’identificazione è nota alla psicoanalisi come la prima manifestazione di un legame emotivo con un’altra persona. Essa svolge una sua funzione nella preistoria del complesso edipico. Il maschietto manifesta un interesse particolare per il proprio padre, vorrebbe divenire ed essere come lui, sostituirlo in tutto e per tutto. Diciamolo tranquillamente: egli assume il padre come proprio ideale. Questo comportamento non ha nulla a che fare con un atteggiamento passivo o femmineo nei riguardi del padre (e del maschio in genere); esso è anzi squisitamente maschile. Si accorda benissimo con il complesso edipico, che contribuisce a preparare.
L’Io e l’Es e altri scritti/Psicologia delle masse e analisi dell’Io/L’identificazione, 1921, Opere, vol. 9
Che il diavolo sia scelto come sostituto di un padre amato suona veramente strano, ma solo in un primo momento, poiché sappiamo parecchie cose che possono attenuare la nostra sorpresa. Sappiamo innanzitutto che Dio è un sostituto del padre, o più precisamente è un padre che è stato innalzato, oppure, ancora, è una copia del padre, così come il padre è stato visto e vissuto nell’infanzia, dal singolo nella sua infanzia personale, e dal genere umano, nella sua preistoria, come padre dell’orda primordiale. In seguito il singolo vide suo padre in un modo diverso, lo ridimensionò; eppure l’immagine ideativa che di lui si era fatta da bambino rimase, e, fondendosi con la traccia mnestica del padre primordiale trasmessagli per eredità, diede luogo alla rappresentazione individuale di Dio. La storia segreta del singolo che l’analisi ha scoperto ci ha anche insegnato che questo rapporto col padre fu forse ambivalente fin dall’inizio, o comunque lo divenne ben presto; in esso erano cioè implicite due spinte emotive antagoniste, non solo un impulso all’affettuosa sottomissione, ma anche una tendenza all’ostilità e alla sfida. A nostro giudizio questa ambivalenza caratterizza anche il rapporto della specie umana con la sua divinità. Il non risolto conflitto tra la nostalgia del padre da un lato, e la paura e la sfida filiale nei suoi confronti dall’altro, ci ha permesso di spiegare importanti caratteristiche e decisive vicissitudini delle religioni
L’Io e l’Es e altri scritti/Una nevrosi demoniaca nel secolo decimosettimo, 1922, Opere, vol. 9
le contraddizioni specifiche attinenti alla natura originaria di Dio rispecchiano l’ambivalenza che caratterizza il rapporto del singolo col proprio padre personale. Se il Dio giusto e misericordioso è un sostituto del padre, non c’è da stupirsi che anche l’atteggiamento ostile nei confronti del padre, per cui il figlio lo odia e lo teme e si lamenta di lui, abbia trovato espressione nella creazione di Satana. Il padre sarebbe dunque l’archetipo individuale sia di Dio sia del diavolo. Tuttavia le religioni recherebbero l’impronta indelebile del fatto che il padre primordiale era un essere di illimitata malvagità, meno simile a Dio che al diavolo.
L’Io e l’Es e altri scritti/Una nevrosi demoniaca nel secolo decimosettimo, 1922, Opere, vol. 9